Parte 21

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-Ora tu mi spieghi per bene cosa è successo.-

Marco era arrivato in pochissimo tempo e aveva ospitato Ermal a casa sua, almeno per quella giornata.

-I-io...n-non...-
-Ermal, cerca di stare calmo. Riassumi tutto lentamente...-
-F-Fabrizio...la sua ex...è arrivata e...e l'ha baciato...-
-E lui? Che ha fatto?-
-N-non si è staccato...almeno non subito...-

Marco cercò di capire a pieno la situazione. Fabrizio non sembrava un tipo da tradire Ermal con la ex, ma tutta quella situazione era complicata.

Proprio mentre stava per aprire bocca, notò il telefono di Ermal squillare.

-Ermal...è Fabrizio...-
-Rispondi tu. Non ho voglia di parlare.-

Marco prese un respiro profondo e rispose.

-ERMAL! ME DISPIACE! IO NUN...-
-Calmati, non sono Ermal.-
-Marco. È co' te!?-
-Sì, sta con me. Che vuoi?-

Per qualche secondo non arrivò nessuna risposta, ma poi sentì un sospiro.

-C'ho bisogno de parlà co' Ermal.-
-Non ti vuole parlare. Dopo quello che hai fatto mi sembra il minimo.-
-NUN È STATA COLPA MIA! M'HA BACIATO LEI, CAZZO! IO NUN SAPEVO CHE FÀ, ME CAPISCI!? ERMAL SE STAI LÀ DÌ QUALCOSA!-

Ermal decise, finalmente, di alzarsi e prendere il cellulare.
Rimase in silenzio per un po' per poi pronunciare un -Vai a fanculo.-

Stacco il telefono e si distese sul divano, lasciando perdere il fatto che fosse pieno di roba lasciata lì da Marco.

-Sto posto è un porcile.-
-Lo so, che ci vuoi fare...-
-Marco, ma ti rendi conto che sotto al divano c'è una fetta di pizza?-

Alzò un cuscino del divano mostrando una fetta di pizza, probabilmente del sabato scorso.

-Ehm...ora non è il momento di parlare di questo.-
-Non ho voglia di parlare di...quello.-

Marco lo spostò per sedersi, ma il riccio non aveva la minima voglia di spostarsi da quella posizione.

-Dai, Ermal...-
-Marco, sto da schifo. Lo capisci?-

L'amico abbassò la testa. Ermal aveva gli occhi rossi e aveva perso la sua solita allegria.

-Lo capisco...ma senti...forse Fabrizio ha ragione...forse non voleva...-
-Ora gli dai ragione anche tu?-

Si alzò di scatto andando incontro a Marco.

-No, sto solo dicendo che...-
-È finita, Marco. Lui ha fatto ciò che ha fatto e non mi interessano le sue scuse. Ho visto fin troppo.-

Ricominciò a prendere le sue cose e ad avviarsi verso la porta. Tutto quello che voleva era rimanere solo.

-Ermal, dove vai?-
-Torno a casa. Se l'hai dimenticato ce l'ho.-

Marco rimase zitto mentre Ermal era già fuori dall porta.

Mentre camminava si ricordò che molte delle sue cose erano a casa di Fabrizio, ma poteva farne a meno. O forse no.
La sua chitarra.
Era rimasta lì.

"Ne ho altre" pensò fra sé, anche se quella era tra tutte la sua preferita.

Appena arrivò in casa si distese sul letto versando, finalmente, tutte quelle lacrime.

-Ti odio...ma ti amo...-

Questo si ripeteva. Perché sì. Lo amava, ma lo odiava. Lo odiava per quello che aveva fatto.
Non voleva ascoltare le sue scuse. Il danno era stato fatto e non voleva cadere in trappola. Non di nuovo.

Sentì il telefono vibrare e appena vide chi gli aveva mandato il messaggio si preparò a spegnere il telefono, ma le prime parole lo fermarono.

Ciao, Ermal. Sono Libero.
Sto scrivendo col telefono di papà, perché se ti chiamassi probabilmente non risponderesti.
Papà e Giada litigano e Anita piange. Non sopporto tutto questo.
Ti prego torna.

Lesse il messaggio attentamente, per almeno dieci volte.
Libero aveva chiamato la madre col suo nome e no "mamma".
Solo con quello riusciva a capire quanto la odiasse per quel che aveva fatto.

Fabrizio e Giada litigavano. Per cosa? Non lo sapeva.
Forse davvero era stato tutto un incidenrete? Forse Fabrizio teneva ancora a lui? Forse si sarebbe risolto tutto?
O forse stavano litgando per altro.

Gli frullavano mille domande e stava sentendo la testa scoppiargli.

Tolse il telefono e chiuse lentamente gli occhi lasciandosi cullare dal sonno.

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