Capitolo 7

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Ermal lo fissò per un po', ma poi ricambio la stretta e sorrise.

-Ermal, piacere-

Scoppiarono a ridere e Fabrizio si incantò nel vedere il riccio ridere.

-Cosa?- chiese Ermal notando l'espressione imbabbolata del moro.
-Oh...ehm...niente...-

Non voleva ammettere che lo stava fissando. Sarebbe stato assai strano. Già Anita aveva detto che lo chiamava nel sonno. Già, succedeva spesso. Lo sognava inerme contro quegli stronzi che chissà chi stavano maltrattando in quel momento.

-No t'ho chiesto perché sei venuto qui-

Ermal rimase zitto. La sua espressione cambiò immediatamente. Era un mix tra paura e tristezza.
Fabrizio si rese conto che forse aveva toccato un tasto dolente della vita privata di Ermal.

-Ehm...lascia stà...cos'hai fatto in questi anni?-

Fabrizio stava cercando di cambiare discorso, anche perché Ermal sembrava essersi incupito molto.

-Niente di che...a scuola era escluso da tutti e si divertivano a prendermi in giro...suonavo per stare bene. Era l'unica cosa che mi rendeva felice-

Fabrizio rimase a guardarlo di nuovo. Si sentiva un cretino a fissarlo in quel modo. Chissà che faccia teneva.

-Tu, invece?-
-Oh! Ehm...pure io niente de che...er liceo è stato 'na merda. Ho trovato 'na compagna e so' nati Libero e Anita, ma poi...un giorno...me so' alzato e nun l'ho trovata a casa...-

Senti la mano di Ermal sulla sua spalla.
-Se ti ha abbandonato significa che non teneva abbastanza a te-

Rimase zitto. Forse Ermal aveva ragione. Il loro rapporto negli ultimi tempi non era stato dei migliori.

-Mh...s'è fatto tardi...credo che sarebbe meglio se torniamo a casa...- disse Fabrizio alzandosi.

Ermal annuì mentre Fabrizio andava a chiamare Libero e Anita.

Obbedierono senza fare troppe storie e Anita corse da Ermal.

-MANGI DA NOI!?-
A Ermal sfuggì una risata e lanciò uno sguardo di approvazione a Fabrizio.
Lui ci pensò un po' e alla fine fece spallucce.
-Se pe' te va bene...-
-EVVIVA!-

Ermal scoppiò a ridere mentre la bambina gli saltellava intorno contenta.

Libero invece aveva un'espressione indifferente. Per lui Ermal era un estraneo e non voleva che un estraneo mangiasse a casa con loro.

-Va bene, se per te non è un problema- disse Ermal guardando Fabrizio.
-No, no, statte calmo, va benissimo pe' me- disse sorridendo.

-YEEEEE!-
Anita si aggrappò alla gamba di Ermal che, stupito dal gesto, stava quasi per cadere.

-Anita!- urlò Fabrizio staccandola.
Ermal rise mentre Anita mise il broncio.

-Annamo?- chiese Fabrizio.
-Sì!- urlarono gli altri.

Si avviarono verso casa e intanto Ermal parlava con la piccola Anita che sembrava essersi affezionata subito a lui.

Fabrizio sorrise a quella scena, mentre Libero li guardava male.
-Lì, che c'hai?- t
-Niente...-

Fabrizio lo guardò per un po' e alla fine decise di non fare domande.


*********

Ermal insistette per cucinare e Fabrizio dovette ammettere che era molto bravo.
Libero stava facendo i compiti mentre Anita stava giocando in camera sua.

-Hai una bella casa- disse Ermal girandosi intorno.
-Grazie, ma...i complimenti andrebbero alla mia ex compagna...ha scelto tutto lei...-

Subito il suo sguardo divenne nostalgico. Gli mancava, certo, ma doveva anche andare avanti. Non poteva vivere per sempre con questa nostalgia.

-Esattamente quando se n'è andata?-

Fabrizio rimase zitto. Non si aspettava quella domanda così all'improvviso.

-Scusami se ho fatto questa domanda...- si scusò Ermal abbassando la testa.
-No, no, tranquillo...se n'è andata circa cinque anni fa...quando Anita era ancora piccola...nun so' perché...-

Ermal capì che Fabrizio non ne voleva parlare così si limitò ad annuire.

-Papà, mi aiuti con i compiti!?- urlò Libero cercando di ricevere attenzioni dal padre.
-Arrivo, Lì!-

Fabrizio si avviò da Libero mentre Ermal rimase fermo in cucina a fissare il nulla.
Vide sbucare una massa di capelli dalla porta e sorrise avvicinandosi.

-Ehi, piccola-
-Mi puoi aiutare?-

Ermal la osservò. In cosa doveva aiutarla? E poi perché proprio lui?
-Dimmi-
-Devo imparare una poesia per la festa della mamma...ma io la mamma non ce l'ho...-

Ermal rimase zitto ad osservarla. Non doveva dire così. Magari la sua mamma sarebbe tornata un giorno.

-Non dire così...dai, impariamola insieme! Può sempre essere utile-

La bambina annuì sorridendo mentre dava a Ermal il quaderno.

-Sai già leggere?- chiese Ermal stupito.
-Sì! Io sono brava!-
-Wow! Allora, dai, fammela sentire!-

Anita ripeté alla perfezione la poesia. Era davvero brava. Ci aveva messo anche espressione mentre ripeteva e si vedeva che le mancava la sua mamma, anche se l'aveva vista per poco tempo.

-Sei stava bravissima...- le disse Ermal dandole un bacio sulla fronte.
-Ma la mia mamma torna?-{

Ermal non sapeva come rispondere. Forse sarebbe tornata. Forse no. Non sapeva cosa dirle.

-Forse...-
La bambina in risposta sorrise e andò dal papà.

-PAPÀ, PAPÀ! ERMAL HA DETTO CHE SONO STATA BRAVA!- Urlò mostrando il quaderno con la poesia.

-'A poesia della mamma?- chiese Fabrizio guardano la pagina del quaderno.
-Sì!- rispose Anita.
-E a chi hai intenzione di dirla?- chiese Libero staccando gli occhi dal suo quaderno.

Anita ci pensò un po' e guardò Ermal per avere sicurezza.
Lui le sorrise e lo stesso fece lei.

-A mamma, quando tornerà-
Fabrizio si incupì, mentre Libero serrò i pugni.

-Lei non torna.-
-Ma, lei...-
-LEI NON TORNA.-

Pronunciando quell'ultima frase lasciò tutto e andò in camera sua.

Anita rimase a fissare il papà che aveva la testa bassa.
-Forse dovrei andare...- disse Ermal prendendo il giubetto.

-Non resti?- chiese Anita delusa.
-Ci rivedremo, ok?- disse lui baciandole la guancia.

-Ciao, Fabrizio-
-Ciao...-

Ermal lo guardò per un altro po' e poi uscì dalla casa.
Sarebbe voluto rimanere ancora, ma si sentiva un peso là dentro.

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