Attesa

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Spazio autrice
Carissime amiche eccomi! Riesco a pubblicare questo capitolo con una certa regolarità, senza sottoporvi a lunghe attese.
Anche queste righe forse, non vi sembreranno un granché ma sono per me necessarie, funzionali a ciò che deve ancora venire. Attendo di sapere che cosa ne pensate, sapete che amo leggere i vostri commenti! Vi abbraccio forte. Sempre vostra. Velmachelly😘❤

Tutto quello che accadde dopo mi sembra surreale, allucinante, incomprensibile e irreale.
I miei ricordi si sovrappongono in migliaia di flash.
I vigili hanno impiegato più di un ora ad estrarre Laura dall'auto.
Le ambulanze sono partite a sirene spiegate verso l'ospedale di Torino.
Marta su una.
Laura sull'altra.
Ricordo che in pochi minuti, sul luogo dell'incidente sono arrivati il nonno, mia madre e anche la nonna e poi altre persone e giornalisti.
Sono salita sull'auto di Paulo che si è lanciato all'inseguimento delle sirene.
Nell'abitacolo è  calato il silenzio. Solo un pesante silenzio, per tutto il tragitto.
Le ambulanze andavano veloci e noi non non le abbiamo mai perse, o meglio, Paulo non le ha mai perse perché io non vedevo nulla.
Nella mia mente continua  a scorrere il film dell'incidente, il viso pallido e insanguinato di Laura, nelle orecchie risuona il pianto di Marta  e quelle parole che mia sorella ha pronunciato e a cui non voglio pensare.
Da quasi due ore sono seduta in questa sala  d'aspetto. I miei familiari sono tutti qui, la  nonna seduta, la mamma alla finestra, il nonno che cammina avanti e indietro e...Paulo, immobile, a fianco a  me.
Lo vedo fissarsi le mani e solo allora mi accorgo che ha dei piccoli graffi che  probabilmente si è procurato  nel tentativo di estrarre Marta dell'abitacolo.
Ancche le mie mani sono graffiato, così come il mio viso, o almeno credo, non mi sono specchiata, non è la mia priorità in questo momento, ma sento il volto bruciare in diversi punti, e la  maglia bianca che indossò è  macchiata di terra, di erba e di sangue in diversi punti.
Nessuno di noi parla. Ognuno tiene detra la sua angoscia, le sue paure, i suoi timori, i pensieri che non vuole nemmeno formulare.
Appoggio la schiena al muro e chiudo gli occhi, nella speranza di riaprirli e scoprire che è stato solo un sogno, come l'altra volta.
Serro  le palpebre e quando le riapro nulla intorno a me è cambiato, a parte il fatto che Paulo non è più seduto al mio fianco.
È  sparito, un altra volta, pare sia una  cosa che gli riesce piuttosto bene negli ultimi tempi.
Ma stavolta è  diverso. Lui riappare nel vano della porta. Ha in mano un vassoio, sopra ci sono dei bicchieri di plastica.
Dell'odore che emanano capisco che si tratta di caffè. Passa silenzioso a distribuirli, tutti ne prendono uno, anche se poi, forse non Lo berranno,  ma è un gesto come un altro per distrarsi.
Quando arriva di fronte a me, anch'io afferrò il bicchiere con il suo liquido scuro e una bustina di zucchero.
"Grazie..." riesco a farfugliare.
"Di nulla..." mi risponde sedendosi di nuovo accanto a me.
Bevo d'un sorso il caffè.
La bevanda calda scivola lungo il mio esofago fino allo stomaco, dove emana un calore che pensavo non esistesse più, ne fuori  ne dentro di me.
"Tieni, bevi un po'  d'acqua..."
La sua voce mi raggiunge mentre lui mi porge una bottiglietta.
Faccio quello che mi dice, in effetti è  molto che non bevo.
Mentre sto ingoiando l'ultimo sorso, sulla soglia della porta appare un medico nel suo camice verde da sala operatoria.
Chiudo subito la bottiglietta e salto in piedi  come una molla.
"I familiari di Laura Manfredi..."
Tutti si alzano dalle sedie con un "si" a ribadire che siamo tutti li, per lei.
Manfredi. Mi ero quasi scordata che Laura porta il cognome di nostro padre. Lo porto anch'io in realtà, Maddalena Manfredi Da Selmi, sarebbe il nome corretto, ma quel Manfredi, l'ho eliminato dalla mia vita, così come ho escluso lui, al massimo mi firmo Maddalena M. Da Selmi, e quella "M" puntata può  essere scambiata per un secondo nome e a me basta.
Ci riuniamo tutti intorno al medico, tutti, tranne Paulo che rimane un passo dietro a me per discrezione.
"La signorina ha riportato numerosi traumi nell'incidente...siamo intervenuti sull'emorragia interna con asportazione della milza...Ha un trauma toracico, quattro costole rotte, di cui una ha perforato un polmone...l'emorragia interna è  stata fermata e ha perso molto sangue, inoltre c'è un trauma cranico importante...in questo momento viene tenuto sotto controllo, ma non è  escluso che possa necessitare di un intervento successivo, sarà una valutazione che farà il neuro chirurgo..."
Ogni parola del medico mi cade addosso come un macigno.
"Dottore, mi scusi, può dirci in poche semplici parole qual è la reale situazione? Perdoni la franchezza di un povero vecchio..." il nonno interviene, non è per nulla un povero vecchio, vuole che il medico di cachiaramente come stanno le cose.
"La capisco...sarò  più chiaro...il quadro clinico è  molto complesso e, attualmente, poco allettante diciamo così...la prognosi resta riservata, sua nipote è  chiaramente in pericolo di vita. Pertanto mi riguarda, a livello toracico, siamo intervenuti in una situazione complessa ma risolvibile, quello che complica la situazione è  certamente il trauma cranico...la possibilità sono due, o Nelle prossima 24/48 ore inizierà  a riassorbirsi, e sarebbe un ottimo segno, oppure l'unica strada percorribile è  l'intervento...qualora si dovesse operare, in questa situazione così complicato è  molto probabile che riporti danni cerebrali permanenti..."
Credo di aver sentito chiaramente il cuore fermarsi, per un attimo, si è  fermato, ne sono certa.
Non so con quale forza e voce riesco a parlare.
"Che percentuale di sopravvivenza c'è in questo momento?" Chiedo, ma è come se non fossi io a fare quella domanda.
"Attualmente?...il 40%...sarà mantenuta in coma farmacologico..."
Sento le mani di Paulo che mi affermano la vita e credo siano l'unico sostegno che mi impedisce di stramazzare a terra.
"Possiamo vederla?" Domanda mia madre con un filo di voce.
"No! Mi dispiace...ora è nella sala post operatoria e poi sarà  trasferita in terapia intensiva, potrete vederla domani..."
"Marta! Come sta la bambina..." la nonna è  l'unica ad essere lucida in questo momento.
"La bambina, fortunatamente, non ha riportato traumi gravi, solo qualche escoriazioni dovuta allo scoppio dell'Air bag, chi le ha agganciato il seggiolino lo ha fatto bene, le ha salvato la vita! Anche lei verrà tenuta in osservazione per questa notte, ma domani, sicuramente potrete portarla a casa...Ha un bel caratterino la bimba!"
Quell'affermazione strappa a tutti un sorriso.
"Vi consiglio di anaare a casa. Al momento qui, non potete fare nulla...se ci fossero novità vi faremo avvertire.."
Con quelle parole se ne va, lasciandoci spaesati con il nostro dolore.
Il nonno è  ovviamente, il più pragmatico di tutti.
"Ha ragione, non possiamo fare niente qui...meglio tornare a casa..."
"Io resto!" Esclamo sicura.
Tutti si voltano a guardarmi.
"Tesoro, non puoi fare niente anche se rimani...sei distrutta..."
"IO RESTO! mamma! Voi andate..."
"Malena! Tesoro del nonno, non puoi restare...hai bisogno di riposare anche tu..."
"IO RESTO! nonno..."
"Maddy! Non fare così..." dice mia mamma cercando di accarezzarmi, ma io non voglio. Non voglio gesti, non voglio parole, voglio solo stare vicino a Laura e Marta.
La mano di mia madre che mi tocca la guancia scatena una reazione che nemmeno io so spiegare.
La scaccio via con un colpo secco, allontano il nonno che fa per avvicinarsi a me con uno spintone.
"IO RESTO QUI! ho promesso a Laura che avrei badato a Marta! Non me ne VADOOOO!" so che sto gridando ma non mi importa, con uno scatto infilo la porta e mi dirigo nel corridoio dove un altra porta, chiusa dall'interno impedisce l'ingresso alla terapia intensiva.
Cerco invano di aprirla.
Gli occhi si sono riempiti di lacrime e non ci vedo quasi più.
Sento qualcuno afferrarmi di nuovo per la vita , mi volto e il volto di Paulo e vicinissimo.
Non so con quali forze cerco di divincolarmi dalla sua presa, senza che me ne renda conto la mia mano parte e gli assesta uno schiaffo ben piazzato sulla guancia, lui ha un attimo di esitazione, ma solo un attimo, perché due secondi dopo,  mi ritrovo conn la schiena al muro, le mani bloccate ai lati della testa e il suo corpo premuto contro il  mio che mi impedisce qualunque altra mossa, il tutto sotto lo sguardo sgomento dei miei familiari.
"Non aiuti Laura in questo modo! Non aiuti nemmeno Marta, se davvero vuoi prenderti cura di loro! Lo so che capisci quello che ti dico quindi ...calmati!"
Le sue parole, pronunciate a pochi centimetri dal mio viso hanno il doppio effetto  di calmarmi e farmi infuriare ancora  di più.
Provo a muovermi ma l'esito e solo quella di strofinarmi tra lui e la parate con la conseguenza di avere  Paulo  che si prema ancora più forte contro di me.
I miei familiari sono rientrati nella sala d'attesa lasciandoci combattere la nostra battaglia nella fredda luce ospedaliera.
"Ascoltami Malena, so come ti senti...so che vuoi stare con Laura ma non PUOI,  in questo momento non è possibile...ragiona! Sei una donna intelligente...così metterai in angoscia anche la tua famiglia e credimi non ne hanno bisogno!..."
Tiro su con il naso, sbatto le palpebre che fanno cadere le lacrime che ci sono impigliata.
So che ha ragione e smetto di lottare.
"Ascoltami...vuoi stare vicino a Laura?"
"Si..." rispondo con voce malferma.
"Vieni a casa mia... È a pochi chilometri da qui...se sarà  necessario arriveremo in ospedale in pochi minuti..."
Il suo viso è vicinissimo, a  pochissimi centimetri dal mio.
Non so cosa provo, non riesco a definire quello che sento, tutto è  confuso nella dentro di me.
Sento che  mi ha liberato le mani, ma resta comunque attaccato a me per non permettermi di scapapre.
Le sue mani mi prendono il viso e con il pollice cerca di asciugare le lacrime che scorrono sul mio volto.
"Guardami Malena...lo so quanto stai soffrendo...ma io sono qui, e sono QUI per aiutarti! Fidati! Fidati di me Malena...me ne sono andato come uno stronza! Hai ragione...ma fidati...FIDATI!"
Continuo a fissarlo mentre lui continua a ripetere quella parola..."FIDATI...FIDATI..."
La mia mente registra quelle sillabe e nella confusione che regna sovrana in me comprendo di non avere alternative, se voglio restare accanto a Laura, Paulo mi sta offrendo l'aiuto che mi serve e comunque, sempre  meglio che un anonima camera d'albergo.
"Va bene..." riesco solo a dire questo prima che un singhiozzo che cerco di soffocare mi spezzi la voce.
Lui sorride in modo dolce e le sue labbra si posano delicate sulle mie, e li, sfiorando la mia bocca sussurra "Continuo a cercarti..."
Non rispondo. Non ho la forza e non trovo le parole.
Comunichiamo la decisione alla famiglia che non sembra ne stupita ne preoccupata, del resto c'è ben altro ad occupare  i loro sentimenti in questo momento.
Loro decidono di tornare alla tenuta, domani saranno di nuovo qui, mi porteranno anche dei vestiti.
Ci salutiamo nel parcheggio.
La notte è  scesa con le sue ombre scure e sembra rendere tutto ancora più cupo.
Nell'abitacolo della macchina di Paulo il calore del riscaldamento inizia a penetrare sotto i miei vestiti sporchi.
La strada scorre davanti ai miei occhi attraverso il finestrino.
Non vedo nulla in realtà. La mia mente continua a ripercorre le immagini dell'incidente, il volto di Laura, il pianto di Marta, l'attesa in ospedale e le parole del medico, nella Ia testa non trova spazio altro.
Le luci della città si intensificano e dopo pochi minuti mi accorgo che l'auto percorre i viali del centro, Paulo non parla,ma il nostro silenzio è  interrotto dal suono del suo telefono collegato all'auto.
Il suono mi desta dal torpore in cui sono caduta. Getto lo sguardo distrattamente sul display del cruscotto e leggo "mamma".
Dal volante Paulo risponde subito.
"Hola...Mama..."
"Paulo! Dove sei?...ho appena sentito il telegiornale...è  successa una cos terribile...La sorella di Malena, ha avuto..." la voce di Alicia mi arriva concitata e preoccupata allo stesso tempo.
"Si, Mama....calmati! So già tutto...sono arrivato poco dopo lo schianto..."
"Dios! Ma que...cosa è  successo? Come sta?..."
"Mama...fai troppe domande...ti spiegano tutto appena arriviamo..."
"Appena arrivate?..."
"Si, Malena è  con me...siamo usciti dall'ospedale da poco...possiamo venire a cena da te?"
"Certo! Certo che potete...ma Francesca, Giovanni, Angela...dove sono?"
"Sono tornati a casa...tra poco siamo lì!"
"Ok, vi aspetto!"
Paulo chiude la telefonata, ma io continuo a guardare fuori, come se oltre il vetro potessi trovare delle risposte.
Pochi minuti dopo, parcheggiano sotto un elegante palazzo.
"Siamo arrivati..."
Apro la portiera e scendo. Lui è già davanti al portone  che affaccia su un marciapiede.
Apre con le chiavi, tiene aperta la pesante porta di legno e io mi infilo nell'androne di un palazzo in stile liberty.
Mi guida verso l'ascensore che è  già arrivato, chiude le porte alle nostre spalle e sale all'ultimo piano.
Solo ora che ci troviamo in questo spazio ristretto riesco, per la prima volta, a percepire il profumo di Paulo e capisco che quel profumo, ho continuato a sentirlo per tutta questa settimana, in  casa mia, nel mio letto e quando non lo sentivo lo cercavo, ma non ho tempo di approfondire quel pensiero.
L'ascensore si apre su un pianerottolo in cui affaccia una sola porta che si apre all'istante e nel cui spazio si materializza la figura di Alicia.
Appena entrata, il calore di quella casa che non conosco mi accoglie come se fosse famiglaire.
Alicia non dice nulla, i nostri occhi si incrociano,lei apre le braccia e io mi ci tuffo dentro, mi stringe con quel modo di abbracciarti che hanno solo le mamme e tutte le mie barriere crollano.
Piango liberamente. Non provo nessuna vergogna.
"Shhhhshsh! Hija  mia! Sei a casa ora! Andrà tutto bene! Shshhshsh..."
Mi acacrezzo i capelli mentre io verso una quantità smisurata di lacrime sulla sua spalla, finché decido che devo ricompormi, mi stacco, asciugo le lacrime con la  manica di ciò che resta del maglione sporco e imbrattato di sangue, polvere e Dio solo sa cos'altro.
"Ora hai bisogno di togliere questi vestiti sporchi, farti una bella doccia e mangiare qualcosa...vieni, ti accompagno...credo di avere qualcosa che possa andarti bene!"
Guardo Paulo  che mi fa un cenno d'assenso e seguo Alicia.
Mi accompagna in bagno e  mi porta una sua tuta, una maglietta bianca e un cambio di intimo.
Appoggia tutto sullo sgabello della toilette, con un sorriso lieve.
"Credo ti vadano bene...forse l'intimo non è  quello che indossò di solito...ma sono una vecchia signora..."
"Grazie Alicia, va tutto benissimo..."
"Fai con calma...Non abbiamo fretta...Hija mia!"
Mi fa una carezza dolce sulla guancia e mi lascia sola nel bagno.
Mi tolgo tutto e lascio gli abiti a terra.
Lascio che l'acqua mi scorra addosso, come se potesse portare via tutto.

Sento mia madre tornare mentre sto bevendo in cucina.
"Cosa è successo?"
"Non lo so mamma...Non lo so..."
"Hanno detto che l'auto è uscita da sola..."
"Credo di sì, non c'era nessun altra auto...Non so davvero che cosa sia successo...Non c'era nessuno...non ho visto segni di frenata sull'asfalto..."
"Anche tu non sei messo benissimo, vuoi cambiarti?"
"Si, hai qualcosa di mio qui..."
"Certo! C'è la tua roba lavata nella stanzadegli ospiti...cambiati! Io preparo la tavola..."
Faccio come mi dice.
In camera trovo un paio di pantaloni scuri con le tasche laterali, una maglia e una felpa grigia.
Uso il bagno degli ospiti per fare una doccia veloce e mi infilo i vestiti puliti.
Nella mia testa continuo a ripassare le immagini dell'incidente.
Continuo a pensare che non ho visto segni di frenata  ed è  molto strano.
Continuo a pensare che Laura, non andava molo forte, ma uno schianto anche a 60 km senza frenare e come schiantarsi contro un muro.
Eppure qualcosa continua a non tornare, qualcosa che non va in questa dinamica d'incidente c'è, ci deve essere, ma non riesco a capire cosa.
Metto i panni sporchi nel cesto della biancheria e torno in cucina, continuando a pensare che qualcosa non mi è chiaro.
La tovaola è  già apparecchiata.
Mamma si muove sicura sui fornelli, come quando eravamo a casa. Come quando eravamo a Laguna Larga e io tornavo dalle partite con papà...ma qui è tutto diverso.
Non voglio soffermarmi su quei pensieri e allora chiedo a mamma se ha bisogno di una mano, sentendomi rispondere di no, come sempre, come allora.
"Ma c'è una cosa che puoi fare per me Paulo..."
"Dimmi Mama..."
Lei posa il mestolo con cui sta girando la pasta e si volta a guardarmi.
"Non giocare con quella ragazza! Non coinvolgerla  in...qualunque cosa ti venga in mente..."
Rimango basito dalle parole di mia  madre, non ha mai messo bocca nelle mie relazioni e le sue parole in parte mi infastidiscono.
"Per chi mi hai preso, Mama? Per uno stronzo qualsiasi...grazie! Sono soddisfazioni! Usi le stesse parole anche con gli altri tuoi due figli o sono l'unico privilegiato che consideri una MERDA!"
"Non usare queste tono! Lo sai che mi da fastidio!"
"E mi metterai in punizione? Sono un po' cresciuto per quello..."
Sento una posata cadere pesantemente nel lavello e lei che si volta verso di me con una velocità  che non ricordavo avesse, almeno non da quando avevo sei anni e spaccavo soprammobili con il pallone in casa, salvo poi dover correre a nascondermi da lei che mi ricorreva ciabatta alla mano.
"Dios Paulo! Sei cresciuto, si, ma sei dispettoso e irritante come quando eri un niño! Sei sempre stato il più furbo tra i tuoi fratelli, il più irrequieto, quello disposto a rischiare e...qui lo dico e non lo ripeterò mai più, anche il più intelligente e sensibile...quando vuoi una cosa, tu la prendi! E se la strada è complicata per arrivarci, beh...è  anche più divertente! Ma poi ti stanchi! Devi passare a un altra gara, un altro gioco, un altra sfida...dimenticando quella che hai appena vinto! Sei mio figlio, ti conosco meglio di quello che tu pensi!"
Rimango zitto e immobile, perché so che non ha finito.
"Lo so che lei ti piace! Lo so che ne sei attratto, che tra voi c'è...o almeno c'è stato qualcosa che non è  amicizia...credi che sia una vecchia rimbambita? Ma, fermati! Fermati Paulo! Lei non è una ragazza di quelle  che sei abituato a frequentare...Lei è una "Donna" e in questo momento sta già soffrendo abbastanza!"
"Mi hai preso per un bastare insensibile approfittatori mamma?..."
Non mi risponde,  mi volta le spalle, afferra una rivista che ha sulla sedia e me la mette davanti.
Conosco bene quella copertina e quelle foto rubate da un paparazzo appostato fuori casa mia, sono uno dei motivi per cui stavo andando da Malena quando è successo...tutto quello che è successo...
"Cosa sono queste Paulo?"
"La base di è una denuncia per violazione della privacy!"
"Spiritoso! Questo sei tu, il tuo modo di essere... e da quanto eravamo tornati dal castello? O meglio siamo scappati, come ladri? Due, tre giorni? Soffri di solitudine? O hai solo bisogno di trovare "soddisfazione" diciamo così..."
Le parole di mia madre mi arrivano dritte allo stomaco. Non mi ha mai parlato così.
"Non è  successo niente con quella ragazza mamma!"
"Non devi rendere conto a me di quello che fai nella tua vita privata, non è questo  che mi interessa...Mi interessa che tu sia un uomo con la testa sulle spalle! Se proprio devi divertirti, non farlo con Malena!"
"Non mi hai mai parlato così prima, mamma! Con nessuna altra...perché?"
Abbassa il giornale che mi ha tenuto davanti e il suo sguardo torna ad essere quello che ho sempre conosciuto, dolce e forte allo stesso tempo, poi mi risponde.
"Perché prima di oggi, non avevi mai incontrato una vera donna, niño mio! E le vere donne cambiano tutto! Cambiano il presente e spesso anche il futuro."
Le sue parole fanno luce su un pensiero che finora ho voluto tenere al buio,  a che adesso non posso più ignorare.
"Va bene mamma." Riesco a dire solo questo
Lei mi sorride e torna a  cucinare mentre la mia mente e il mio cuore cercano di mettersi d'accordo.

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