CAPITOLO -24-

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AVRIL

<<Ora che abbiamo chiarito come ti ho trovata, e stronzate varie... che ne dici di iniziare dall'inizio e raccontarmi tutto quello che ti è capitato? spara bambolina, sono tutto orecchie>> dichiara mettendosi seduto con una gamba  adagiata sul divano.

<<Da dove comincio...>> sussurro, ora a disagio nel dovergli raccontare tutto quello che ha combinato mia sorella.

<<Comincia dall'inizio>> mi sprona tranquillo facendomi spuntare un sorriso grato.

<<Io e mia sorella Rose siamo cresciute in questa casa, abbiamo sempre vissuto qui addirittura lei ci è nata in questa casa. Siamo sempre state io e lei, lei ed io, soprattutto dopo la perdita di nostro padre, pur provando un dolore atroce per la sua scomparsa, abbiamo deciso di restare qui circondate da tutti i ricordi dei nostri genitori. Ci siamo sempre aiutate, capite e supportate a vicenda. Mia sorella si è sempre occupata di ogni cosa dopo la morte di nostro padre. Mio papà continuava a provvedere a noi anche dopo la sua morte sai? ci ha lasciate denaro ha sufficenza da stare tranquille per molti molti anni, credimi. E' come se avesse saputo che ci avrebbe lasciato troppo presto...capisci cosa intendo? >> dico dando voce a questo pensiero per la prima volta. Kimura mi fa un cenno d'assenso.

Mia sorella poteva anche non lavorare dopo la sua laurea, ma mio padre ci ha sempre insegnato a rimboccarci le maniche e a non sederci sugli allori, non abbiamo dato mai nulla per scontato. Quando lui ci ha lasciate, Rose aveva appena compiuto vent'anni, mentre io ne avevo solo diciassette.

<<L'ultimo ricordo che ho di mio padre risale alla mattina del giorno in cui è morto>> sorrido tristemente a quel ricordo. Guardo Kimura <<mi spiego meglio, mio padre aveva la bellissima abitudine di farci trovare sempre la colazione pronta prima di uscire per andare a lavoro, poi appena ci vedeva ci soffocava in un abbraccio "fortissimo" seguito dai nostri gridolini di finto dolore. Avresti anche potuto avere trent'anni ma se eri suo figlio non avevi scampo>>, il ricordo di quella scena mi riempie il cuore, strappandomi un sorriso lacrimoso, mi accorgo che Kimura mi fissa con sguardo triste, ma mi fa cenno di proseguire.

Gli racconto il giorno in qui ho perso mio padre...

Sento la mano calda di Kimura coprirmi un ginocchio, in un gesto tenero. La sua voce rassicurante mi riporta al presente.

Mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo, lo guardo imbarazzata perchè per me è sempre difficile parlare di me stessa. Lo guardo mentre mi fissa in maniera strana.

<<Kimura non guardarmi così, l'ho superato da un pezzo, non sopporto che mi si compatisca. Quindi ti prego non farlo... non tu!>> affermo, perchè non sopporto vedere dipinta la compassione sul volto della gente nei miei confronti, peggio se si tratta di lui.

<<Non è compassione, sono solo rimasto colpito dalle tue parole. Tranquilla piccola... appena ti ho conosciuta mi sono subito reso conto del caratterino che hai>> dichiara facendomi l'occhiolino e io ricambio con un mezzo sorriso.

<<Quindi tuo padre lavorava nell'edilizia?>> chiede guardandomi mentre inclina leggermente la testa di lato. Il battito cardiaco del mio cuore aumenta il ritmo e nello stomaco volano mille farfalle impazzite.

<<Mio padre era un architetto molto bravo e apprezzato, con il tempo il suo nome è diventato molto conosciuto in questo campo. Le famiglie più importanti volevano che lui si occupasse dei loro progetti. Lui era un uomo eccezionale, amava moltissimo il suo lavoro, ma ancora di più amava noi. Amava noi più di qualsiasi cosa al mondo. Diceva spesso che noi eravamo il centro della sua esistenza, il suo tutto...>> dico perdendomi nei ricordi.

Inabissato nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora