Ansia e dubbi

1.5K 67 20
                                    

Spazio autrice
Carissime, riesco a pubblicare senza far diventare la vostra attesa un agonia!
Grazie a tutte per aver letto il capitolo precedente...GRAZIE
Forse questo nuovo capitolo non vi piacerà  molto, ma era necessario ai fini della storia...
Non vi rubo altro tempo...
Attendo le vostre ⭐ e come sempre, soprattutto, i vostri commenti.
Vi abbraccio con affetto infinito. Vostra Velmachelly

Continuo a fissare la porta della camera da letto chiusa.
Continuo a pensare che lei è lì  dentro e il medico la sta visitando.
L'ansia ha iniziato a salire appena il battente si è chiuso alle nostre spalle. L'ansia di sapere davvero come sta. L'ansia di aver fatto qualcosa di sbagliato. L'ansia di averla spostata, fatta muovere e magari aver peggioratole cose.
L'immagine di quel livido dietro la nuca, così esteso e così grande non mi lascia tranquillo.
C'è qualcosa in questo incidente che mi rende irrequieto.
Gli altri sono usciti con me. Le donne hanno iniziato a preparare la colazione per tutti, muovendosi nella casa di Malena come se fosse casa loro. Come fanno a pensare alla colazione? Come possono pensare al cibo, mentre al di là della porta Malena è  stesa nel suo letto, sotto visita.
Poi continuano a parlare, parlare,parlare...anche Marta  sembra voler partecipare alla conversazione con il suo pianto.
L'unico che sembra sentirsi come me è  Giovanni, il nonno.
È  uscito dalla camera e ha iniziato ad accendere il camino nell'angolo del soggiorno e non ha più detto una parola.
Sta li, ad alimentare le fiamme che hanno già preso vigore, perso nei suoi pensieri, così come io continuo a perdermi nei miei.
Persino mia madre sta faccendo mercato con le altre tre! Cazzo! Ma non potete tacere! Mi muovo avanti e indietro nel soggiorno, le guardo  alla ricerca della spiegazione per cui le donne hanno sempre un modo di reagire diverso da quello degli uomini.
Qualsiasi situazione o disgrazia accada, loro hanno qualcosa di materiale da fare e in quel qualcosa trovano la forza per reagire, noi uomini no! Noi dobbiamo chiuderci nel nostro silenzio, lontani da tutto e da tutti possibilmente, o almeno, io sono così.
Anche quando morì mio padre, lo ricordo come fosse oggi, la casa si riempì  di persone e mia madre cucinava per tutti, in continuazione, riusciva persino a sorridere a chi arrivava piangendo a farle le condoglianze.
Accoglieva tutti, abbracciava tutti, parlava con tutti...E io...io l'ho quasi odiata per quel suo modo di fare! Solo ora mi rendo conto del sentimento che provavo allora, e solo adesso riesco ad ammetterlo con me stesso.
Si, l'ho odiata!
L'ho odiata perché lei sapeva e si era preparata a quell' evento!
L'ho odiata perché anche i miei fratelli sapevano ma mi hanno tenuto all'oscuro, mi hanno tenuto lontano, da solo, in quella pensione.
L'ho odiata perché avrebbe potuto, DOVUTO dirmelo, come aveva fatto con gli altri suoi figli, invece non l'ha fatto.
Ho odiato quei giorni precedenti al funerale, la gente che andava e veniva e lei che continuava a non piangere e a sorridere a tutti!
Ho odiato ogni singola persona che mi ha stretto la mano, che mi ha dato una pacca sulla spalla, che mi ha detto "coraggio...devi essere forte...tuo padre aveva grandi progetti per te.." avrei risposto ad ogni uno conunpugno dritto in faccia e poi avrei voluto urlare a lei, a squarciagola che "non sopportavo quello che stava facendo!"
Non era così chela volevo vedere!
"Cazzo, Mama! È  tuo marito quello che c'è in quella bara! È mio padre che seppellirai, non puoi essere sorridente, NON PUOi ESSERE DISPONIBILE, NON PUOI STARE IN MEZZO A QUESTA FOLLA...DEVI STARE SOLO CON NOI! SOLO CON PAPÀ! LO DEVI PIANGERE! IO VOGLIO VEDERTI PIANGEREEEEE!!!"
Invece no, davanti a tutti lei non ha versato una lacrima, non si è mai scomposta.
E io me ne sono andato.
Sono stato fuori un giorno è una notte intera.
Nessuno mi ha cercato.
Non ricordo nemmeno dove sono stato.
Solo. Volevo stare solo.
Sono tornato la mattina del funerale, la casa era stranamente vuota.
Mia madre sempre ai fornelli.
Non mi ha chiesto niente. Non mi ha detto niente.
Mi sono seduto su una sedia al tavolo della cucina e lei semplicemente si è  voltata e mi ha messo davanti un Mate e una fetta di dolce, mi ha sorriso, si è seduta di fronte a me con la sua tazza.
Ho mangiato, ed in quel momento mi sono accorto che erano giorni che non buttavo giù niente.
Abbiamo continuato a guardarci per tutto il tempo, senza una parola ma in un dialogo fortissimo fatto solo di sguardi e sensazioni.
Le parole, le spiegazioni, sono arrivate dopo, mesi dopo, anni dopo e allora ho capito.
Ho capito che le donne sono più forti.
Che le donne sanno reagire, sanno ridere tra le lacrime, andare avanti senza forze, trovare le forze dove tu non immagini nemmeno che esistano.
Ho capito che mia madre piangeva dentro, piangeva per ogni mano che stringeva, per ogni piatto preparato in quei giorni, per ogni parola detta a ricordo di mio padre.
Ho capito che dentro di lei, una parte era morta, ma l'altra era più viva che mai e lo era per me,par i miei fratelli che siamo il frutto dell'amore e della vita che ha condiviso con papà.
Ora guardo tutte queste donne affaccendarsi e anche se la cosa mi infastidisce, so ch lo fanno per non ascoltare quel dolore, quella paura che hanno dentro e per esorcizzare il timore che la loro figlia, la loro nipote, la loro sorella, possa stare peggio di quel che sembra.
Mi volto a guardare fuori dalla finestra, la pioggia si è fermata, il vento ha rallentato, ma dentro io continuo a sentirlo soffiare sulle mie paure.
"Non preoccuparti, Bernini è  un ottimo medico, ci darà delle risposte..."
La voce di Giovanni alle mie spalle mi fa sussulatre.
"Grazie per quello che hai fatto per mia nipote..."
"Non ho fatto niente...anzi, spero di non aver complicato qualcosa..."
"Non hai complicato nulla!" Mi dice portandomi una mano forte sulla spalla.
Mi giro a guardare quell' insieme di donne che si muove intorno al tavolo su cui ormai non manca nulla, dalla marmellata alla frutta, passando per il pane tostato e il caffè.
"Le donne reagiscono così, ragazzo mio, devono muove le mani per non avere la sensazione che il cervello sta pensando a troppe cose e le emozioni potrebbero prendere il sopravvento...ma stanno provando le stesse sensazioni mie e tue, credimi, forse anche più forti..."
"Già...credo che abbia ragione lei..."
"Smettila di darmi del lei! Eravamo d'accordo che mi avresti dato del tu! Il lei mi fa sentire troppo vecchio!"
Mi fa sorridere il suo modo di fare, mi piace quest'uomo.
La porta della stanza si apre improvvisamente e nel salotto cala all'istante il più totale silenzio, almeno finché il dottore non si è richiuso la porta alle spalle, appena il battente ha toccato lo stupita e il medico ha compiuto due passi nella nostra direzione, tutte le donne che erano sedute si bloccano di scatto, n, quelle  che sono in piedi, come mia madre e la madre di Malena, si avvicinano al sanitario, ma il primo ad andargli incontro e a porre la fatidica domanda è  Giovanni.
"Allora, Mario, come sta?"
Sento un nodo alla gola, una morsa che stringe lo stomaco e credo che il respiromi si fermi.
"Beh, ora sta dormendo...di certo ha preso una bella batosta..."
"Siediti, Mario, prendi qualcosa e spiegaci..."
A quelle parole tutti prendiamo posto attorno al tavolo imbandio, ma nessuno tocca il cibo, prima tutti vogliamo sapere.
"Dicci Mario..."
"Intanto vi dico che le ho somministrato un forte analgesico, dormirà per qualche ora...La botta che ha preso è  stata molto forte, se l'avesse centrata qualche centimetro più in alto poteva causare grossi danni..."
"Quali danni?" Chiede Giovanni serio
"Se avesse preso le vertebre, parlisi dal collo in giù, un po'  più in alto l'avrebbe mandata in coma o..."
"Oh Dio!" La voce di Francesca, spezzata dal pianto interrompe le parole del medico.
Il mio stomaco si gchiude definitivamente in una morsa.
"Fortunatamente, Francesca, non è  successo nulla di questo..."
Nella stanza scende un sollievo che quasi sembra provenire anche dai muri che ci circondano.
Mia madre posa sul tavolo un vassoio con sette tazzine di caffè e tutti, senza pensarci ne prendiamo una, sapere che nulla di tutto quello che il medico ha illustrato è  toccato a Malena ci leva un peso dalle spalle.
"Chi l'ha soccorsa?" Domanda il dottore
Tutti si voltano nella mia direzione.
"Io...Non so se ho fatto qualcosa di sbagliato..." rispondo
"No, no, non lo chiedo per questo, lei ha fatto giustamente, ciò che le sembrava adeguato...Volevo sapere in che posizione era quando l'ha ritrovata?"
"Era...a pancia in giù...per terra, qui dietro la casa...Non so da quanto fosse li...era zuppa d'acqua, ma pioveva molto...credo, comunque che fosse scivolata da poco..."
"Scivolata? Perché dice che è scivolata?"
"Beh, il bernoccolo sulla fronte...credo sia scivolata sulle foglie e cadendo abbia battuto sul gradino...mi ha detto che un ramo le è  caduto addosso, probabilmente mentre era stesa a terra..."
"No! Mi dispiace, ma le  cose non sono andate come dici tu!...posso darti del tu?" Mi chiede il dottore
"Certamente...ma se non è quello che è successo allora..."
"Non è  caduta, non è inciampata, non è nemmeno scivolata e poi centrata da un ramo vagante..."
"Mario, se non è  stato un incidente, cosa è  successo a mia figlia? E svenuta?" Domanda Francesca
"No, Francesca, non è  svenuta...è  stata colpita da qualcuno alle spalle!"
L'affermazione del dottor Bernini lascia tutti a bocca aperta.
"COSA??? COME COLPITA!?" Francesca si porta una mano alla bocca, le lacrime le scendono lungo le guance.
Giovanni interviene di nuovo.
"Mario, sei sicuro di quello che dici?"
"Certissimo! L'hanno colpita alle spalle probabilmente con un ramo di una certa dimensione, con forza, ma con precisione! Chi l'ha fatto sapeva dove menare il colpo per mandarla k.o ma non crearla danni permanenti!"
Nella mente si materializza l'ombra che ho visto passare davanti alla finestra stamattina.
Forse non era frutto della mia immaginazione, ma...come posso spiegare i miei dubbi a tutte queste persone? Non posso alzarmi e semplicemente dire "scusate, credo di aver visto passare un ombra davanti alla mia finestra stamattina prestissimo...però non ne sono sicuro...potrebbe essere quello o quella che ha colpito Malena dopo che è  uscita dalla mia camera dove è  rimasta tutta la notte a...DORMIRE...!"
Si certo, come no! Credibile e soprattutto nessuno farebbe domande.
No, non posso dirlo.
"Chi può avere fatto una cosa del genere?" Chiede la nonna di Malena
Nessuno risponde. Ogniuno resta chiuso nel suo silenzioso pensiero ripetendosi quella domanda.
Chi può  essere stato? Chi può  aver voluto farle del male? Soprattutto, perché?
Nella mia mente possano le immagini della sera precedente e inevitabilmente il mio pensiero va a Marco. Può essere stato lui? Può  aver voluto farle dl male dopo quello che è successo  nella serra? Non lo abbiamo più visto, del resto non poteva presentarsi pestato come era.
Ma no, la cosa sembra assurda persino a me. Allora chi? Quell'omba?
Sono sempre più sicuro di aver visto qualcosa muoversi quando ho chiuso la finestra, ma non è nulla di più di un'impressione di cui non posso parlare.
"Sapresti dire se è  stato un uomo o una donna a sferrare il colpo?" Chiede Giovanni con voce ferma.
Tutti tacciono nell'attesa della risposta del dottore che sta bevendo il caffè.
"No, non ho modo di dirtelo...il colpo che ha ricevuto è  stato attutito dal cappuccio che aveva in testa, l'oggetto non ha lasciato escoriazioni o graffi...No, non c'è modo di capire di che sesso sia chi l'ha colpita..."
Gli sguardi che ci scambiamo attraverso il tavolo sono pieni solo di domande ma di nessuna risposta.
Il pianto sommesso di Laura,  seduta poco lontano da me, riporta  tutti alla realtà.
"Oh, Laura, tesoro! Non piangere...Maddalena e fuori pericolo, in fondo è  stata una brutta esperienza che passerà  presto, vedrai che si rimetterà  in fretta..." dice Francesca per consolarla.
"Lo so! È  una roccia...ma...io...Non credevo che qualcuno potesse arrivare a tanto...come si può fare una cosa del genere..."
"No, no, su, non fare brutti pensieri...siamo tutti qui per aiutarla..."
Angela le stringe la mano, mia madre le accarezza le spalle e si prende in braccio Marta, tutti cerchiamo di avere facce più serene perché in fondo Laura è  una ragazza madre di vent'anni, con un passato difficile e un futuro appena iniziato.
"Bene, io vado..." dice Mario alzandosi dal tavolo.
"Deve stare a riposo assoluto per almeno 48 ore e quando dico ASSOLUTO, intendo TOTALE! Questi sono i farmaci che deve pendere, 2 anti coagulanti dopo i pasti, e questo è l'antidolorifico ogni sei ore...se insorgono altri sintomi: nausea, vomito, capogiro, vertigini...chiamatemi subito, altrimenti passerò a visitarla domani mattina...è  tutto chiaro?"
Un coro di "si" si alza all'unisono.
Il medico si avvia alla porta seguito da Giovanni, prima di uscire si volta ancora.
"Sarebbe meglio che non restasse da sola, non può fare sforzi e vista la situazione..."
"Certo! Ovviamente...ci sarà sempre qualcuno con lei, grazie Mario" risponde Giovanni stringendogli la mano.
"Ah, non so se può aiutare, ma il colpo che ha preso è  stato dato dal basso verso l'alto, chi l'ha colpita è  più alto di lei..."
"È utilissimo Mario, grazie di tutto..."
Il nodo allo stomaco non si è spostato. Sapere che è stata aggredita fa crescere in me un misto di rabbia e ansia che non conosco e questo dettaglio punge ancora di più la mia rabbia.
"Dobbiamo organizzarci! Maddalena aveva diversi impegni oggi e domani..." dice la madre.
"Si...come ci muoviamo?" Chiede Laura che sembra aver ripreso il controllo di se.
"Tu devi badare a Marta, magri puoi dare una mano alla "Contessina" è  giornata di ordini e fornitori..."
"Va bene"
"Io mi occupo dei gruppi che hanno prenotato i percorsi enogastronomici..."
"Sono due gruppi di spagnoli, da quando conosci le lingue?" Chiede Giovanni pragmatico.
"No es un problema, posso traddure io..." risponde mia madre con calma, la guardo e capisco che è  quello che vuole fare, come in quei fatidici giorni, deve rendersi utile, le sorrido e lei ricambia.
"GRAZIE Alicia, ma siete in vacanza e guarda cosa vi abbiamo fatto passare...!"
"Francisca, ho passato di peggio, credimi...Mi fa piacere..."
"GRAZIE Alicia! Bene, allora Alicia  e Francesca si occuperanno dei gruppi, io darò una mano a Laura alla "Contessina", Angela badera' agli arrivi e alle cene al castello..."
"Qualcuno deve restare con Maddalena" risponde Angela al marito
"Lo so, infatti con Malena resterà Paulo...se se la sente ovviamente.
Tutti gli occhi si posano su di me,  mentre la mia mente continua ad essere piena di domande, ma non ci metto molto a rispondere.
"Assolutamente sì!" Dico deciso
"Non avevo dubbi...Bene, mettiamoci in moto c'è molto lavoro da fare..."
Le signore si alzano velocemente, tolgono qualche tazzina sporca dal tavolo e la mettono nella lavastoviglie, il resto per la colazione rima e sul ripiano, casomai  Malena avesse fame quando si sveglia.
Escono in fila indiana, per prima Angela, per ultima mia madre che passandomi accanto mi sfiora un braccio e mi rivolge solo un sorriso, uno dei suoi sorrisi che vogliono dire che approva la mia scelta, io le do un bacio sulla guancia e la lascio andare.
Solo Giovanni è  rimasto.
La sua mano si posa sicura sulla mia spalla.
"Mettiti il giubbotto e usciamo..."
Non è una domanda, è un ordine perentorio e io obbedisce.
Fuori fa freddo, ha smesso di piovere ma la temperatura è  calata.
"Mostrami dove hai trovato Malena!" Mi dice senza preamboli.
Lo conduco sul retro.
"L'ho trovata esattamente qui...a faccia in giù..."
Lui si china a scrutare il terreno dove le foglie sono ancora schiacciate dal peso del corpo di lei.
So cosa sta cercando, qaulche segno, qualche indizio, qualcosa  che faccia luce nel buio che ha in testa.
Anch'io guardo per terra, sembriamo due agenti di C.S.I sulla scena di un crimine, con la differenza che, fortunatamente qui non c'è alcun cadavere.
"Venivi dai "Cavallini"?"
"Si, stavo...andando a correre..." dico prima che possa farmi altre domande.
"Aiuta questo vecchio a rimettersi diritto...alla tua età non avevo di questi problemi..."
Sorridendo lo aiuto a rialzarsi.
Si ferma dritto in piedi e inizia a guardarsi intorno.
"La pioggia ha cancellato le possibili orme...ma vediamo...queste sono le tue, che vengono da la in fondo, si vedono perché  qui c'è meno fogliame, vedi? Avvicina il piede..."
Faccio come mi dice, affettivamente l'orma ha la stessa forma della mia scarpa.
Ci spostiamo oltre la sagoma rimasta per terra.
"Stai cercando un bastone o qualcosa di simile vero?" Gli chiedo
"Eh,già...ma sarà dura con il bosco a pochi metri..."
"Giovanni, qui ci sono impronte che non sono mie e nemmeno di Malena..."
"Dove? In che direzione?"
"Verso il bosco, sopra il terrapieno che porta verso l'inizio del bosco..."
"È vero...seguiamole..."
Percorriamo il piccolo terrapieno e ci avviciniamo all'inizio della boscaglia ma dopo i primi alberi le orme scompaiono, inghiottita dalle foglie e dai rami caduti dagli alberi.
"È inutile...da qui in poi non troveremo niente, troppa pioggia e troppa vegetazione..."
La rabbia di nuovo mi si  uovee dentro come un animale in gabbia perché sa che Giovanni ha ragione.
"Bravo ragazzo! Sei un ottimo osservatore...ora devo andare, tieni, queste sono le chiavi di casa di mia nipote...ti affidò la cosa più preziosa che ho...ma so che ne avrai cura...Non lasciarla sola...MAI!!!"
"Non preoccuparti...non la lascio di certo..."
Afferro le chiavi  che mi porge.
"Ci vediamo a pranzo, verremo qui...a dopo..."
"A più tardi..."
Ridiscende verso la stradina con una certa agilità, lo vedo salire in macchina, dirigersi alla "Contessina ".
Io torno in casa, mi tolgo il piumino e mi dirigo nel solo posto in cui voglio essere.
Oltre la porta, lei è lì, stesa nel letto, addormentata profondamente, bellissima e indifesa.
Mi levo le scarpe, faccio il giro del letto e mi stendo al suo fianco.
Sfioro la fronte dove il bozzo è diventato più scuro.
"La pagherà! Chiunque abbia osato farti del male, pagherà, te lo prometto Niña..."

Non doveva anatre così!
Non doveva andare così!
Non doveva andare cosiiiiiii...Merda!
Se ne sono andati tutti...ma lui NO!
Lui è  rimasto in casa, con lei...
Ma tanto lei sta male...Non è  certo in grado di darti quello che vuoi...argentino del cazzo!
Ci vuole più attenzione.
Ci vuole più precisione.
Ci vuole più...intelligenza, furbizia...e  pazienza
Tutto deve andare come voglio...
TUTTO...

CERCAMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora