Capitolo 12

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Fabrizio aveva incoraggiato Ermal a rimanere ancora un po' a casa sua. Dopotutto al riccio non dispiaceva, sarebbe anche potuto rimare per sempre, ma non gli sembrava il caso.

-Ermal-

Anita decise di fare quella sua domanda anche a Ermal. Forse lui la pensava in modo diverso. Sentiva che fra lui e il suo papà c'era molto di più. Era piccola, ma queste cose le capiva.

-Tu vuoi bene a papà?-
-Ehm...ovvio-
-Ma tanto tanto?-
-Sì, Anita-

Anita sorrise e Ermal ricambiò. Quella bambina non lo faceva sentire a disagio. Qualsiasi domanda facesse da comune a personale, si sentiva libero di parlare con lei.

-Ma come papà e mamma?-

Ecco. Ora forse si sentiva un po' in imbarazzo a rispondere. Che dirle? Non lo sapeva nemmeno lui. Non sapeva nemmeno lui con precisione quello che provava. Quel giorno che ha visto Fabrizio a petto nudo ha provato qualcosa, ma non sapeva esattamente cosa fosse. Che si fosse innamorato di Fabrizio? No. Impossibile. Allora perché i suoi pensieri erano sempre rivolti a lui?

-Ehm...no, gli voglio tanto bene, ma...ma no come lui e la mamma...-

L'espressione di Anita diventò delusa. Sperava davvero che Ermal provasse quelle cose per il suo papà, ma evidentemente come aveva detto lui erano solo buoni amici.

-Va bene...-
La bambina si allontanò a passo svelto verso la cameretta, mentre Ermal si passò una mano tra i capelli e si sedette sul tavolo.

-Cazzo...cosa provo io per Fabrizio?- si chiese a bassa voce.
-M'hai chiamato?-

Ermal fece un sobbalzo che per poco non cadde dal divano.

-Fabrizio...non ti avevo sentito...-
-Scusame. Stavi parlando di me?-
-No...avrai sentito male...-

Il moro fece spallucce e andò a farsi un caffè. Intanto Ermal non riusciva a liberare la testa da quei pensieri.




-M-mi dispiace-
Quelle parole gli arrivarobo come un sussurro. Vide Fabrizio tirargli un pugno all'occhio, ma sembrava spaventato. Molto spaventato.
Vedeva che aveva gli occhi lucidi.

Appena scappò cercò di seguirlo con lo sguardo.
Non aveva paura di lui, ma aveva paura di quello che Fabrizio potesse pensare di lui. Uno stupido ragazzino odiato da tutti da solo 10 minuti che è iniziata la scuola e che piange in pubblico.
Aveva paura che potesse pensare che era debole.
Ecco perché aveva paura di parlagli.


-No, non voglio picchiarti-

Nel sentire quelle parole si limitò a sorridere. Sapeva che Fabrizio non voleva picchiarlo, ma non era ancora sicuro se fidarsi di lui o no. Lo osservò per bene e quegli occhi parlavano chiaro.

Forse aveva trovato un amico.

Quell'amico che poi perse di vista.

Perse di vista per più di vent'anni.

Il primo pensiero che aveva la mattina.

-Ti troverò mai, Fabrizio?-

Questo si ripeteva sempre.

Ora il suo desiderio si era realizzato, ma sentiva che provava sentimenti più forti verso di lui. Ne era certo.

-Ahò, Ermal! Stai bene?-
-Eh?-
-T'ho chiesto se stai bene. Te vedo pensieroso...-
-Sto benissimo.-

Sentiva che il suo tono era cambiato. Non era più quello dolce, calmo, che teneva di solito. Ora sembrava più scocciato.

-Ermal...-
-Sto bene, Fabrizio. Senti fammi un favore e vai a fare la spesa che qua non ci sta quasi niente da cucinare per stasera.-

Fabrizio restò zitto a osservarlo mentre si alzava per andare in cucina.
Appena Ermal si girò Fabrizio si diresse a prendere la giacca.

-Che devo pijà?-
-Non lo so. Prendi quello che vuoi.-

Ermal era strano. Non capiva proprio cosa stesse succedendo.

Lasciò perdere e si avviò verso il supermercato.
Non sapeva cosa prendere, così chiese a Ermal, in chat, cosa dovesse comprare, giusto per non fare casini.

Appena finì di fare quella dannata spesa andò a sistemare le cose in auto.
Proprio in quel momento vide passare due figure. Sembravano due fidanzati. Si tenevano per mano e ridevano.

Però la donna aveva un'aria familiare. Era certo di averla già vista.
Si avvicinò per mettere meglio a fuoco e appena capì chi era gli cadde il mondo addosso.

-Giada...-

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