Capitolo 23

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-Papà...ho paura...-

Fabrizio, Libero e Anita erano rimasti abbracciati da quando Giada se n'era andata.
Non sapeva come avrebbe trovato Ermal, ma sapeva che se lei voleva qualcosa la otteneva sempre.
I bambini...non poteva averli. Non glielo avrebbe permesso.

-Papà...?-

Era rimasto immobile. Incapace di fare qualsiasi cosa. Stava rischiando di perdere le persone a lui più care e non voleva.

-Anita...o-ora chiamiamo Ermal, ok? Ora papà r-risolve tutto...-

La bambina annuì, mentre Libero aveva capito che il padre era più agitato di loro.

Prese di corsa il cellulare e non ci mise a poco a ritrovare nella rubrica quell'unico nome con il cuore vicino.

-Rispondi...-

*********

-MA CHE CAZ-

Il telefono non la smetteva di suonare. Poteva essere solo una persona.

-Cosa cavolo vuoi?-
-Ermal, te prego, me devi ascoltà...-
-Mh.-
-Sei in pericolo...nun uscì de casa, nun aprì a nessuno...te raggiungo io, ok?-
-Per quale stupido motivo?-
-Te ascoltami.-
-Io non prendo ordini da nessuno, tantomeno da te. Ora lasciami in pace.-

Riattaccò prima che Fabrizio potesse dire qualsiasi cosa.
Che cosa intendeva con sei in pericolo? E perché non doveva aprire a nessuno?
Non sapeva cosa stesse succedendo, ma Fabrizio sembrava preoccupato.
Doveva fidarsi di lui? Non lo sapeva.
Da una parte voleva dargli retta, ma dall'altra non voleva ascoltarlo.
Aveva detto che lo avrebbe raggiunto. Bah.

Sentì il campanello suonare.
Era già arrivato? Forse stava già in macchina.

-Chi è!?-

Nessuna risposta.

-C-chi è!?-

Ancora niente.

Doveva aprire? Non si fidava. Fabrizio avrebbe risposto. Forse non lo aveva sentito.
Si affacciò lentamente fuori dalla porta.
Non c'era nessuno.
Fece spallucce e si preparò a rientrare dentro, ma venne bendato all'improvviso da qualcuno.

-Ti ho trovato, stronzo.-


***********

-Papà, veniamo con te.-

Libero stava insistendo da minuti ormai.

-Lì, nun 'o so se...-
-Papà, veniamo.-

Il bambino insisteva e Fabrizio non potè far altro che ascoltarlo.

Si misero tutti e tre in macchina e cominciarono ad avviarsi verso casa di Ermal.

-Aspettate qua-

Si avviò verso il portone e cominciò a suonare.
Niente.

-Ermal, so' Fabrizio! 'O so che nun me voi vedè, ma me devi ascoltà!-

Ancora niente.

-Butto giù 'a porta!-

E niente.

-Eh, ma vaffanculo.-

Non ci pensò due volte e cominciò a dare dei calci alla porta fino a buttarla giù.

-ERMAL! 'NDO STAI!?-

Cercò in ogni stanza, ma senza nessuna traccia.

-Dove cazzo sei!?-

L'ansia stava cominciando a salire.

-Giada, il mio telefono!-
-Non so dove sia!-
-Lo teneva Libero, poi l'ho appoggiato sul tavolo.-
-NON LO SO.-

Dopo qualche minuto ritornò col telefono.

-Trovato.-
-'Ndo stava?-
-Non è importante.-

Teneva il navigatore accesso. Non lo teneva mai accesso, ma non ci fece caso.

-CAZZO!-

Tornò immediatamente in macchina facendo prendere un colpo ai bambini.
Giada. Era stata lei. Aveva trovato l'indirizzo di Ermal. Forse aveva spiato una delle loro chat dove Ermal mandava l'indirizzo di casa sua.

-Papà, che succede!?-
-LIBERO, TE SPIEGO DOPO.-

Ora non aveva tempo per discutere. Doveva trovare Ermal. Doveva trovare Giada.

Sentì il telefono squillare.
Lesse il nome:Ermal.

-ERMAL!-
-Non sono Ermal.-
-Giada...-
-FABRIZIO! AIUTO!-

Sentì le urla disperate di Ermal. Che cazzo gli stava facendo!?

-CHE JE STAI FACENDO!?-
-Niente di che...ora devi decidere. O torni da me o il frocetto casca giù dal balcone.-
-CHE CAZZO DI BALCONE!?-
-Ricordi casa mia, no? Il balcone all'ultimo piano.-

Cazzo. No, no, no. CAZZO, NO!

-NUN T'AZZARDARE.-
-Hai dieci minuti.-

Fu così che terminò la chiamata.
Libero e Anita stavano fissando il padre spaventati.

-Ora me so' rotto er cazzo.-

Prese e partì superando ogni limite di velocità. Non gli importava di cosa sarebbe successo. Doveva salvare Ermal.


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