Ballo

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Spazio autrice
Carissime amiche, finalmente riesco a pubblicare con un po'  di rgolarita...attendo le 🌟 e soprattutto i vostri commenti. Vi abbracci.Vostra Velmachelly

Quando entro nel salone delle feste so' di essere in ritardo. Quasi tutti gli ospiti sono già arrivati, mio nonno, mia nonna e mia madre stanno facendo gli onori di casa, stringendo mani e dispensano sorrisi allineati come la famiglia reale o meglio come il nonno vuole ogni anno prima di questa festa. Lascio la pelliccia al guardaroba, porto con me la pochette e il coprispalle di cashmere bianco, leggerissimo ma caldo se indossato.
Lo metto solo su una spalla e mi avvio verso la mia famiglia nel momento in cui mio nonno sta stringendo la mano a Marco e suo madre, appena arrivati anche loro, il padre di Marco, il Marchese Landi sta salutando mia madre con un affettuoso bacio sulla guancia che lei non sta gradendo  in modo particolare.
Appena mi vede, infatti, si stacca dal marchese scusandomi e venendomi incontro.
"Sei arrivata tesoro..." mi dice posando stavolta si, un bacio tenero e affettuoso sulla mia guancia.
"Si, ho trovato traffico..." dico ricambiamo.
"Spiritosa! Comunque sei un incanto...somigli a tuo padre, ma solo in apparenza e questo glielo posso perdonare..."
"Grazie mamma! Avevo bisogno che qualcuno mi tirasse su di morale..."
"Gli sarò sempre grata di avermi dato te! Tutto il resto non conta...lo capirai quando sarai madre!"
"Se sarò  madre! Per ora non lo capisco, non lo voglio capire e soprattutto non lo perdono!"
"Certo che sarai madre! Quando arriverà la persona giusta...Sembri nervosa? Va tutto bene?"
"A meraviglia! Il  Marchese De Sade voleva rimembrare i tempi in cui vi frequentaavate?"
"Oh, Antonio  è  sempre lo stesso, un infantile squinternati e traditore...lascialo perdere!"
"Traditore e debosciato quanto il figlio! E quella che lo segue è la moglie con le corna di un alce sulla testa! Passerà per la porta?"
"Shhhsh, parla piano! Ti sentono tutti..."
"E che problema c'è? Esiste una signora qui dentro che non sia passata per le sue grinfie almeno una volta? Lo sanno anche i sassi che si è  scopato tutte le signore presenti, esclusa te perché  ti sei tirata indietro e la nonna perché lo avrebbe ammazzato!"
"Piantala Maddalena! Si può sapere cos'hai?"
"Non ho niente! È  un reato dire la  verità?"
"NO! Soprattutto se è una verità conclamata, ma non è il luogo e nemmeno il momento..."
"Hai ragione, scusa...però resta una domanda: su chi cercherà  di posare le grinfie  il nostro Marchese  stasera? Un ritorno con una vecchia fiamma? Non ci sono volti nuovi che non conosca..."
Non riesco a terminare la frase perché gli occhi di mia madre hanno dato la risposta alla  mia domanda.
Seguendo il suo sguardo mi volto leggermente e vedo entrare Alicia,  al braccio di Paulo, avvolta in un elegante abito nero leggermente a sirena di Luisa Spagnoli, coprispalle in lame, trucco leggero e raffinato.
Paulo la scorta con sguardo fiero, perfettamente a suo agio nell'ambito scuro, con la cravatta nera sulla camicia immacolata.
"Ecco la vittima del Marchese!" Sussurra mia madre, e quella affermazioni mi fa venire i brividi.
Non solo dovrò cercare di tenere lontano Marco e Paulo, ma dovrò, con qualunque mezzo, impedire a quel depravati del padre, Antonio Landi, di avvicinarsi ad Alicia o questa festa  si trasformerà in un campo di battaglia.
Alicia e Paulo ci vedono e si avvicinano immediatamente.
"Maddalena, buonasera tu...eres hermosa...bellissima, come dite voi..."
"Grazie Alicia, anche tu sei elegantissima, complimenti!"
In effetti Alicia  sta davvero molto bene, la sua figura snella è esaltata dal taglio dell'abito, chi direbbe che ha avuto ben tre figli.
Ci avviamo verso l'ingresso della sala, dove il nonno e la nonna fanno ancora gli onori di casa e più di tutti, accolgono con sincero affetto Alicia e Paulo.
La mia famiglia apre la via verso il salone, dove i tavoli sono disposti lungo le pareti della sala e a capo di essa, si trova un orchestra.
I musicisti iniziano a suonare appena gli ospiti entrano e prendono posto ai tavoli assegnati, eleganti nei loro smoking bianchi e neri.
La cena verrà  servita a tavola, il nonno su questo non transige e in parte siamo d'accordo perché  è  assolutamente vero  che:"La civiltà  finisce dove inizia un buffet!", e questo pare valere anche per l'alta società.
Il nostro tavolo è  apparecchiata per sette. Il nonno, la nonna, mia madre e Laura, io, Alicia e Paulo. Pochissime persone sono ammesse a questo tavolo ogni anno, e stasera è toccato alla famiglia Dybala, che ovviamente ha già catalizzato l'attenzione e i chiacchericci degli ospiti.
Mentre mi siedo, la stola scivola per terra e Paulo è  rapido a raccoglierla e portargermela.
"Eres meravillosa...parese  una visión..." mi dice a bassissima voce
Il complimento mi coglie inaspettata.
"Grazie...anche tu sei molto...bello...cioè  elegante...insomma  stai benissimo..."
Ride al mio maldestro complimento.
"Ho capito...gracias"
La diavolina si materializza dal nulla sulla mia spalla, anche lei vestita da sera in un abito lungo di paiette rosse.
"Hai cominciato proprio bene! Complimenti!"
"Fanculo...sparisci! Ho fatto una figura di marda! Non è necessario sottolinearlo! È non ho bisogno di te!"
"Non sai quanto avrai bisogno di me stasera!" Dice svolazzano.
La ignoro e bevo un sorso di vino dal mio bicchiere.
La serata va avanti tranquilla e piacevole anche dopo la presentazione del nuovo vino e la  degustazione offerta agli ospiti, tra cui ci sono anche  i lavoratori più importanti della nostra azienda, come Edoardo, suo padre Giorgio e sua madre Magda, in un tavolo non troppo lontano dal nostro.
Prima che venga srvito il dessert il non decide che è ora di aprire le danze.
La prescelta a farlo con lui ovviamentte sono io.
Sulle note di "Fly me to the moon" di Frank Sinatra, suonata dell'orchestra, il nonno mi guida al centro della sala e iniziamo a ballare.
Tutta la tensione si scioglie perché tra le braccia del mio adorato nonno so di essere al sicuro. Niente mi spaventa, niente, lui c'è sempre per me e io ci sono per lui.
Balliamo guancia a guancia, annuso la sua colonia, penso che l'ho sentita da quando ero nella culla.
Un pensiero triste mi attraversa la mente, quello che un giorno lui non ci sarà più, che vivrà  in eterno solo nei miei ricordi, ma fisicamente, non potrò più vederlo, toccarlo ballare come in questo momento.
Uno spillo mi trafigge il cuore e mi stringo di più a lui.
"Malena  mia, non avere paura...MAI!"
Lo guardo negli occhi, chiedendomi  come ha fatto a capire cosa stavo pensando. Ma che importanza ha? Noi ci siamo sempre capiti anche senza parlare, soprattutto senza parlare.
"Presto, ti stringeranno altre braccia, e so che sceglierei quelle di un uomo forte, che sappia starti a fianco, senza volerti dominare, ne con la forza, ne con il pensiero...dovrà danzare con te, come ora stai facendo con me..."
"Nonno, uomini come te non esistono più, lo sai vero?"
"Si che esistono...e tu saprai riconoscerlo..."
Gli sorrido. Non posso che sorridergli e ributtarmi nel suo abbraccio.
La canzone termina, la gente applaude e noi ci avviamo verso il nostro tavolo mentre l'orchestra attacca un nuovo pezzo e la pista si riempie.
Il nonno non è  stanco perché appena giunti al tavolo invita a ballare Laura che lo guarda con occhi sgranati.
"Ma io non so ballare in coppia!" Dice cercando appoggio dai nostri volti.
"Ah, piccola, tutta la vita è  un ballo! Ti assicuro che sai ballare e poi ti guido io...!"
Laura viene costretta ad alzarsi dalla sedia e con la forza trascinata sulla pista.
Il nonno le insegna la posizione giusta e poi inizia a farla danzare e come aveva detto lui, la vita è  un ballo, puoi farlo da sola ma in coppia è  meglio, ed infatti eccoli li che volteggianno sulle note di un valzer lento come se avessero ballato insieme da sempre.
So che questo per il nonno equivale a dichiarare che Laura fa ufficialmente parte della famiglia e così metere a tacere tutte le voci che sono circolate in questi mesi.
Decido di andare in bagno, chiedo scusa e mi volto di scatto.
È  in quel momento che mi scontro con Marco che sta venendo verso di noi, finendogli addosso mentre lui mi afferra saldamente per la vita.
"Stavo venendo a invitarti a ballare ma vedo che non serve..." lo dice con quel sorriso falso e mellifluo che conosco bene.
"Si, non serve...come se avessi accettato..."
"Non vorrai negarmi un ballo davanti a tutti i tuoi ospiti...dopo tutto quello che abbiamo condiviso..."
"Ok...balliamo...basta che stai zitto!"
Mi volto appena per guardare il nostro tavolo, ma quel gesto mi basta per vedere lo sguardo torvo di Paulo, gli occhi assassini di mia nonna e quelli disgustati di mia mamma.
Mi allontano immediatamente da loro e spingo Marco verso la pista.
Un secondo dopo mi ritrovo tra le sue braccia, troppo vicina al suo corpo e a quel suo profumo che ora mi da la nausea.
"È un piacere riaverti tra le mie braccia..."
"Non posso dire altrettanto...ma se non altro questo supplizio durerà giusto lo spazio di una canzone..." rispondo
"Uhm...È chi può dirlo..."
"Te lo dico e te lo assicuro io!"
"Capisco..."
"Scusami ma dubito che tu possa capire..."
"Ci hai già scopato?"
La domanda mi arriva come una frustata.
"Di cosa stai parlando?"
"Sai benissimo di  cosa parlo...dell'illustre ospite seduto al tuo tavolo...mi avevano detto che Dybala era ospite alla "Contessa" ma non ci ho dato peso, invece avrei dovuto...allora? Te lo sei già scopato o no?"
"Sei il solito animale! Un lurido depravati..."
"La tua reazione mi fa capire che ha già avuto il PIACERE di assaggiare i tuoi servigi...e lo sguardo che ha in questo momento me lo conferma..."
Lancio un occhiata veloce, cercando di non farmi vedere da Marco verso il tavolo, non ci metto molto a incontrare i suoi occhi, decisamente cupi.
Devo distogliere lo sguardo anche perché non ho la forza di sostenerlo, ma i suoi occhi continuano a bruciarli lungo la schiena, come se avessero potere di toccarmi.
"Direi che è piuttosto contrariato..."
"Io Credo che tu abbia la tendenza ad immaginare le cose, dovresti farti visitare...da uno bravo però!"
Ride, come se avessi detto qualcosa di divertente. Abbassa la testa  verso il mio orecchio e le sue labbra quasi mi sfiorano il lobo.
"NO, tesoro, io non immagino niente...a parte tutto quello che potrei farti una volta tolto questo vestito..."
La rabbia e il disgusto mi salgono dallo stomaco come un rigurgito di bile amaro e velenoso.
"Continua ad immaginarlo, perché non accadrà  MAI più! Non mi sfiorerà più  nemmeno con un dito, puoi fartelo tatuare se credi! La musica è  finita...lasciami immediatamente!"
Obbedisce, stranamente non fa resistenza. Mi volto su me stessa, torno al tavolo, afferro la pochette e scusandomi mi dirigo in bagno.
No, ho bisogno di uscire. Passo nell'atrio a passo di marcia ed esco, ricordandomi, solo dopo aver varcato la soglia d'uscita, che è dicembre e sono praticamente nuda.
Stringendomi le braccia intorno al corpo, infilo rapidamente il sentiero che conduce alla serra tropicale.
Apro la porta ed entro. Il tepore umido che serve alle piante per crescere mi da un immediato senso di solievo.
"Pezzo di marda!" È  la frase che la mia mente sta ripetendo in lop  da quando sono uscita.
"Infame, schifoso, lurido  figlio di puttana!!!"
La mia amica immaginaria si materializza all'istante.
"Non ti ho mai sentito usare parole più adatte per definire una persona! Sono fiera di te!"
"Grazie! Il turpiloquio mi da sempre delle soddisfazioni..."
Faccio un profondo respiro nel tentativo di calmarmi. Chiudo gli occhi ispirando l'odore delle piante come calmante per i miei nervi, ma la calma dura giusto lo spazio di un respiro, finché non sento qualcosa che si poggia sulle spalle.
Mi volto di scatto con il cuore in gola, pronta a reagire alla possibilità che Marco mi abbia seguita.
Gli occhi che mi trovo di fronte, però, non sono i suoi, ma quelli di Paulo, due lame taglienti.
"Cazzo! Paulo...mi hai fatto venire un colpo!"
"Aspettavi qualcun'altro?" Anche la sua voce è tagliente.
"NO! Sono venuta qui proprio per starmene in pace..."
"Capisco..." a quella parola la rabbia prende il sopravvento.
"NO che non capisci! Non puoi capire e non fare finta di farlo...voi uomini non capita un cazzo! Anzi, quello è  l'unico organo che comanda anche il vostro cervello...quindi non mi dire che capisci, perché non è così, e i tuoi occhi lo dicono chiaramente..." sono quasi senza fiato quando finisco di parlare.
"...io ero venuto a portarti il coprispalle perché fa freddo...ma se vuoi faccio finta di non capire neanche questo..."
Non ci vedo più dalla rabbia.
Gli metto le mani sul petto e lo spingo con forza.
"VAFFANCULOOOOO!" Sento la mia voce troppo alta.
Non riesco a spostarlo, anzi, ancora una volta mi afferra i polsi e mi trattiene,mi attira contro il suo petto, spingendoli contro il tronco di una palma. In trappola, ancora una volta in trappola.
"Va bene, allora dimmi chi è  quel...CAVRON... che ti voleva scompare sulla pista!"
D'improvviso la mia rabbia scende un po' e guardandolo negli occhi capisco  che non sono in grado di mentirgli.
"Il mio ex fidanzato..." rispondo
"Lui non si considera un EX...Te lo posso assicurare..."
"È  una storia finita! Non tornerei indietro per nessun motivo al mondo!"
"Tu no...ma Lui si...lui vorrebbe essere qui...ora...credimi"
"Non gli permetetrei di fare nulla..."
"Ah si? E io cosa posso fare...Cosa devo fare con te? Cosa DEVO fare per "raggiungerti", Malena?...perché A volte sembra di camminare nel buio con te..."
Le mani che continua a tenermi dietro la schiena iniziano a farmi male, provo a muovermi ma il suo corpo mi spinge di più contro il tronco della palma.
"Fai quello che senti di fare...anche andartene e non voltarsi più indietro se è quello che vuoi..." La mia voce esce calma e pacata, sicura, senza la minima incrinazione, la rabbia è  volata via, ora dentro di me c'è solo inquietudine.
"Andarmene non è  quello che voglio..." dice, poi la sua bocca prende possesso della mia e il mondo si blocca.
È  un bacio passionale e profondo, di quelli in cui non puoi respirare, non puoi pensare, non puoi nemmeno  immaginare che intorno esista qualcos'altro.
Lascia andare le mie mani ed io le porto subito sul suo viso, tra i suoi capelli, per stringerlo, tenerlo vicino, non lasciarlo andare, per ricambiare quel bacio folle, che sembra quasi una lotta, un tentativo di divorarsi a vicenda.
Sento la sua mano che alza la stoffa del vestito, percorre la mia coscia fino alla natica che stringe con forza ma senza procurarmi dolore.
La mia gamba si avvolge intorno al suo bacino sfiorando cosicché  il mio e il  inguinesono costretti a sfiorare i.
Quando la sua mano tocca il bordo di pizzo del perizoma sono già persa in un altro mondo, in cui esiste solo il desiderio che ho di lui e il modo per soddisfatto.
Si sposta leggermente dalla mia bocca, ma continua a parlare sfiorandomi le labbra.
"Cosa vuoi, Malena? Questo è un gioco pericoloso..."
Non rispondo, non ho voglia di parlare.
La sua mano scivola sotto il sottile tessuto, le sue dita esperte entrano dentro di me procurandomi all'istante un brivido e un gemito di piacere.
La sua bocca si abbassa sul mio collo, le labbra calde mi spezzano il respiro.
"È  questo che vuoi?...posso farti godere anche così...lo sai?"
Faccio fatica a ragionare.
"Lo so...ma io voglio te...La tua mano non mi basta..."
Rialza la testa e mi guarda, nelle sue pupille c'è solo desiderio e lussuria...
"Se mi vuoi...allora queste non servono..." dice togliendo le mani da me e toccando il pizzo dell'intimo che indossò.
Afferra il tessuto del perizoma e...CRAK!
Con uno strattone deciso le strappa!
La cosa mi coglie totalmente inaspettata! Rimango a fissarlo a bocca aperta, lui invece mi guarda  con quel sorriso malizioso carico di peccaminose promesse, chiaramente felice di avermi sorpreso.
"Ti avevo detto che non servivano..." dice sottovoce mentre davanti al mio volto fa penzolare ciò che resta del piccolo indumento che  mi ha tolto strappandomi.
La cosa mi intriga e mi eccita allo stesso tempo perché non c'è  nulla di violento in quello che ha fatto, solo...desiderio...sensuale desiderio...
"Meglio non lasciarle in giro però..." con quelle parole si infila in tasca il brandello della mia lingerie.
Stavolta sono io a dare l'assalto alle sue labbra e lui certo non si fa pregare ma mi lascia condurre il gioco, lascia che sia la mia lingua  a stuzzicato a reclamare la sua risposta, a chiedere di continuare, adesso, in questo momento.
La porta della serra si apre con uno scatto e d'istinto ci allontaniamo, il mio abito ritorna al suo posto. Ci guardiamo con la muta domanda che aleggia tra noi: "chi è entrato?"
Ci vuole poco per trovare risposta alla nostra domanda. La figura di Marco, con le mani nelle tasche dello smoking e quella faccia da pervertito con il solito sorriso, avanza lentamente verso di noi.
"Si fanno incontri interessanti in questa serra..."
"Che cosa ci fai qui?" Domando, e la rabbia inizia a riprendere possesso di me.
"Sinceramente, ti stavo cercando... come vedi sapevo dove trovarti...solo, speravo di incontrarti da sola...ma vedo che sono arrivato per secondo questa volta...magari la prossima volta andrà meglio...in fondo agli ospiti importanti si cerca di dare il meglio...oh, mi scusi sig.Dybala non mi sono presentato, che maleducato..."
"Mi sembra che lei sia stato anche troppo maleducato..."
"Mi scuso ancora...da ciò che mi sembra di capire ho interrotto qualcosa..."
"Qualcosa che non la riguarda..." risponde Paulo a denti stretti. La sua mascella è  tirata è  nervoso, e la tensione sta salendo pericolosamente, ora capisco perché avevo il timore che si incontrassero.
"Paulo, lascia stare...se c'è una cosa che a Marco viene perfettamente è  fare lo STRONZO!"
cerco di smuoverlo ma i due continuano a guardarsi in cagnesco.
Devo risolvere la situazione al più presto.
Cerco di sdrammatizzare la situazione con una battuta.
"Piantatela! Sembrate due adolescenti che devono fare a chi ce l'ha più lungo!"
Non ho scelto la battuta migliore perché entrambi mi guardano strano, ma Marco non perde l'occasione di tacere e la situazione precipita senza che io possa fare nulla.
"Beh, in questo tu dovresti essere un giudice perfetto visto che hai potuto verificare con entrambi...dicci Malena chi ti ha fatto godere di più? Anche se con me, hai avuto sicuramente più  tempo di "sperimentare"..."
La rabbia mi esplode come un fuoco che mi brucia dentro, senza pensarci mi avvento verso di lui pronta a sferrargli uno schiaffo in faccia  con tutta la forza che ho.
Paulo mi afferra per la vita e mi trattiene.
"Ferma! Non capisci che è quello  che vuole!?"
Non riesco a stare ferma anche se lui riesce a trattenermi, mi divincolo  come un leone in gabbia.
"Andiamo fuori da qui...È  meglio" mi dice ancora lui,  cercando di trattenermi e portandomi quasi dipeso verso l'uscita.
Marco continua a ridere e io continuo ad avere voglia di spaccargli la faccia.
"Per una volta ascolta il tuo Cavaliere, Malena! Anche perché... è  meglio che anche lui torni in sala, ho visto sua madre sparire con mio padre...probabilmente anche lei aveva voglio di una serata "diversa"...voglio dire, è vedova da quanto? Diversi anni mi sembra...mi sa che papà  dovrà togliere le ragnatele la sotto....ahahahaha"
Chiudo gli occhi perché adesso so che si scatenerà  l'inferno!
In una frazione di secondo le sue braccia non mi circondano più. Lo vedo dirigersi velocemente verso Marco che ci ha girato le spalle.
Paulo lo fa voltare e lo colpisce con un pugno preciso sul naso. Marco è  legegrmente più alto ma è  stato colto di sorpresa e il pugno che ha ricevuto non è  stato per nulla leggero.
Cerca di reagire ma manca Paulo completamente. Lui invece lo afferra ancora per le spalle e gli sferra una ginocchiata allo stomaco  che lo  butta a terra senza respiro.
Paulo è  una furia e io sono pietrificata.
Afferra ancora Marco per il bavero della giacca, con una mano gli prende il collo e lo costringe a guardarlo in faccia.
"TU sarai anche un Marchese...ma io sono cresciuto per la strada e nelle strade da dove vengo io, si sopravvive solo se sei il più forte...Non azzardati a parlare mai più di mia madre! Hai capito?! Fai cenno di si con la testa se hai capito..."
Marco muove leggermenet il capo in segno di assenso.
"...bene! Adesso inizia a pregare che io non trovi tuo padre, e che lui NON  l'abbia importunata in quelche modo, perché se lo ha fatto, ti troverò e questo ti sembrerà uno scherzo...credimi...PREGA! Perché se l'ha solo sfiorata ti servirà la sedia a rotelle per un pezzo! Bastardo schifoso!"
Così dicendo lo scaraventa a terra. Lo vedo venire verso di me, prendermi per mano e trascinarmi fuori.
La rabbia però mi fa tornare indietro.
Marco è  ancora sul pavimento che cerca di respirare.
Mi guarda in cerca di aiuto e io per tutta risposta gli sferra un calcio nelle palle che gli toglie quel poco di aria che aveva recuperato.
"Misuralo adesso! Pezzo di stronzo!"
Paulo guarda la scena dalla porta, quando lo raggiungo i suoi occhi sono una tempesta, le labbra hanno un leggero sorriso e questo fa partire una "ola" alla mia amica invisibile.

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