Capitolo 5

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Erano passati giorni, settimane, mesi, anni.
Fabrizio l'aveva cercato ovunque, ma senza risultati.
Le violenze contro di lui continuarono fino alla fine del liceo.

-Ritroveremo sia te che il tuo amichetto albanese!- così aveva urlato prima di scomparire nel nulla.

Intanto Fabrizio aveva rinunciato a cercare Ermal. Ormai non aveva più speranze di trovarlo.
Aveva percorso la sua strada e durante la sua strada aveva trovato l'amore. Un amore che aveva portato alla nascita di due fantastici bambini:Libero e Anita.
Sembrava tutto perfetto fino a quando un giorno si svegliò a casa da solo, senza lei vicino.

Era rimasto solo con i bambini. Li aveva cresciuti meglio che poteva. Da solo.
Non sapeva che fine avesse fatto la sua compagna. Era sparita e non era tornata più. Però Fabrizio stava bene. Aveva i suoi figli vicino e gli bastava questo.

-PAPA! PAPÀ! PAPÀ, SVEGLIA!-

Fabrizio sentì qualcuno saltare sul letto urlando. Aprì leggermente gli occhi e si ritrovò un'Anita col broncio e le braccia incrociate.

-Ehi, principessa...che succede?-
-DOVEVAMO USCIRE! L'AVEVI PROMESSO!-

In quel momento ricordò che aveva promesso ai bambini di andare a fare una passeggiata. Non uscivano da tempo e dato che era sabato non c'erano problemi con la scuola.

-Sì...arrivo....-
Sbadigliò e senti le manine di Anita tirarlo per il braccio.
-VELOCE, ALTRIMENTI SI FA TARDI!-

Rise leggermente e finalmente decise di alzarsi.
-Libero?-
-È in cucina. Mi sono vestitq da sola, guarda!-

Fabrizio orservò la bambina e non potè trattenere una risata.

-Perché ridi?- chiese delusa.
-Tesoro, c'hai 'a maglia al contrario- disse togliendole la maglia per metterla nel verso giusto.

-Ops...DAI ANDIAMO!- urlò prendendogli la mano e facendolo correre verso la cucina.

-Papà, sono le 11...devi sbrigarti-fece notare Libero indicando l'orologio appeso al muro.

-Scusate...me vesto subito!- detto ciò tornò velocemente in camera e si mise dei vestiti presi a caso. Non aveva voglia di stare a decidere come vestirsi.

Tornò velocemente nella sala prendendo i giubetti di Libero e Anita senza far caso che doveva fare colazione. Aveva promesso ai suoi figli una cosa e in quel momento non era importante la colazione.

Mise il giubetto ad Anita, mentre Libeto se lo mise da solo.

-Ma sta zip come se chiude!?- urlò cercando di chiudere il giubetto provoncando una risata da parte di Anita.

-Papà...si fa così...-
Libero spostò leggermente il padre e chiuse la zip alla sorellina.
-Ah...grazie, Lì...-

Certe volte i suoi figli erano migliori di lui in alcune cose. Quasi tutto...

-Annamo?-
-SÌ!-

I tre uscirono e si recarono verso un parco. L'ultima volta che c'erano andati era stato...Fabrizio non lo ricordava. Il tempo era passato così in fretta. Probabilmente da quando era rimasto solo. Anita era piccola e Libero non faceva altro che chiedere della madre.
Nemmeno Fabrizio sapeva che fine avesse fatto. A quanto pare tutte le persone a cui teneva all'improvviso scomparivano.

Mentre era avvolto nei suoi pensieri Fabrizio notò che Anita non stava tenendo più la sua mano.

-Anita...ANITA!?-
Si girò intorno, ma niente.
-Libero! 'Ndo sta Anita!?-
-N-non lo so...è corsa di là! Ti stavo chiamando, ma non mi sentivi!-

A Fabrizio crollò il mondo addosso. Si era distratto per pochi minuti e aveva già perso sua figlia.

-CAZZO!- urlò facendo spaventare Libero.
-Lì...senti...ora 'a troviamo, va bene?-

Il bambino annuì incerto e cominciarono a cercare la bambina.

-ANITA! ANITA!-
Niente.
Aveva girato tutto il parco, ma non la trovavano.
Fabrizio stava per scoppiare in lacrime, quando una melodia attirò la sua attenzione.
Qualcuno stava suonando. Precisamente stava suonando una chitarra.

-Papà...?-
-Libero...seguimi...-

Era stregato da quella melodia e più si avvicinava più vedeva una figura su una panchina. Anzi erano due. Una più grande e una più piccola.
Solo dopo essersi avvicinato abbastanza riconobbe Anita che stava battendo le mani mentre un ragazzo stava suonando.

-ANITA!-
-PAPÀ!-
-MA CHE TE È SALTATO PE' 'A TESTA!?-

L'espressione di Anita cambiò.  Non aveva mai visto il padre così arrabbiato.

-Non se la prenda con lei. È sua figlia?-

Fabrizio sentì il ragazzo parlare. Era ancora seduto e aveva la testa bassa.

-Sì...-
-Mi scusi. Stavo suonando e la bambina si è avvicinata. Sembrava così rapita dalla musica che non volevo mandarla via...mi scusi...-

Fabrizio notò un pizzico di tristezza e colpevolezza nel tono del ragazzo. Non gli sembrava un tipo cattivo. Al contrario.

-Nun se preoccupi...l'importante è che lei stia bene...- disse prendendo la mano ad Anita.

-Posso almeno sapè er suo nome?- chiese Fabrizio.

Il ragazzo a quel punto si alzò, mostrando la massa di capelli ricci e gli occhi scuri. Fabrizio riconobbe subito lo sguardo.

-Ermal. Ermal Meta-

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