Spazio autrice
Carissime amiche, le mie pubblicazioni stanno diventando a cadenza settimanale...vorrei fare di più...ma per ora non mi è possibile.😣
Vi lascio legegrme il nuovo capitolo, senza anticiparvi nulla...ma attendo, sempre con ansia le vostre ⭐ma soprattutto, in questo capitolo, i vostri commenti. Come sempre vi abbraccio forte. Vostra Velmachelly 😘Io e Paulo torniamo a passo veloce nella sala del ricevimento. Nessuno dei due parla. Nessuno dei due ha voglia di parlare o forse trovare le parole.
Con uno sguardo ci accordiamo per entrare in modo separato, per non dare troppo nell'occhio.
Lui entra dalla porta principale, io che conosco la struttura riesco a sgattaiolare dentro da una porta laterale secondaria.
É ancora molto teso. Lo vedo dal suo sguardo, da quei colori che si mescolano nelle sue iridi, lo percepisco dalla sua mascella serrata, dalla posizione del suo corpo, dalla mano che ha colpito Marco e che continua ad aprire e chiudere in continuazione.
Nella sala la gente si è diradata. Molti ospiti se ne sono andati, alti stano salutando il nonno e la nonna per congedarsi.
Sedute al nostro tavolo vedo subito Laura e Alicia. La madre di Paulo tiene in braccio di nuovo Marta che dorme beatamente cullatta, probabilmente Laura è andata a prenderla dopo che sono uscita.
Le due parlano sottovoce, ridendo e scherzando.
Alicia non sembra per nulla turbata.
Paulo arriva al tavolo prima di me.
"Mama! Con va? Tutto bene?..."
"Oh, ciao tesoro...tutto benissimo...questa bambina è un amore!?"
"Si, è vero...ma tu stai bene?..."
"Si Paulo! Perché dovrei star male? E perché insisti con questa domanda?!" Alicia lo guarda tra l'interdentto e lo scocciato.
Lui alza lo sguardo su di me e io con gli occhi riesco fargli capire di smetterla di insistere.
Lui affera il significato del mio muto messaggio.
"Niente mama, solo volevo sapere come stavi..."
Lei gli risponde soltanto con un largo sorriso e la discussione finisce lì, mentre Paulo torna a guardarmi e io gli faccio un piccolo cenno di assenso con la testa.
Gli ultimi ospiti si avvicinano al tavolo per salutare la famiglia.
Con gentilezza i miei nonni e mia madre stringono le mani a tutti, dispensano sorrisi e ringraziamenti come se tutto fosse normale. In realtà per loro è davvero tutto normale, solo io e Paulo siamo finiti In una realtà parallela, in un periodo di tempo che ha sfiorato solo le nostre vite, gli altri ne sono totalmente all'oscuro, ed è meglio così.
Tra gli ultimi ad andarsene ci sono i Marchesi Landi, Antonio e la moglie Maria, si apprestano a noi, il marchese saluta tutti velocemente, senza essere troppo mellifluo anche con mia madre, a cui rivolge solo un cenno del capo. Nel momento in cui si volta a guardarmi intravedo sulla mascella un segno rosso, il classico rossore di chi ha ricevuto un sonoro schiaffo!
Chiaramente lui ha cercato di nasconderlo dietro una sciarpa di seta legata al collo per coprirsi da un freddo che è inesistente in questa stanza, ma il mio occhio curioso l'ha captato comunque.
Mi volto a guardare Alicia con una vena di stupore, forse non è stata lei...invece quando il suo sguardo incrocia il mio, lei mi sorride apertamente e mi strizza l'occhio in modo complice.
Rimango quasi a scioccata! Quanto mi piace questa donna! Torno a guardare il Marchese che goffamente si sistema la sciarpa, conscio del fatto che io mi sono accorta di quel segno inopportuno, perché anche la moglie, Maria, ormai avvezza alle corna coniugali da diversi anni,sorride soddisfatta meno ubriaca del solito, sia a me che ad Alicia, a conferma del fatto che è consapevole dell'accaduto e che la solidarietà femminile a volte arriva inaspettata ma gradita. Di Marco, invece, nemmeno l'ombra.
Gli ultimi ad andarsene sono Edoardo e la sua famiglia.
Restano a parlare con il nonno più degli altri ed è una cosa normale, mio nonno nutre da sempre il massimo rispetto per chi lavora nell'azienda ed Edoardo, Giorgio e Magda sono pilastri del nostro lavoro, persone di cui né io né il nonno ci priveremo mai.
Edoardo coglie l'occasione per intrattenersi con Paulo che a fatica nasconde ancora la rabbia che prova.
Giorgio invece, chiacchera con mio nonno, con a fianco una Magda impettita e dallo sguardo indagatorio. I suoi occhi passano dal figlio, a Paulo a me, come se cercassero qualcosa.
So che mi guarda con disapprovazione gratuita. So che analizza il mio abito firmato giudicandola troppo "scoperto" soprattutto sulle spalle e sul davanti, dove il corrpetto a cuore mette in risalto le forme del mio seno.
Francamente me ne infischio! Ho ventiquattro anni, sono un adulta libera di vivere la mia vita e di vestire come vuole, non rendo conto a mia madre figuriamoci a lei.
Sostengo il suo sguardo mente bevo un bicchiere d'acqua, la fisso, in maniera anche un po' insolente finché non è lei a distogliere gli occhi per tornare al figlio.
Edoardo si avvicina a me, mi posa una mano delicata sulla spalla, mi volto e lo saluto volutamente in modo caloroso, dandogli due baci sulle guance e avvicinandomi a lui in modo da mettere a contato il suo petto con il mio seno.
"Certo che sei proprio stronza quando vuoi!" Mi sibila la diavolina.
"Non puoi immaginare quanto posso esserlo!" Le rispondo mentalmente.
Edoardo rimane spiazzato dal mio caloroso saluto e le sue guance diventano rosse all'istante. Magda guarda tutta la scena con gli occhi quasi spalancati, mi stupisce che non si faccia il segno della croce davanti a tanta impudenza e io che mi sento più stronza che mai le invioro un altro sguardo, con un sorriso fissullo a definirei quasi diabolico, mentre continuo ad accarezzare il braccio del figlio, quasi volessi sfidarla.
Lei si porta una mano alla gola, dove dell'abito accollato spunta l'immancabile crocifisso.
"Sta andando in iperventilazione!" Dice ancora la diavolina sghignazzante.
"Credo di sì..." le rispondo.
In ogni caso, dopo pochi secondi escono anche loro, lasciandoci soli.
La festa è terminata, i camerieri stanno sparecchiando, l'orchestra ripone gli strumenti e finalmente, questa serata interminabile può dirsi conclusa.
Prendo la mia borsa e lo scialle, seguo gli altri nell'ingresso dove ritiro la mia pelliccia.
Mamma, nonna, nonno, Laura e Marta devono solo salire ai piani superiori per ritirarsi nelle loro stanze.
Io, Alicia e Paulo dobbiamo uscire.
Mi offro di accompagnarli ai " Cavalli", ma Paulo, con un perentorio
"Non è necessario, siamo venuti in auto" mi interrompe subito.
Lo guardo voltandomi nella sua direzione quasi di scatto, il suo sguardo e tagliente e freddo e sotto un manto tempestoso e verde che sono le sue pupille, intuisco che sta trattenendo ancora una volta della rabbia.
"Credo non abbia apprezzato il tuo affettuoso comiato a Edoardo sai?!" Mi sussurra ancora la mia piccola amica.
"Mi stai dicendo che è incazzato per il saluto che ho fatto a Edo?!"
Lei mi risponderemo con un cenno di assenso del capo.
La cosa mi innervosisce subito.
Perché deve essere incazzato? Non ne ha nessun diritto!
"Gelosia! Hai presentazione quella cosa che si prova..."
Non lascio finire la frase alla piccola invertebrati.
"Fanculo! È un suo problema...di uomini gelosi non so veramente che faarmene!"
Con quella risposta nella mente saluto tutti e mi avvio sicura all'uscita. Non mi volto a guardare indietro, apro la porta e lascio che si chiuda con un piccolo tonfo alle mie spalle.
"Fanculo..." continuo a ripetermi mentre mi avvio all'auto.
"Fanculo..." ripeto mentre salgo.
"Fanculo..." di nuovo mentre accendo il motore.
"Fanculo..." mentre faccio la retromarcia.
"Fanculo..." mentre mi allontano dal castello.
"VAFFANCULOOOOO!!!" stavolta lo gridò a pieni polmoni nell'abitacolo piccolo e freddo sbattendo la mano sul volante.
"Ecco adesso il concetto è decisamente più chiaro!" Sentenzia la diavolina e pure lei finisce nello stesso posto dove ho mandato gli altri!
Parcheggio nel garage con una frenata che fa stridere le gomme.
Scendo, chiudo, apro la porta di casa e la sbatto alle mie spalle.
Sul letto getto la pochette, la pelliccia, e lo scialle.
Mentre tolgo gli orecchini e li ripongo al loro posto la rabbia inizia a calare.
Faccio un profondo respiro, vado in cucina a bere un bicchiere d'acqua.
Torno in camera e mi sfilo l'abito davanti allo specchio, lasciandolo cadere a terra.
La mia immagine totalmente nuda che si riflette mi fa ricordare perché non ho più nemmeno il perizoma.
La mia mente ripercorre tutto in un attimo e in quello stesso tempo, la rabbia sparisce, sostituita da qualcosa che non voglio analizzare.
Raccolgo l'abito, lo metto sul letto. Dell'armadio prendo un paio di leggins , una felpa, infilo tutto senza preoccuparmi di mettere nulla di intimo.
Prendo il giubbotto imbottito con il cappuccio, le chiavi di casa infilate nella tasca, spengo le luci ed esco.
Mia avvio lungo il sentiero che costeggia il bosco, quello che porta al retro dei "Cavallini".
In pochi minuti sono a destinazione. L'unica luce accesa è quella nella camera di Paulo, il resto del villino è immerso nel buio e nel silenzio.
Giro verso il retro dove c'è la porta della camera che da direttamenet sulla piscina.
Ho portai con me il paspartou , nel caso la porta fosse chiusa.
Gli scuri sono accostati, sbirciando all'interno lo vedo.
Si sta togliendo la giacca, l'poggia sullo schienale della sedia, si passa le mani nei capelli e lungo il collo, come fa chi è molto nervoso nel tentativo di stendere i muscoli.
Non aspetto oltre. Piego piano la maniglia per verificare se è chiusa a chiave, ma no, la porta è aperta, le chiavi che ho con me non mi serviranno.
Senza pensarci oltre, giro la maniglia fino in fondo ed entro.
Lui si volta subito, di scatto, colto alla sprovvista, forse pronto a difendersi, ma appena vede che sono io rimane immobile.
Non parla. Non dice una sola parola. Lo vedo che è ancora teso, vedo che il suo corpo è rigido, i suoi occhi ancora tempestoso.
Neanche io preferisco parola, forse perché non so cosa dire, o forse perché ho sperato che il primo a parlare fosse lui, per rendermi le cose più semplici. Ma lui, non ha alcuna intenzione di semplificarmi nulla.
Sembriamo due statue, due guerrieri che si fronteggiano in un duello, due pistoleri pronti a fare dieci passi di spalle e poi, voltarsi e sparare, con il dubbio se colpire l'altro oppure no.
La tentazione di girarmi e andarmene fa capolino nel mio cuore. Forse non avrei dovuto venire. Forse avei dovuto mandargli un messaggio e chiedergli di parlare. Forse, forse, forse...quanto odio i forse, i se è anche i ma.
Ciò che conta è che sono qui. E devo decidere in fretta cosa fare, capire cosa sono venuta a fare...il motivo per cui sono venuta lo so, e allora è meglio che lo chiarisca. L'istinto mi ha portato qui, sempre quel dannato istinto che mi spinge a non razionalizzare, ed è inutile pensarci, la razionalità l'ho lasciata fuori dalla porta chiusa alle mie spalle. E quindi decido.
Apro la lampo del giubbotto che ho indossato sopra la felpa e lo sfilo, gettandolo sulla sedia alla mia sinistra.
Paulo continua a guardarmi, ha messo le mani nelle tasche dei pantaloni e non si è mosso di un millimetro.
Tolgo le scarpe da ginnastica.
Inizio ad abbassare la lampo della felpa e penso "ora vado fino in fondo! Non torno indietro!" Ed è quallo che faccio.
La zip si apre fino all'ultimo. La apro davanti a lui, senza imbarazzo, sfilo le maniche e rimango a seno scoperto.
Il suo sguardo cambia improvvisamente, la tempesta si calma e lascia posto a qualcos'altro.
Inizio ad abbassare anche i leggins, lo guardo negli occhi e lui mi fissa di rimando.
Tolgo i pantaloni e resto li, completamente nuda davani ai suoi occhi, per nulla imbarazzata ma solo con il desiderio che ora, adesso, lui faccia qualcosa.
Un rivolo di aria fredda mi sfiora la pelle facendo inturgidire i miei capezzoli.
È a quel punto che finalmente si muove. Viene verso di me rapidamente e finalmente la sua bocca si impossessa della mia.
Da quel momento tutto corre più veloce, il sangue è veloce nelle vene, il mio cuore batte veloce, il mio respiro si mette a correre, tutto il resto scompare.
Mi ritrovo sul letto senza che la sua bocca abbia mai lasciato la mia.
Si toglie velocemente la camicia, i pantaloni e lo ritrovo nudo tra le mie braccia, con quel corpo definito dallo sport, contro il mio morbido e pieno nei punti giusti.
Mi lascia la bocca, quando le sue mani e le sue labbra si impossessano del mio seno, quando i miei capezzoli sono stuzzicato dalla sua lingua mi sfugge un gemito.
Rapido si alza da me, apre il comodino ed estere un preservativo.
Mi alzo e glielo prendo di mano, mi guarda perplesso, quasi a chiedermi se sono capace di farlo e io gli rivolgo solo un breve sorriso mentre apro la bustina ed estraggo il condom.
Lo poggio sulla sua erezione e delicatamente lo srotolo per tutta la lunghezza.
Lo vedo chiudere gli occhi e fare un respiro profondo. Accarezzo i suoi addominali e lui torna subito a guardarmi, mi distende di nuovo sul letto, copre la mia pancia con un infinità di baci che mi procurano migliaia di brividi, sale di nuovo sul mio seno e poi ancora sul collo.
Prende le mie mani e le trattiene sopra la mia testa, lo lascio fare perché l'unica cosa che voglio è averlo dentro di me.
Muovo il bacino verso di lui e con precisione lo sentro penetrarmi.
La sensazione mi proca subito un ondata di piacere, un lamento più forte mi sfugge e lui copre la mia bocca con la sua all'istante perché nessuno mi senta, o meglio, perché Alicia non ci senta.
Inizia a muoversi e io sono già persa, allaccio le gambe attorno al suo bacino e mi muovo con lui,per andargli incontro, per sentirlo sempre di più...
Non ci vuole molto prima che il ritmo diventi incalzante e rapido, la pelle di entrambi si ricopre di un leggero sudore, il respiro è sempre più spezzato e io sento il piacere avvicinarsi sempre di più.
Le mie mani sono libere di toccarlo, di stringerlo, il suo respiro si fonde al mio.
Sto per perdere il controllo e l'unica cosa che riesco a dire, mormorava contro le sue labbra è
"PAULO...."
"Lasciati andare...Mi Nina..."
Lo faccio. Mi lascio andare e l'orgasmo arriva prepotente, mi invade e mi fa quasi urlare di piacere, a lui ancora una volta è pronto a chiudere la mia bocca con la sua.
Il ventre si contrae e un infinità di particelle di piacere mi invadono. Un attimo dopo lo sento raggiungere l'orgasmo, lasciarsi andare con la testa appoggiata al mio collo e qual contatto mi procura ancora più piacere del piacere stesso.
Lo lascio respirare li, tra la mia spalla e la vena del collo che pulsa veloce il sangue nel mio corpo insieme a tutte quelle endorfine che mi procurano uno stato di benessere che credo di non aver provato mai prima d'ora.
Il respiro lentamente si sta regolarizzando, sento il suo cuore battere contro il mio, come fossero due tamburi che tengono il ritmo di un'orchestra.
Lentamente alza la testa e i suoi occhi incrociano i miei. Non c'è più nelle sue pupille quella tempesta che ne increspava la superficie come fosse un mare, le sue iridi ora sono un lago calmo, un velluto morbido, un prato appena sfiorato dal vento.
Gli accarezzo la guancia seguendo la linea della mascella e con il politiche il profilo delle labbra.
Si abbassa a sfiorare la mia bocca in un bacio delicato e complice che ricambio allo stesso modo.
"Torno subito...Non scapapre..." sussurra sulle mie labbra.
"Ti aspetto...Non preoccuparti..." rispondo a bassa voce.
Si alza da me e il mio corpo si accorge subito della sua assenza.
Mi ranicchio in posizion fetale, poggiando la testa su un cuscino per assaporare ancora quello stato di benessere che sento.
Passano pochi minuti e lo sento rientrare nella stanza.
"Così prendi freddo..."
Sale sul letto e sposta le coperte. Non mi muovo, sto troppo bene in quel posto, in quella posizione, in questo momento.
Tengo gli occhi chiusi, lascio che mi sollevi le gambe per poi sentirlo tirare le coperte su entrambi e sdraiarsi sul letto.
Mi abbraccia da dietro. Di nuovo la mia schiena è a contatto con il suo petto e mi muovo per posizionarmi ancora più vicina.
"Allora sei sveglia..." dice ridacchiando
"Si..."
Mi volto verso di lui senza uscire dal suo abbraccio.
Le nostre gambe si intrecciano in un incastro perfetto.
"Sei ancora arrabbiato?" Domando mentre la mia mano accarezza il suo petto.
"Non sono mai stato arrabbiato con te...ero infastidito..."
"Da Marco?"
"Lui è andato oltre la mia rabbia..."
"Cosa Ti ha infastidito?"
"Il tuo saluto ad Edoardo!"
"Era un dispetto a Magda Paulo..."
"Io lo so che era un dispetto a lei, ma ,lui?"
"Siamo amici, te l'ho già spiegato..."
"Questo non gli impedisce di desiderarti...o di innamorarsi di te...perché lui È innamorato..."
"Sa bene che tra noi non può esserci niente..."
"Quel saluto, a lui diceva il contrario...tu sei consapevole che è come hai detto...ma Questo non gli impedisce di illudersi, di sognare di averti...di poterti tenere tra le braccia come sto facendo io adesso...ed è un gran bel sogno, credimi, anche se la realtà...è più bella di qualsi immaginazione..."
Mi stringe di più a lui e io non mi oppongo, le sue labbra tornano sul mio collo, e poi sulla spalla, sfiorando la pelle in modo delicato. La sua mano percorre al mia schiena, scivola sensuale sulla mia natica e poi sulla coscia, increspando la mia pelle di brividi.
Adoro questa sensazione. Vorrei che non finisse. Infilo le dita nei suoi capelli per rendergli la carezza finché le sue labbra non tornano sulle mie a richiedere un bacio languido e sensuale.
"Resta a dormire con me...Non voglio lasciarti andare adesso..."
La sua voce è bassa e dolce, in fondo, non ho voglia di andarmene da questo letto, di uscire da questo abbraccio, di far esplodere la bolla in cui siamo finiti.
"Va bene...ma devo alzarmi presto..." gli sussurro
"Non importa! Presto non è adesso e mi basta..."
Distribuisce piccoli baci sul mio viso, facendomi provare la sensazione di essere protetta, tutelata, sicura qui è ora, una sensazione che non provo da tanto...o che forse non ho mai provato, ma non riesco ad approfondire quel pensiero che mi attraversa la mente.
Gli occhi iniziano ad essere pesanti, sento il sonno che si avvicina, quella sensazione rilassante che precede il dormiveglia.
Mi sistemo meglio tra le sue braccia, sospirando senza aprire gli occhi, non ho bisogno di vederlo per sentirlo.
"Dormi...voglio guardarti mentre ti addormenti..." dice sempre piano.
"Uhm...però devi fare una cosa per me..."
"Che cosa Nina?"
"Devi continuare a toccarmi...Mi piacciono le tue mani..." dico appena prima di non avere più la forza per farlo.
Sorride, lo sento che sta sorridendo mentre posa un bacio sul mio naso.
"Certo! Ti acacrezzo finché vuoi...tu rilassati..."
Sento la sua mano percorrere ancora una volta la mia schiena strappandomi un sorriso, poi scivolo in un sonno morbido e avvolgente.
PUTTANA! L'ho sempre saputo che era una PUTTANA! Non sa resistere agli istinti. Non pensa. Lei prende e poi...poi Resta Una PUTTANA!!!
Sono due ore che è entrata nella sua stanza.
Due ore in cui so bene quello che ha fatto!
Si è concessa!
Si è fatta scopare come una gatta in calore!
Come un qualsiasi animale!
Stronza!
Me la immagino a letto con lui...pronta a concedersi...
Ho fatto il giro del caseggiato, da dove è entrata...
La finestra era socchiusa e loro...loro non si sono accorti di niente...troppo presi a scopare! Come due animali!
Lo stomaco si riempie di acido, mentre ripenso alle scene che ho visto...
Quanto può essere zoccola una donna?!
Una PUTTANA! Una PUTTANA e basta! Subito pronta ad aprire le gambe! Pronta a farsi montare come una puledra! E lui certo, non si è fatto pregare...eh , no! Sai quante può averne?
Ma lei è troppo bella per poterle resistere...e poi perché avrebbe dovuto resistere quando è stata lei ad andare da lui?
E bravo pure lui, a tenersela li, a dormire, nel suo letto, fingendo che gli interessi qualcosa di lei!
Smancerie, coccole, carezze...disgustoso! Uguale a lei!
L'ha tenuta lì solo per potersela scopare ancora! Magari appena sveglio...così, per sentirla gemere di nuovo...Il grande campione! Un maschio come tutti gli altri! Pronto solo a trovare un buco dove infilare il suo affare per avere piacere...
Ma il piacere si paga!
Oh si, si paga!
Ma è lei che deve pagarlo più di tutti...Lei, che in fondo è uguale a suo padre...
PUTTANA è...e PUTTANA resterà...ma pagando.
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CERCAMI
FanfictionUn locale affollato. Una serata noiosa. Niente è come Paulo lo vorrebbe. Ma tutto cambia in un attimo. Una voce. Una luce e poi un apparizione. Lei... "CERCAMI...mi hai trovato una volta, puoi farlo una seconda..." E poi è scomparsa Per Paulo iniz...