22-L'aereoporto

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Calum's pov

Sono un'idiota.

Questa è l'unica frase che continuo a ripetermi mentre fisso il suo nome sul telefono.

Perché diavolo non riesco a chiamarla?

E perché continuò ad insistere tutte le sere anche se so che non ci riuscirò?

Troppo stanco per pensare spengo il telefono e appoggio la testa sul cuscino sospirando pesantemente chiudo gli occhi rilassandomi, ma l'unica cosa che penso sono le parole così vere che Michael aveva scritto sul foglio, e un flash mi attraversa la mente.

Il giorno della sua partenza.

Aveva detto solo a Chanel il giorno preciso in cui sarebbe partita, mentre a noi altri non ha mai voluto dircelo, per il semplice fatto che odia abbandonare le persone a cui tiene particolarmente, ma questo lei non lo disse neanche.

Quello stesso giorno Chanel venne a casa mia in lacrime, non ne capivo il motivo, ma solo dopo mi confidò che Desirée sarebbe partita per la Svizzera quello stesso giorno e che in poche ore il suo aereo sarebbe partito.

Era disperata, mai in vita mia la vidi in quello stato. Diceva che l'unica cosa che voleva era salutarla.

Senza pensarci troppo corsi verso la mia macchina al seguito di Chanel, avevo preso la patente da pochi mesi e quindi preferivo non portare persone con me, ma quella era un'emergenza.

Una volta arrivati in macchina feci la strada verso l'aeroporto il più velocemente possibile, anche se c'era abbastanza traffico per colpa della pioggia.

Per tutto il viaggio cercai di calmare Chanel, ma lei non smetteva di piangere e io come potevo aiutarla a calmarsi se, io ero il primo a non esserlo?

Appena arrivati scendemmo di corsa dalla mia auto e entrammo nel l'edificio.
Mancava mezz'ora al volo di Desirée, ma sapevamo che non c'era tempo da perdere.

La cercammo in tutto l'aeroporto, ma era pieno di persone e non riuscimmo a trovarla, stanchi e delusi fissammo per tutto il resto del tempo il luogo dove le persone venivano imbarcate per cercare di individuarla.

Passarono diversi minuti e, tra tutte le persone, riuscii ad individuare una ragazza di bassa statura con dei capelli incredibilmente gonfi.

Anche Chanel la trovò e senza dire niente corse verso di lei abbracciandola stretta e scoppiando ancora a pingere.

Io non mi mossi, non ho ancora capito l'esatto motivo, ma restai lì immobile a guardare la scena da lontano. Desirée abbracciò subito l'amica e notai che la sgridò, ma dal suo viso si poteva vedere che era felice di vederla. Quando una donna della sicurezza rimproverò Chanel gli occhietti castani di Desirée mi trovarono.

All'inizio mi guardò sorpresa, poi un piccolo sorriso triste gli comparì sulle labbra, lo stesso che avevo io.

Con le labbra mimò una parola che mi fece piangere davanti a tutto l'aeroporto "Non dimenticarti di me finto cinese" e come potevo?

Come potevo minimamente dimenticarmi di lei?

Non me lo sognavo neanche di dimenticarla.

Quando notò le mie lacrime per la prima volta anche il suo viso incominciò a riempirsi.
Non riuscivo a smettere di piangere, lei faceva parte della mia vita, come potevo stare senza di lei?

Non siamo mai andati d'accordo, ma dalle nostre litigate continue noi esprimevamo il nostro affetto l'uno verso l'altra.

Prima che scomparisse dentro le porte dell'aereo riuscì a mimare una frase e che la fece sorridere e, tra tutte quelle lacrime scappò anche a me un sorriso. "Quando mangerai il sushi pensa a me" una frase idiota, ma quando la vidi sorridere capii che era l'unica frase giusta da dire.

Fake Chinese// Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora