Ipotesi

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Care amiche,
Con questo capitolo spero di augurarvi BUON ANNO! Che sia un 2019 pieno di luce, sogni, desideri e tutto ciò che ci aiuta ad andare lontano...
Attendo le vostre ⭐e, come sempre, i vostri preziosi commenti. Vi abbraccio forte. Vostra  Velmachelly


La stanza è  immersa nel buio.
Quando riapro gli occhi solo una sottile lama di luce filtra dalle imposte chiuse della finestra.
Per un attimo fatico a ricordare che cosa sia successo, ma quando tento di alzare la testa una leggera fitta alla base del capo  riporta tutto alla mia mente.
Poggio una mano sulla fronte facendo un profondo respiro e la mente inizia ripercorrere gli avvenimenti.
Un altro profondo respiro mi esce mentre sfioro il bernoccolo che sento sulla fronte.
"Ti sei svegliata..." la voce che proviene dal mio fianco mi fa sobbalzare e voltare di scatto. scordandomidel dolore che però si fa sentire subito.
"Ahi!...Paulo...che cosa Ci fai qui?"
"Sono qui Per te...ti fa male?"
"Si...cioè...Non molto, solo adesso che mi sono girata di scatto..."
"Muoviti piano..."
Accende la luce sul comodino e finalmente lo vedo.
Mi manca quasi il fiato.
Gli occhi di quel verde straordinario cercano di capire come sto. Posso leggerci apprensione, ansia e qualcos'altro che non voglio decifrare.
"Senti ancora molto dolore?" Mi domanda sfiorandomi la fronte con le dita leggere.
"Molto meno di prima...sto meglio...sei rimasto qui?"
"Si..."
"Che ore sono?"
"Le dieci e mezzo...hai dormito quasi tre ore...e sinceramente mi sono addormentato  anch'io..." mi risponde con quel sorriso dolce e malandrino.
"Oddio! Ho un sacco di cose da fare oggi! Le degustazioni  e la "Contessina" mi devo muovere..."
"Ehi,ehi...calma! Il dottore ha detto che devi stare a totale riposo...È quello che devi fare lo stanno facendo gli altri...Non hai nulla di cui preoccuparti, solo RIPOSARE!"
"Avete pensato a tutto mentre dormivo!"
"Abbiamo fatto del nostro meglio..."
E quel sorriso dolce e malizioso torna sul suo viso e costringe il mio cuore a mancare un battito.
"E tu che compito hai?"
"Il migliore...stare con te per aiutarti e starti vicino..."
Non so cosa dire.
"Grazie..."
Provo ad alzarmi, mi sento intorpidita dal dolore che ho provato e dai farmaci che ora lo tengono sotto controllo.
Paula mi aiuta a mettermi seduta sul letto, un capogiro fa ruotare la stanza intorno a me, ma fortunatamente  si blocca subito.
"Tutto bene? Ti gira la testa?"
"No, è stato un attimo...ora è  passato...però...ho fame...!"
"Certo! Ora ti porto la colazione...ma tu resta ferma qui!" Mi dice puntandomi l'indice addosso.
"Devi aiutarmi o darmi ordini?" Gli chiedo sorridendo
"Entrambe le  cose...sono autorizzato!"
"Da chi?"
" Da tuo nonno!" Dice trionfante
"Ah, dovevo immaginarlo!"
Ridendo esce dalla stanza diretto in cucina.
Appena lo sento muoversi di là,  mi guardo bene dal rispettare l'ordine che mi ha dato.
Sposto le lenzuola e il piumone, lentamente mi giro e faccio scendere le gambe dal letto.
La testa sembra stabile ma per sicurezza rimango ancora un attimo seduta sul bordo facendo un profondo respiro.
Infilo le pantofole e con estrema cautela mi alzo, cercando di mettermi in posizione diritta senza compiere gesti bruschi.
Una volta in piedi la testa fa un leggero capogiro ma dura lo spazio di un lampo, poi tutto torna equilibrato.
Mi sento indolenziete in ogni dove ma, riuscire a stare in piedi è  comunque una vittoria.
Prendo dall'appendi abiti il mio cardigan preferito, un maglione ormai sformato che credo di avere da almeno dieci anni! È  la mia coperta di Linus, il mio "abbraccio effimero", insomma quell'indumento che metti o quando sei felice e rilassata oppure, con probabilità  maggiore, quando sei triste, ammalata, depressa, con il cuore infranto o, come in questo caso, indolenziete per una caduta.
In sostanza, quel maglione inguardabile che puoi meteore solo in casa quando non c'è nessuno o sei con altre donne che ti possono capire, ma che di certo ti guardi bene dal mostrare a un fidanzato al primo appuntamento o a...un famoso calciatore  notoriamente figo, miliardario e con la coda di donne come al banco degli affettati e che sta in cucina a prepararti la colazione dopo averti raccolto con il cucchiaino, spalmata in mezzo al fango, per motivi a te totalmente sconosciuti alle sei del mattino.
Io però, non ho modo di evitare questa situazione, sto meglio rispetto a prima ma mi sento comunque un rottame e in ogni caso, non siamo fidanzati, lui tra due giorni tornerà  alla sua vita,  cancellando dalla mente questa vacanza che si è trasformata in un incubo insieme alla sottoscritta, quindi "maglione antisesso " sia!
Riesco ad arrivare in bagno. Con fatica mi sciacquo la faccia.
Il bernoccolo sulla mia fronte è  di un dolore giallo-bluastro, ho le occhiaie, il colorito di un cadavere e i capelli di una strega.
"Mi sa che il maglione è  la cosa migliore  che ho addosso!" Penso.
Mi guardo ancora un istante, pensando a quante speranze ci sono che possa rendermi presentabile...la riflessione dura pochissimo e la risposta è scontata, NESSUNA!
Con questa triste consapevolezza, avvolto il cardigan ancora più stretto intorno a me ed esco dal bagno.
Dalla porta che dà  sul soggiorno lo vedo.
Si muove sicuro anche se non conosce l'ambiente.
Mi fermo un attimo a fissarlo.
Quella visione mi fa uno strano effetto.
Mi fa pensare a una  domenica mattina in famiglia.
Lui che si alza prima e prepara la colazione. L'odore del caffè, la casa calda, la luce bassa dell'inverno che prelude al Natale che entra dalla finestra, la tavola preparata, il camino acceso, una melodia di sottofondo e noi che ci prendiamo il tempo di un abbraccio, di una bacio, di una carezza, di qualcosa di sussurrato prima che...un pianto e una vocina infantile arrivi chiamando mamma e papà, dicendo che qualcuno sta piangendo...
OH CRISTO SANTO! ma che cosa sto pensando!
"A quello che vuoi!" Sentenzia la diavolina
"No! Non è  vero...!" Rispondo
"Si che lo è! Ed è già al seconda volta che ti capita!"
"Si ma stavolta ho l'attenuante! HO BATTUTO LA TESTA!!!" Dico trionfante
"Stronzate! Lo hai pensato anche ieri ed eri sana!"
"Mi sa che non sono più sana da qualche giorno!"
"Ecco! Fatti delle domande e datti delle risposte!"
"Si, sono caduta e ho battuto la testa! Questa è  la risposta ad ogni domanda!"
"Ma ieri e prima di ieri non eri caduta...e hai fatto lo stesso pensiero..."
"Black out mentale!"
"Amore? Non potrebbe essere?"
"No, non può essere...e comunque..."
"...e comunque apparteniamo a due mondi diversi...lui non è  realmente interessato a me...può avere tutte le donne che vuole...è  stata solo una parentesi...e solo sesso e attrazione...devo continuare con le scuse banali?" Mi chiede la diavolina facendomi il verso.
"No, devi solo sparire!"
Con un gesto della mano che spossta solo aria la scaccio dai miei pensieri nel momento in cui lui si volta e mi vede.
"EHI!!! Ma cosa fai in piedi? Ti avevo detto di restare a letto!!!...cos'hai? Ti gira la testa?"
Lo vedo venirmi incontro, prima che si avvicini muovo qualche passo nella sua direzione con il risultato che ci scontriamo al centro del soggiorno, o meglio, io finisco dritta nelle sue braccia.
"Scusa..."dico, con la voce imbarazzata come una bambina.
"E di cosa?" Mi domanda guardandomi  negli occhi, con quel suo sorriso a cui faccio fatica a resistere.
"Ti sono venuta addosso..."
"Eh, secondo te è  qualcosa che può infastidirmi?...Non credo proprio..."
Con quelle parole mi avvolge in un abbraccio delicato e morbido, uno di quelli che ti avvolgono come una coperta calda, che ti fanno sentire protetta, sicura e ancora qualcosa di più che non so definire.
Mi lascio stringere. Poggio le mani sul suo petto e ci appoggio anche la testa.
Lui mi stringe un po'  di più costringendomi ad avvicinarmi.
Le mie difese, con lui, sono già basse quando mi sento bene, ora che sono dolorante e vulnerabile sono totalmente assenti.
"Come ti senti?" Mi domanda quasi sussurrandomi all'orecchio.
"Dolorante e...fiacca...senza forze..." e di nuovo sento che potrei piangere, ma ricaccio indietro le lacrime con forza.
"Dovevi restare a letto...adesso facciamo colazione e poi torni a stenderti..."
"Non voglio stare a letto tutto il giorno..."
"Devi restare a totale riposo! È lo farai!"
"Va bene...ma adesso ho fame!"
"Giusto! Siediti, oggi ti servo io!"
Mi accomodo al tavolo che riconosco essere stato imbandito dalle mani di mia nonna e mia madre.
La mia pancia brontola, l'odore del caffè  stuzzica le mie narici.
Prendo la brocca del succo di frutta ma alzare le braccia e cercare di spostare la stessa per avvicinarla bicchiere mi costa una stilettata al collo che mi costringe a emetetre un gridolini di dolore che non vorrei.
"AHI! MERDA!!!"
"Aspetta, faccio io...Non ti devi sforzare..."
"Da quando alzare una brocca di succo d'arancia è considerato sforzo?"
"In questo momento, evidentemente,lo è...Non fare quella faccia arrabbiata è tutto normale Niña!...anche se...essere così bella anche con un bernoccolo in fronte non è per niente normale..."
Non mi aspetto le sue parole e stranamente, mi sento quasi in imbarazzo.
"Grazie...Anche se questo bernoccolo nostro non è  proprio...decorativo...un Po come il mio colorito..."
Dico per cercare di non mostrare ciò che provo.
"Ti assicuro che non toglie nulla alla tua bellezza..."
Davanti a me appare un bel cappuccino e io finalmente posso pensare a riempire il mio stomaco.
Noto che anche lui fa colazione con me, forse prima non l'ha fatta, lo vedo mangiarsi  una brioche  come un affamato  che ha vagato per giorni.
"Nient yogurt oggi?"
"Posso variare la mia dieta,sai?" Risponde con un sorriso.
"Uhm, si, solo non ti avevo ancora visto iniziare la giornata con dei carboidrati...Non hai fatto colazione prima?"
"No...solo un caffè...Non riuscivo a mangiare finché non ho parlato con il medico..."
È  sincero. Ha veramente saltato la colazione perché era preoccupato per me.
Il cuore mi si stringe, ma devo dissimulare quella sensazione più per me stessa che per lui.
" Mi dispiace...ma avresti potuto mangiare, in fondo sapevi che ero caduta..."
"Credevo di sapere...invece mi sbagliavo..."
Ingoio velocemente il sorso di cappuccino.
"Cosa vuol dire che ti sbagliavi? Sono caduta perché un ramo mi è venuto addosso..."
Lui posa la tazza sul tavolo, ha gli occhi seri.
"No, Malena. Non sei caduta per caso..."
"Paulo, non capisco cosa stai dicendo...io non mi ricordo bene ma..."
"Appunto, non ricordi bene...e non è quello che è  successo..."
"E allora cosa è  successo?"
"Sei stata  colpita..."
"Che sono stata colpita lo so e ti assicuro che lo sento anche!..."
"Non hai capito...qualcuno ti ha colpita alle spalle...qualcuno ti ha dato quel collo volontariamente...poi Sei caduta e ha sbattuto la fronte sul gradino...ma il colpo al collo è  stato dato apposta, voleva ferirti..."
Mi si ferma il respiro. Qualcuno ha voluto darmi quella botta in testa? Qualcuno mi ha colpito alle spalle...
"Siete...sicuri...cioè,  chi ha detto questa cosa?"
"Il dott. Bernini..."
"Oh Dio! E voi gli credete!? Ha più di settant'anni e una passione per i gialli e le investigazioni...Non potete dargli retta..."
"Malena, ascolta...so che non è facile da accettare ma non credo che abbia sbagliato in ciò che ha detto..."
"E cosa ha detto? Sentiamo..."
"Ha detto che il livido è  chiaramente un trauma da impatto voluto, un colpo sferrato con forza e in maniera precisa, da Qualcuno che sapeva dove colpire...un po'  più in alto e ti avrebbe causato....insomma, chi ti ha dato quella botta sapeva ciò che faceva e lo ha fatto apposta..."
"Paulo! Questo può  voler dire tutto e niente! Pioveva a dirotto,  tirava un vento forte...lo capisci anche tu che può essersi staccato un ramo e avermi raggiunto alla nuca..."
"No Malena! Bernini ha detto la verità..."
"Ma come puoi dire una cosa del genere!"
"Perché io, ho visto qualcuno!"
Le sue parole e il suo sguardo mi bloccano, facendo  sorgere il dubbio.
"Che cosa vuol dire che "hai visto qualcuno!"?" Gli domando
"Stamattina...ricordi quando mi sono alzato per chiudere la finestra?"
"Si, mi ricordo..."
È  vero, ricordo perfettamente quando è  andato alla finestra, quando si è alzato dal letto caldo in cui eravamo, quando le sue braccia per un po'  non mi hanno più avvolta...ricordo anche tutto il resto, ma non posso pensarci ora.
"Quando ho chiuso la finestra...io...ho visto passare un ombra! Qualcuno si è  mosso e velocemente è  sparito..."
"Un ombra? Ma, cosa stai dicendo...io...Non..."
"C'era qualcuno, Malena...qualcuno che probabilmente ci stava spiando..."
"Aspetta! Aspetta un attimo...mi stai dicendo che hai visto qualcuno passare davanti alla finestra? E che secondo te ci stava..."
"Ho visto un ombra! Ma era una persona..."
"Paulo, stai parlando di un ombra! C'era buio e pioveva...il vento soffiava forte, gli alberi creano migliaia di ombre...Non puoi pensare..."
"Malena! NE SONO SICURO! Adesso sono certo di non essermi sbagliato! Pensaci...tu che esci e dopo poco succede tutto questo...ammetterai che ha un senso..."
Lo devo ammettere, il suo discorso  non fa una piega.
"Si...può  essere...ma non  è  detto..."
"Maddalena! Ragiona! Metti insieme i pezzi...pensaci...e dimmi: hai un idea di chi può essere stato?"
"Non lo so Paulo..."
"Rifletti! C'è qualcuno che può avercela con te?"
"No, non mi viene in mente nessuno..."
"Nemmeno dopo ieri sera?...dopo quello che è successo nella serra?"
Mi alzo di scatto dalla sedia, con l'immediato effetto di ricevere una stilettata di dolore che mi trafigge dalla base del collo alla tempia, ma non voglio darlo a vedere.
Il problema è che lui è attento e io poco in grado di dissimulare.
"Devi alzarti piano...stai male?"
"Un po'..."
"Ti prendo le pillole che ti ha prescritto il dottore..."
Torno a sedere al mio posto. In breve lui ritorna, un bicchiere In una mano e una pillola nell'altra.
Prendo ciò che mi porge, tanto le alternative non sono contemplate.
"Questa pillola mi intontira' per il resto della giornata?"
"No, vedrai che ti aiuterà a far sparire gli ematomi e il dolore...ma è meglio se torni a letto...andiamo..."
Dolcemente mi fa alzare e mi accompagna di nuovo a letto.
Stendersi mi fa sentire meglio. Il mio corpo è  dolorante e la mia testa sta lavorando a mille all'ora dietro le parole di Paulo.
Lui si stende a fianco a me.
Mi sento stanca e confusa, vulnerabile e preoccupata.
Mi volto a guardarlo e lui, come  sempre, pare leggermi nel pensiero.
Non ho barriere da opporre e Non voglio averne.
Mi rifugio tra le sue braccia che mi accolgono esattamente come avevo immaginato e come ricordavo.
Il suo calore, il suo profumo sembrano cullarmi.
"Non pensarci ora Niña...riposati..."
Chiudo gli occhi e lascio che le sue labbra posino piccoli baci sul mio naso, sul contorno delle mia bocca.
Il battito del suo cuore e regolare, un sospiro profondo mi nasce spontaneo, oltre il fastidioso dolore che le mie botte mi procurano, c'è  questa sensazione di languido piacere che mi pervade.
"A cosa stai pensando?..."
"A niente..." provo a mentire in modo del tutto vano.
"Non dire bugie..." sussurra accarezzandomi la guancia.
"Sto pensando a quello  mi  hai detto...al fatto che...qualcuno mi ha colpito..."
"Hai un idea? Non so, qualcuno con cui hai litigato...discusso..."
"Niente che possa portare  a fare questo..."
"Se tralasciamo quello che è  successo nella serra..."
"Stai pensando a Marco?...No Paulo...anche se già quella volta..." mi fermo immediatamente, sperando che non capisca che stavo per dire qualcosa di cui non voglio parlare, ma ovviamente è troppo tardi.
"Quale volta? Malena,  cosa stavi per dire?..."
"Niente...nulla...sono stanca..."
"Non ci provare! Parla!" Mi mette una mano sotto il mento perché  lo guardi negli occhi, non ho via di scampo.
"Dimmi quello che stavi per dire...riguarda Marco?! Vero? Riguarda la vostra relazione? Perché è finita?"
"Perché devi fare cosi tante domande?"
"Perché ho la netta sensazione che stessi per dire qualcosa che riguardava lui, anzi voi...e anche lui ha accennato a questa più di una volta ieri...Perché vi siete lasciati? Chi Ha lasciato l'altro? E non dirmi di comune accordo perché lui, per quel che ho visto non  era d'accordo per nulla!"
"Io! I'ho lasciato lasciato io...sei contento?"
"Uhm...e perché?"
"Perché...un uomo può mettermi le mani addosso solo una volta!"
Sento il suo corpo irrigidirsi all'istante. I suoi occhi cambiano colore. La mascella diventa una linea dura e stretta, so che le domande non sono finite.
"Cosa vuoi dire? Stai dicendo che ti ha picchiato? È  questo che mi stai dicendo?"
Non cerco nemmeno di dissimulare, sono troppo stanca.
"Si. È  successo solo una volta..."
"Racconta!" Risponde imperativo.
"Eravamo andati a una delle tante cene a cui mi trascinava...sono sempre stata un trofeo da esibire, soprattutto in quelle occasioni in  cui  doveva fare affari o trattative...insomma una cena noiosa...come tante altre...al nostro tavolo c'era un ragazzo gentile  e simpatico, anche lui con la fidanzata...ci siamo messi a parlare, almeno avevo qualcuno con cui dialogare e non solo fare la bella statuina al suo fianco...poi siamo tornati qui, a casa mia..."
Mi fermo per prendere respiro e non lasciare che la mia mente venga travolta da troppi ricordi.
"...e poi? Cosa è  successo?..." mi domanda dolcemente.
"Ha continuato per tutto il viaggio a chiedermi di cosa avessi parlato con lui, che cosa ci eravamo detti...quando siamo entrati era furente, continuava a dire che lui ci aveva provato e io gli avevo dato corda...mi sono stanca e gli ho risposto che non dovevo rendergli conto di nulla, che non ero una bambola di sua proprietà e che non avevo fatto niente di male...ma ho peggiorato le cose...mi ha afferrato per un braccio, ho provato a divincolarmi ma non ci sono riuscita...poi ho sentito solo la sua mano che mi colpiva forte con uno schiaffo...e poi un altro...era impazzito...mi ha attaccato al muro  e mi ha preso il collo con una  mano, credevo volesse strozzarmi...invece voleva...saltarmi addosso...continuava a ripetere che ero sua, che non avrei più dovuto comportarmi così...da PUTTANA!"
Paulo non si muove, il suo corpo è ancora teso, forse più di prima.
"E tu...voglio dire...e riuscito a..."
"No! Non gli ho permesso di "violentarmi" se è questo che volevi dire...gli ho graffiato la faccia e dato un calcio nelle palle! Si è  accasciato, senza fiato, l'ho buttato fuori e gli ho detto di non farsi più  vedere, ed è finita lì! Te l'ho detto, non mi faccio mettere le mani addosso più di una volta..."
"Figlio di PUTTANA! Come ha potuto picchiarti!"
"Non lo so...so che non è più successo..."
"Questo però lo mette in cima alla lista..."
"Paulo...Non credo che abbia potuto...Non lo so...sono troppo stanca"
"Hai ragione! Riposa adesso...ci sono io con te e nessuno ti metterà  le mani addosso..."
Mi accoccolo più vicina a lui, le sue braccia mi avvolgono perfettamente e il calore che arriva dal suo corpo mi fa sentire sicura e protetta, tanto da farmi scisolare quasi all'istante nel sonno.



Le cose non stanno andando bene.
Non mi piace.
Lui continua a restare con lei.
Non mi piace.
Deve finire. Subito.
Ci sono cose che lei non sa ed è ora che seppia.

CERCAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora