Spazio autrice
Carissime amiche, finalmente torno a pubblicare...
Forse qualcuna di voi ha pensato che non avrei continuato a scrivere, o che non avrei concluso questa storia, visto la mia prolungata assenza, a non è così.
Ho avuto problemi fisici, una fastidiosa tendinite a entrambe le mani che mi ha totalmente bloccato, scrivere mi era impossibile😣...Non sono ancora totalmente "guarita" ma almeno ho potuto riprendere a scrivere e pubblicare, sperando che abbiate ancora voglia di leggere, questo nuovo capitolo.
Ringrazio chi di voi mi ha scritto per sapere della storia e mi ha spronato a tornare il più presto possibile, siete voi che rendete possibile tutto questo è quindi non posso che ringraziarvi immensamente.
Spero di aggiornare al più presto, anche se non riesco a darvi una tempistica certa, ma ce la metterò tutta.
Attendo le vostre 🌟se avrete voglia di metterle, ma soprattutto i vostri commenti che mi interessano sempre tantissimo!
Come sempre e oggi più che mai vi abbraccio forte. Vostra VelmachellyRiapro gli occhi nella totale oscurità della mia stanza.
Non so quanto ho dormito, ma considerando che fuori è già buio capisco che è pomeriggio inoltrato.
Accanto a me il letto è vuoto, Paulo non c'è, la luce del mio comodino illumina la stanza è il letto. Sicuramente è rimasto accanto a me per un po' di tempo, il cuscino è spostato, le coperte anche, probabilmente si è alzato da diverso tempo, ma io non ricordo nulla.
Mi accorgo di essere sudata, quasi medida, forse la reazione al farmaco, o forse ho sognato qualcosa che mi ha agitato, ma anche stavolta ,cercaare di ricordare è totalmente inutile.
Mi muovo per mettermi a sedere, la testa fa un capogiro e un dolore mi attraversa la fronte.
Il capo mi sembra pesantissimo, dietro la nuca sento il bozzo provocato dalla botta che mi impedisce di muovere liberamente la testa.
Sento le gocce di sudore scendermi lungo la schiena. Le parole di Paulo mi tornano in mente.
"Qualcuno ti ha colpito apposta..."
Nella mia mente tutto si confonde, domande e risposte, o meglio domande mescolate a tentativi di risposta.
Niente. È tutto troppo confuso.
Mi passo le mani sul volto, le dita incontrano l'altro bernoccolo che mi ritrovo sulla fronte.
"Oh Signore! Sono un mostro pieno di protuberanze, sudato come un cinghiale in riserva e credo anche puzzolente come una stalla!"
Non posso restare così! Ho assoluto bisogno di una doccia! Ma la domanda è:"riuscirò ad arrivare al bagno?"
Metto le gambe giù dal letto con calma, come ho fatto stamattina, tutto sembra andare bene, la stanza non si muove, il dolore è sopportabile, mi convinco che posso riuscirci, in fondo la distanza e breve.
Con un leggero sospiro mi alzo in piedi, mi metto eretta, cerco di stendere il collo senza forzare ma per avere una posizione il più diritta possibile.
Un lieve scricchiolio alla base della nuca fa partire Un dolore che attraversa tutta la mia testa, passando dalla nuca alla fronte e ritorno.
La testa prende subito a girarmi vorticosamente, il pavimento sembra diventato un tappeto mobile, l'equilibrio che ho faticato a trovare scompare del tutto in un secondo.
Le ginocchia si piegano e d'istinto allungo la mano ad afferrare il comodino alla mia sinistra, la presa non è ferma e il risultato non è quello sperato.
Non riesco a tenermi stretta al bordo del mobile e nel scivolare all'indietro, con la mano rovescio tutto quello che si trova sul ripiano: libro, lampada, bicchiere, crema per le mani, crema per il viso e non so che altro, il tutto con un frastuono che mi sembra quello di una bomba atomica.
Fortunatamente non Cado a terra ma nuovamente sul materasso, in maniera abbastanza scomposta, il che mi procura altro dolore.
Mentre sto per imprecare contro l'universo creato che mi ha messo in questa situazione assurda, la porta della camera si spalanca, il battente colpisce il muro e rimbalza indietro ma senza chiudersi perché il vano della porta è occupato da diverse persone.
Il primo,quello che probabilmente ha aperto il battente è Paulo, che essendo rapido e avendo udito il tonfo prodotto dagli oggetti caduti ferma dietro se quella che mi appare come un assurda marea umana.
Dietro la sua schiena spuntano, in ordine di arrivo: mia madre, Edoardo ,mia nonna, Alicia, il nonno, Giorgio, Magda e non ultima ma praticamente invisibile, Laura con in braccio Marta.
Otto figure dallo sguardo allarmato e stranamte silenziose, ma che lo restano per poco.
"Malena! Que pasa?...cioè...cosa stai facendo?"
La voce di Paulo risuona chiara esprimendo così l'unica domanda che tutti si stanno ponendo.
Trovo assurdo che quelle otto facce, quei sedici paia di occhi stiano li a fissarmi, ma non sono nell'evidente condizione di mandarli tutti a quel paese! È la cosa mi infastidisce!
"Stavo andando in bagno! Devo chiedervi il permesso?!"
Un coro di voci che si sovrappongono mi da la sensazione di uno sciame di vespe che ronza attorno all'alveare.
"MA COME...TI..È VENUTO...IN MENTE? ...MA NON...PUOI FARCELA DA SOLA... NON DEVI MUOVERTI DA SOLA...E TI PAREVA CHE STESSE FERMA!..."
La mia sopportazione ha un limite!
"BASTAAA! Zitti tutti!...invece di dire cose inutili e ovvie, QUALCUNO può aiutarmi ad alzarmi?"
Le otto bocche si zittiscono all'istante, per poi ripartire di nuovo.
"CERTO...SCUSA...MA LO SAI CHE..."
Otto persone si muovono all'unisono entrando nella mia stanza, continuando a parlare e avventandosi, praticamente tutti insieme su di me.
Fortunatamente qualcuno si accorge dell'effetto grottesco della situazio e quel qualcuno è ovviamente mio nonno.
"FERMI!!! Non ha bisogno di otto persone per alzarsi...stiamo calmi! Paulo ed Edoardo sono più che sufficienti!"
La voce imperiosa del nonno ferma tutti gli altri, mentre Paulo ed Edoardo si avvicinano a me, delicatamente, afferrandomi per le braccia, mi aiutano a sedermi sul letto.
La stanza ruota vorticosamente intorno, le orecchi si chiudono per qualche secondo, sento solo rumori indistinto, la vista passa dal buio totale alla luce.
La sensazione straniante è spiacevole, ma per fortuna dura poco.
Torno a vedere e sentire, nel momento in cui la voce di Paulo arriva al mio orecchio.
"Ehi, todo bien...? Malena? Mi senti?...stai male?"
"No! No! Sto bene...è stato un attimo...ora sto bene."
"Sei sicura?"
"Si, ho solo bisogno di andare in bagno...e...di farmi una doccia! Sono grondante di sudore!" Dico prima che qualcun'altro mi faccia altre domanda.
Appena concludo la frase, Magda si fa largo tra i corpi che occupano la porta, arriva davanti a me, si inginocchia e mi infila le pantofole.
Nessuno parla e io di certo sono la più sielnziosa e stupita di tutti.
La fisso. Lei è li, ferma ai miei piedi. Alza La testa e incontra il mio sguardo.
"Qualcuno deve aiutarti ad andare in bagno e a lavarti! Non vorrai che siano questi due ad accompaganrti!" Dice con un leggero sorriso e uno sguardo che non riesco a definire, non è compassione, non è pietà, è...cura e dolcezza insieme, qualcosa che non le ho mai visto ma che mi colpisce.
"No, certo..." è l'unica cosa che riesco a dire perché i suoi occhi sembrano implorarmi di non respingerla, chiedono:"Perfavore, lascia che ti aiuti!" Ne ha bisogno lei, così come io ho bisogno di essere aiutata.
Mia madre fa per avvicinarsi e mettersi a disposizione al suo posto ma non la liscio finire e lei capisce.
Una volta in piedi, aiutata da Edoardo e Paulo, mi avvio con Magda in bagno.
La sento dare disposizioni perché mi portino gli indumenti per cambiarmi, tutto ritorna tranquillo, ogniuno sembra aver preso il suo posto in questa baraonda di emozioni.
Magda mi aiuta a spogliarmi, apre il getto dell'acqua, mi fa muovere il meno possibile e lo fa con gesti sicuri, misurati, quasi fosse un rito importantissimo per lei.
Quando si trova davanti ai miei lividi, si ferma un attimo e mi accorgo che i suoi occhi si riempiono di lacrime.
Rimango stupita e quasi sconvolta dalla sua reazione.
"Mi dispiace..." sussurra poggiando a terra il mio pigiama.
"No...Non deve..."
"Dammi del tu per favore..."
"Non devi...Non è colpa tua Magda..."
"Lo so, ma chiunque sia stato, non ha umanità! E un anima senza di umanità mi sconvolge sempre!...non meriti questo affronto...è scorretto...e ne sono profondamente dispiaciuta...ma la giustizia arriverà, vedrai!"
"Grazie..."
Non so dire altro. Le sue parole mi toccano, scuotono un angolo di me che non ricordavo nemmeno esistesse.
Per tutto il tempo in cui restiamo in bagno, Magda, mi lava, con infinità delicatezza, mi asciuga, come se potesse farmi male, mi aiuta a vestirmi, come si fa con un bambino fragile.
Non parliamo più, non c'è nulla da dire.
La guardo muoversi con sicurezza, quasi con eleganza e con un sorriso infinitamente dolce sulle labbra.
Sembra felice. Sembra quasi trasfigurata da cio che sta facendo, illuminata da una luce che non ho mai visto e cosa ancora più strana, non provo nessun imbarazzo, solo quiete.
Quando riemergiamo dal bagno ho quasi la sensazione di essere stata in un universo parallelo.
In soggiorno ci sono tutti. La tavola è apparecchiata, la nonna sta cucinando, mia madre parla con il nonno, Alicia culla Marta, Giorgio, Edoardo e Paulo sono vicini al caminetto a chiacchierare.
L'immagine sembra quella di una tranquilla serata in famiglia, ma...qualcosa mi lascia perplessa, non so definire cosa, però quella situazione resta anche se cerco di ignorarla etichettandola come suggestione.
Appena entriamo tutti si voltando a guardarci. Magda si dirige sicura verso la nonna.
Sento su di me lo sguardo di Paulo, incrocio i suoi occhi e rispondo alla sua muta domanda.
"Tutto bene...tutto apposto..."lui fa un leggero sorriso e mi accompagna al tavolo.
La cena è piacevolmente normale, tra le chiacchiere sul lavoro e i gorgoglii di Marta che passa di braccia in braccia, lasciandosi coccolare da tutti, meno che da me, visto che non posso prenderla in braccio.
Riesco a mangiare qualcosa più di oggi mentre la conversazione scorre pacifica.
Mi torna alla mente lo steccato caduto che ho visto ieri sera, o questa mattina, ormai non ricordo più.
Mi volto verso Giorgio per comunicarglielo.
Posa la forchetta, si pulisce con il tovagliolo e mi risponde:
"Già sistemata! Non preoccuparti, l'ho visto stamattina e ho provveduto..."
"Grazie!" Rispondo semplicemente.
"Dovere..." mi dice lui tornando a mangiare.
Il dolore alla testa e al collo inizia a farsi sentire ma non voglio preoccupare nessuno è cerco di resistere, consapevole che tutti quegli occhi mi scrutano in continuazione.
Le chiacchera sono interrotte dallo squillo di un cellulare, quello di Paulo, rimasto appoggiato sul divano.
Chiedendo scusa si alza, lo vedo corruciare la fronte leggendo il display.
Scusandosi ancora sparisce dietro la porta della Ia camera da letto per rispondere.
La telefonata è più breve del previsto. Riemerge quasi all'istante, chiudendo la comunicazione e infilando il telefono in tasca.
Sembra imbarazzato o teso, non so definirlo con chiarezza.
Tutti si voltano a guardarlo, quasi sapessero che ha qualcosa da dire. E infatti è così.
"Devo rientrare a Torino domani mattina...La società ha anticipato gli allenamenti..."
La notizia, non so perché, mi provoca una scossa lungo la schiena.
Il cuore batte più veloce, lo stomaco ha avuto come un senso di vuoto e la cosa mi sembra razionalmente insensata.
"Razionalmente forse è insensata...ma a livello di sentimenti?..."sibila la diavolina che si è materializzata sulla mia spalla.
La ignoro. I suoi discorsi, le sue elucubrazioni in questo momento mi infastidiscono.
La cosa sembra toccare un po' tutti i componenti presenti a tavola che si manifestano sinceramente dispiaciuti.
Le loro voci mi arrivano ovattata, lontana,come se io fossi in un altro luogo e li sentissi parlare senza capire.
Ma la voce di mio nonno mi riporta alla realtà.
"Malena, ti senti bene?...Malena?"
Mi scuoto dal mio torpore. La stanza si è fatta improvvisamente silenziosa, gli occhi sono di nuovo tutti puntati su di me.
"No che non sta bene! È stanca e si vede...forse è ora di andare!" Dice Magda alzandosi e iniziando a sparecchiare.
"Ha ragione! L'abbiamo stancata anche troppo...!" Le risponde mia madre.
Le donne iniziano a sistemare, sento che devo dire qualcosa, ma mi sento confusa.
"Scusate, mi sento un po' stanca...mi dispiace..."
"E di cosa tesoro mio! Devi riposare...noi andiamo." Risponde la nonna
In pochi minuti hanno sistemato tutto. Tavola sparecchiata, lavastoviglie fatta, mentre tutti si alzano per tornare a casa.
Anch'io mi metto in piedi. Forse lo faccio troppo in fretta, o forse sono davvero più debole di quello che credo, fatto sta che il movimento mi provoca un nuovo capogiro che mi costringe ad appoggiarsi con entrambe le mani al tavolo.
Due mani sicure si posano su di me, una afferra il mio braccio, l'altra si posa sulla mia schiena.
Non ho bisogno di vedere di chi si tratta, non mi serve voltarmi, il mio corpo, il mio istinto sanno che è lui, e nessun altro.
"Vieni, ti accompagno a letto..." dice sicuro, ed io non ho nessuna voglia e nemmeno intenzione di opporsi a quelle parole.
Le voci di tutti mi salutano e io cerco di ricambiare. Il nonno mi da un bacio sulla fronte rendendomi il viso tra le mani, mia madre posa le labbra sulla mia guancia, la nonna mi accarezza una guancia, Laura mi stringe in un piccolo e affettuoso abbraccio.
Mi rendo conto di essere amata e che questa è una cosa meravigliosa ma, tutto ciò che voglio ora, in questo istante è restare sola...più o meno.
Mentre tutti si avviano verso la porta Paulo mi accompagna in camera, mi aiuta a mettermi a letto.
"Torno subito..." mi dice dopo avermi coperto.
Rimango sola mentre lo guardo uscire dalla stanza.
Continuo a sentire le voci di chi sta uscendo da casa mia mentre resto stesa nel letto, la lampada accesa sul comodino e io, che cerco di capire che cosa mi sta succedendo.
Sento la porta di casa chiudersi. La mia amica diavolina si sta ripresentano ma la faccio sparire prima che possa dire qualunque cosa.
Pochi attimi dopo la porta della stanza si riapre e lui entra, come se fosse normale, come se fosse sempre così, come se...troppi "come se..."
Chiudo gli occhi per evitare che un altro film insensato prenda forma forma nella mia testa.
"Stai male?" Mi chiede
"No...no...solo...molta stanchezza..."
"È normale...chiudi gli occhi e riposati...vado in bagno e arrivo..."
Sparisce di nuovo e di nuovo il film tenta di ripartire. Lo blocco con forza.
Non posso permettermi di fantasticare. Domani lui se ne andrà e tutto tornerà come prima.
Nel tempo che impiego a formulare questo pensiero Paulo è già di ritorno dal bagno.
Lo vedo sfilarsi la felpa, poi i pantaloni.
Resta così, in maglietta bianca e slip, davanti ai miei occhi, con naturalezza, con semplicità.
Il suo corpo è modellato dagli allenamenti. Potrei contare i muscoli delle cosce, gli addominali sotto il tessuto chiaro.
Si avvicina al letto, sposta le coperte e si infila sotto, in quella parte di materasso che di solito è vuota.
"Stai meglio stesa?" Domanda
"Si..."
"Qualche dolore?"
"Un po'...ma non troppo forte..."
"Dove ti fa male"
"Dietro al collo...Dove ho questo bozzo enorme!" Dico quasi disgustata da quella protuberanza.
"Fammi sentire..."
Si avvicina, mette una mano sotto il mio collo e tocca leggermente il livido.
Il suo corpo si è appoggiato al mio fianco, il suo volto e sopra il mio, a pochi centimetri di distanza.
So cosa voglio. Sento il cuore accelerare il battito, il respiro cambiare ritmo.
I suoi occhi incrociano i miei per un istante, ci leggo lo stesso desiderio e qualcos'altro che non capisco.
Poi non c'è più tempo di pensare.
La sua bocca scende sulla mia che è prontissimo ad accoglierlo.
Il respiro si ferma. Sento solo le sue labbra, la sua lingua che incontra la mia in una carezza sensuale, lenta, morbida.
Quel contatto fa scorrere il sangue più veloce nelle mie vene.
Alzo il braccio per accarezzarti la guancia e fargli capire che mi piace, quel contatto mi piace da impazzire! Mi piace la sua bocca, mi piacciono le sue labbra, mi piace quel bacio carezzevole e voluttuoso.
Appena cerco di avvicinare la mano al suo viso una fitta mi colpisce il collo e la spalla bloccando il mio gesto e costringendomi a staccarmi con un lamento.
"Aia! MERDA!!!"dico stizzita.
"Tranquilla..."
"...volevo solo toccarti...per dirti che mi piace..."
"Lo avevo capito..." dice con un sorriso malandrino.
"Vuoi venire più vicino a me?" Mi chiede accarezzandomi una guancia.
"Si..." rispondo piano
"Ti aiuto io..."
Con un movimento delicato ma deciso riesce a farmi mettere su un fianco.
La sua mano poggiata sul mio bacino mi attira a lui, la sua gamba si infila tra le mie, la mano scivola lentamente sul mio sedere e mi attira a se.
La sua gamba tra le mie emana un piacevole calore, il suo torace aderisce al mio seno.
Sento sul ventre la sua eccitazione e da li, il calore mi invade facendo crescere il mio desiderio che non può essere soddisfatto.
Lui capisce perfettamente cosa sto provando.
"Scusami...Il mio amico qui sotto ha una sua vita...Non posso controllarlo...Non avendoti così vicina per lo meno...ma tu stai troppo male stasera..."
"Lo so! ...ed è abbastanza frustrante anche per me..."
Sono sincera. Averlo cosi vicino e non poterlo "avere" come vorrei è una tortura.
Cerco di alzare di nuovo il braccio, lui capisce subito che cosa voglio fare. Voglio toccare quel viso che è così vicino. Voglio passare le dita sulle sue labbra. Seguire la linea della sua mascella. Sfiorare l'arcata delle sopracciglia che incorniciano quegli occhi dal colore indefinibile. Vorrei fare tutto questo per poi potere, domani, quando tutto sarà finito, quando lui sarà partito e uscito dalla mia vita, ricordare, avere almeno il ricordo, perché solo quello resterà.
Ovviamente non riesco a farlo.
Delicatamente prende il mio polso tra le dita.
"Cosa Vuoi fare?" Domanda
"Vorrei toccare il tuo viso..."
"Riesci ad alzare il braccio...piano piano..."
Ci provo, ma di nuovo il dolore si fa sentire.
Chiudo gli occhi con rabbia e disapprovazione.
"Ehi! Non importa...guardarmi..."
Apro gli occhi, dove le lacrime di fustazione pizzicato fastidiosamente.
"Basta che la tua mano arrivi qui..."
Mentre lo dice mi guida dolcemente verso il suo petto, fa posare il mio palmo esattamente sul suo cuore.
Sotto la mia mano sento il battito regolare ma leggermente accelerato, il calore della sua pelle oltre la maglia e il ritmo del suo respiro.
Quel contatto mi infonde pace e sicurezza, due sensazioni che non ho mai sperimentato insieme.
"Adesso devi riposare...sei comoda?"
"Si...puoi fare una cosa per me?" Chiedo
"Tutto quello che vuoi..."
"Accarrezami per favore...mi piacciono le tue mani..."
"Certo che ti accarezzo...rilassati...Non mi passa nemmeno per la testa di allomtanarmi da qui...chiudi gli occhi...mi niña linda..."
Faccio come mi dice. Abbassato le palpebre. Sento la sua mano che inizia a scorrere dalla spalla, lungo la schiena, giù, seguendo la linea dei fianchi, sensuale sul mio sedere e lungo la mia coscia, fino al polpaccio e ritorno, ancora più lento e con leggero movimento circolare.
Sento il mio corpo quasi sciogliersi, il suo viso si avvicina al mio, le sue labbra posano piccoli baci sul mio naso, strofina il viso contro il mio e Lo stomaco parte in un doppio volo carpiato.
Non c'è modo di sentirlo più vicino di così, a quel pensiero e mitigato dal suo tocco che continua perpetuo, finché non sento arrivare il sonno che mi avvolge.
Il mio ultimo pensiero è che domani tutto sarà finito. Domani. Ora posso lasciarmi avvolgere.
Avrei dovuto aspettare!
Domani se ne andrà...se lo avessi saputo...
Inutile! Ormai è fatto!
E poi, pensandoci bene forse è meglio averlo fatto...
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CERCAMI
FanfictionUn locale affollato. Una serata noiosa. Niente è come Paulo lo vorrebbe. Ma tutto cambia in un attimo. Una voce. Una luce e poi un apparizione. Lei... "CERCAMI...mi hai trovato una volta, puoi farlo una seconda..." E poi è scomparsa Per Paulo iniz...