Capitolo 11

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-È pronta la pizza!- urlò Ermal.
-Arrivo!-

Si guardarono per qualche secondo e poi riabbassarono lo sguardo.
-I bambini li vado a prende io- disse Fabrizio prendendo le chiavi.
-Sicuro? Se vuoi posso andare io-
-Tranquillo. Stamattina sei andato te. Mo tocca a me-
-Va bene-

Fabrizio lo salutò e si avvio verso la macchina.
Prima aveva provato una strana sansazione. Non sapeva esattamente cosa fosse, sapeva solo che era molto strana.
-Faje, Fabrizio. Non pensarce...- disse fra sé e sé.

Arrivò alla scuola di Anita, che rimanse un pochino delusa appena vide che non era andato Ermal a prenderla.

-Papà, dov'è Ermal?- chiese mentre Fabrizio la prendeva in braccio.
-A casa, principè. Statte tranquilla- rispose ridendo.
Anita sorrise e lo abbracciò.

-Annamo a prende Libero-
La piccola annuì mentre entravano in macchina

-Papà-
-Dimme-
-Tu vuoi bene a Ermal?-

Fabrizio rimase spiazzato da quella domanda. Gli voleva bene, era ovvio, ma poi perché gli aveva fatto questa domanda?

-Ma certo. Perché me lo chiedi?-
-Tu gli vuoi bene come volevi bene a mamma?-

In quel momento Fabrizio si bloccò di colpo.
Gli voleva bene, ma solo come amico. Era solo un amico niente di più.

-No, Ani. Gli voglio bene, ma no come ne volevo alla mamma...-
-Ah...-

Fabrizio sentì un pizzico di delusione nella risposta di Anita.

-Ma bella de papà, perché me fai sta domanda?-
-Perché io voglio Ermal come mamma, ma se lui deve essere la mia mamma tu gli devi volere tanto tanto bene-

Fabrizio fece un mezzo sorriso. Sapeva che tra Anita teneva a Ermal e viceversa, ma forse questo era chiedere un po' troppo.

-Ani, Ermal nun può esse 'a tua mamma...-
-Perché no? Non gli vuoi tanto tanto bene?-
-No, no, gli voglio tanto bene...ma no fino a quel punto...-

Anita abbassò la testa un po' delusa.

-Semo arrivati. Aspetta in macchina, ok?-
-Va bene...-

Fabrizio scese e si diresse verso la scuola.
Vide Libero fuori dalla porta e si fece notare con un cenno della mano.

Libero lo riconobbe subio e si avviò da lui.

-Tutto bene?-
Lui si limitò ad annuire.
Fabrizio capì che c'era qualcosa che non andava. Era dalla mattina che lo vedeva così e non capiva proprio cosa fosse a turbarlo così tanto. Però non voleva passare il tempo a discutere di questo.

Entrarono in macchina e i bambini erano uno più cupo dell'altra.
Fabrizio cercò di rendere un po' più allegra la situazione, ma nonostante le battute squallide che li faceva sempre ridere, i loro volti rimasero sempre bassi.

Non capiva proprio cosa stesse succedendo.
Anita era triste per il fatto di Ermal, ma lui non poteva farci niente, ma Libero...non sapeva cosa avesse.

Appena tornarono a casa il viso di Anita si illuminò non appena vide la pizza e Ermal.
Libero invece sembrava stare anche peggio di prima.

-Ermal, Ermal!- urlò Anita
-Dimmi- disse inginocchiandosi alla sua altezza.
-Oggi...è la festa della mamma...-

Ermal la osservò annuendo.

-Io so che tu non sei la mia mamma, ma...volevo dirti la poesia lo stesso...l'ho un po' modificata, però...-

Ermal sorrise e annuì.
Fabrizio intanto era stupefatto. Non pensava che Anita arrivasse anche a dedicargli la poesia per la festa della mamma.

Anita guardò Fabrizio che le fece cenno di partire.
I suoi occhioni scuri poi rincrociarono quelli di Ermal.

-Amo i tuoi occhi sorridenti quando mi saluti a scuola.
Amo la tua voce se dolce, forte o arrabbiata.
Ti amo sempre, se mi stai parlando o anche sgridando.
Amo il tuo cuore tanto tenero e pieno d’amore.
Amo tanto i tuoi baci che mi addormentano di notte, assieme ai forti abbracci.
Insomma, Ermal, ti amo come non mai.
Ti prego, Ermal
non cambiare mai!-

A Ermal gli si fecero gli occhi lucidi e l'abbracciò più forte che poteva.
Fabrizio rimase intenerito da quella scena, mentre Libero accennò finalmente un sorriso.

Sembravano una vera famiglia, una famiglia unita.
E forse anche Fabrizio si stava rendendo conto quanto fosse veramente importante Ermal per lui.

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