13 | "IO SO BENISSIMO COSA VOGLIO"

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In realtà pensava che Yoongi si fosse completamente dimenticato di San Valentino, visto che non vi aveva minimamente accennato in sua compagnia. Però quando era rientrato dal lavoro, quel pomeriggio, aveva subito capito di essersi sbagliato. A meno che la rosa appoggiata sullo zerbino all'ingresso e la casa invasa dal profumo di torta al cioccolato - la sua preferita in assoluto - fosse una mera casualità.

Rise divertito quando, entrando in cucina, vide Yoongi ai fornelli con soltanto un grembiule addosso. Il ragazzo si voltò verso di lui con un sorriso malizioso a trentadue denti e gli occhi luccicanti di divertimento, mentre si indicava da solo con le mani. «Uno chef modello, non trovi?»

Jimin sorrise di rimando, stringendo le labbra per evitare di scoppiare a ridergli in faccia. Annuì per poi confermare con un «Menomale che cucini solo in casa nostra, hyung.»

Yoongi sembrò quasi forzare un sorriso, a quell'aggettivo forse di troppo. E Jimin si maledisse da solo, perché una volta tanto avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa. Ci fu silenzio, dopo quella constatazione, un po' di tensione, che parve durare poco più di un istante, il tempo di un battito di ciglia. Perché subito dopo Yoongi era davanti a lui, con le braccia intorno al suo busto e le labbra soffici posate sul suo collo niveo.

«Già.» Jimin rabbrividì, quando il compagno sussurrò quell'unica maledetta parola sfiorandogli la pelle con la stessa delicatezza di una piuma. Era proprio un principiante, per reagire ancora in quel modo ad ogni accenno di sensualità mostrato dal più grande.

Baciarlo, in quel momento, gli sembrò del tutto naturale. E naturale fu anche sentire lo stomaco in subbuglio e le guance accendersi di un colorito bollente, quando percepì Yoongi eccitarsi su di lui. E poi fu naturale lasciarsi cadere sul divano, le bocche unite e aperte in una risata vibrante, i petti caldi a stretto contatto. Naturali furono le mani legate e i respiri tremolanti, scoppiare a ridere tra i gemiti per aver quasi rischiato di rotolare sul tappeto, possedersi senza freni e abbandonarsi al piacere.

Più di tutto, per Jimin, fu naturale aprire il proprio cuore - «Ti amo, hyung» - e donarglielo su un vassoio d'argento, sentire il petto stringersi in una morsa dolorosa dinanzi agli occhi sbarrati di Yoongi e al silenzio in risposta, al suo allontanarsi frettoloso e al girare per la stanza alla ricerca di un paio di boxer.

«Hyung, fermati.» Fu altrettanto naturale il fatto che la voce gli si spezzò sull'ultima sillaba, facendo sembrare quella richiesta una supplica. «Dì qualcosa, ti prego.»

Yoongi abbandonò i pantaloni della tuta che aveva appena raccolto da terra sul comodino, poi si voltò lentamente. Lo guardò con occhi spenti e disillusi, una scintilla di dispiacere che ballava nelle iridi scurite dalla lussuria. «Senti, Jimin» sospirò, non lasciando promettere niente di buono. «Forse stiamo affrettando un po' le cose, non credi? Ci conosciamo da poco infondo e, davvero, il sesso con te è magnifico e so che tra di noi c'è qualcosa di più, ma non penso di essere pronto ad andare così oltre.» Si sedette sul letto al suo fianco, stringendogli una coscia con le mani fredde, consolatorio. «Hai solo diciannove anni, probabilmente stai scambiando del semplice affetto, della riconoscenza, per qualcosa che non è. È comprensibile.»

Jimin scosse velocemente la testa, in diniego, e si allontanò leggermente, come se la mano di Yoongi ancora posata sulle sue gambe avesse cominciato a bruciare. «Sai anche tu che non è così» gli disse, incrociando il suo sguardo con gli occhi pieni di sconforto. «Perché mi stai facendo questo, hyung?»

«Forse devi prenderti un po' di tempo per capire cosa vuoi davvero.»

«Sei tu a doverlo fare, hyung. Io so benissimo cosa voglio» rispose, cercando di mandare giù un grumo di amara delusione e frustrazione.

Avrebbe voluto urlare, ma tutto ciò che riuscì a fare fu sbattersi la porta di casa dietro alle spalle.

AEROPLANINI DI CARTA | YOONMIN [#Wattys2019] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora