Ricordi

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SPAZIO AUTRICE
Carissime amiche, eccovi il nuovo capitolo...ormai non faccio più promesse per un aggiornamento costante e regolare...questa storia nasce complessa, evolve complicata e probabilmente continuerà  così, quindi, non vi illudo compromesse di aggiornamenti settimanali, ma posso dirvi che la porterò fino al termine!
Non mi resta che augurarvi buona lettura! Attendo le vostre 🌟 e soprattutto i commenti! Vi abbraccio vostra Velmakelly

Ho sbagliato! Ho complicato le cose...doveva essere tutto semplice...invece...CAZZO!
Se solo...
Ma che importanza ha?
Ora devo ridimensionare il piano...
Devo trovare un altro modo perché lei sappia...
Sarebbe stato più semplice se non avesse prestato quell'auto!
E anche meglio se quello non fosse tornato! Maledetto!
Non doveva tornare...NO! NO!NOOOO!!!!
Ma non è finita c'è ancora tempo...

"Sei sveglia?"
La sua voce raggiunge il mio orecchio, in realtà  non proviene da molto lontano.
Siamo rimasti in questo letto, sono rimasta tra le sue braccia, senza abiti, senza barriere, poi mi sono addormentata e ora mi risveglio qui, la mia schiena appoggiata al suo petto, le sue braccia che mi avvolgono, le sue gambe intrecciate alle mie.
"Si...sono sveglia...ho dormito molto?"
"Quasi due ore...eri stanca...dovevi riposare..."
Le sue braccia mi stringono più vicino, la sua bocca si appoggia sulla mia spalla e poi sul mio collo, morbida, delicata, quasi una piuma, vicino all'orecchio mi fa il solletico e non riesco a trattenere una risatina.
"Ah! Ma allora sai anche ridere!?..."
"Mi fai il solletico..."
"E per vedere quel sorriso devo farti il solletico ogni volta? Perché provvedo subito..."
Si avvicina al mio orecchio e mordendolo piano mi procura ancora quel solletichio  che mi fa ridere.
Non resisto, la risata mi viene spontanea.
"No...no..basta!"
Mi giro verso di lui e incontro quegli occhi così particolari.
"Illumini una stanza quando ridi, lo sai?"
"Grazie! Non me lo aveva mai detto nessuno..."
È  vero, di complimenti ne ho ricevuti tanti, ma mai uno così...poetico e dolce.
"Perché tutti si fermano all'apparenza...ma c'è molto di più..."
"Già..."
"Eh no! Stai diventando di nuovo pensierosa...guarda che riprendo il solletico!"
Il suo viso si avvicina di nuovo, le labbra puntano dritte al mio collo e al mio orecchio, al solo pensiero rido e cerco di divincolarmi dalla presa, ma senza alcun risultato!
"No...no...ahahahah...Paulo...ahahahah..."
"Ah, così va meglio..."
Mi accarezza il viso e sposta una ciocca di capelli, mi sento così bene che poggiò una mano sul suo petto e poi infilò il viso tra l'incavo del suo collo e la spalla.
"Mi piace stare qui..."
"Non sai quanto piace a me averti tra le braccia..." dice piano.
"Malena, so che non sono affari miei e...magari ti arrabbierai e non resterai tra le mie braccia..."
"Vuoi parlarmi di mio padre?  È  qui che vuoi arrivare?"
"Si...scapperai?"
"No...mi piace la tua pelle,  il tuo calore e...il tuo profumo..." dico posando le labbra sul suo collo.
Lo sento sospirare, mentre continuo a dargli piccoli baci lungo il collo fino alla spalla.
"Malena...uhm...così faccio fatica a parlare..."
Smetto, mi sposto leggermente, quel che basta perché possa guardarmi negli occhi e aspetto.
"Perché hai reagito così?"
"Non lo vedo da 10 anni e riappare ora, mentre Laura è in queste condizioni..."
"E suo padre, ed  è  anche il tuo...non puoi pensare che non si preoccupi per lei o per te..."
Una risatina isterica mi esce spontanea dalla gola.
"Non lo conosci! L'unica persona di cui si preoccupa Riccardo Manfredi è RICCARDO MANFREDI!!! Non esiste nessun altro...mogli, figlie, sono cose passeggere..."
"Forse è quello che pensi tu...le persone cambiano Malena, non restano sempre le stesse..."
"No! Lui non cambia!" Dico con un misto di disprezzo e tristezza.
"Quanti anni avevi quando se ne andò?"
"Quasi quindici..."
"Posso chiederti il motivo?"
"Non lo so..."
"Non sai se posso  chiedertelo?"
"No!...non so perché se ne andò!
"Ma come è possibile!? Non può  essersi alzato una mattina e aver deciso di andarsene...pensaci bene.."
"Non ricordo Paulo!..."
Nel caldo di quel letto, nella tranquillità di quel momento, non vorrei tornare con la mente a qualcosa che ho cercato di cancellare, ma lui insiste.
"Pensaci Malena...non c'è niente che ti possa fare "male" se ricordi quel giorno...qui sei al sicuro..."
Lo dice guardandomi negli occhi e per farmi sentire che è  vero, mi abbraccia più forte, mi stringe attirandomi più vicina a lui, prende il piumone e lo avvolge intorno a me, quasi fosse una specie di guscio, una protezione, uno scudo.
Racchiusa in quel bozzolo fatto del calore del suo corpo, della sicurezza del suo abbraccio e di quello scudo che sembra averci creato intorno, lascio riaffiorare i ricordi, quelli che ho voluto tenere sotterrati, il più possibile lontano da me, fingendo di averli dimenticati.
Lui mi guarda e aspetta fino a che non mi sento pronta a parlare.
"È  stato tanto tempo fa...ho fatto del mio meglio per scordarlo..."
"Ma non l'hai dimenticato...non del tutto...credimi"
Ha ragione, non ho dimenticato, forse qualche dettaglio e svanito con il tempo, ma dimenticato, no, non davvero.
Non so come e nemmeno perché inizio a parlare.
"Era un giorno di fine maggio, ricordo che faceva caldo...ero tornata da scuola, l'autobus mi aveva portato alla mia fermata, ero scesa e poi avevo pranzato dai nonni, al castello...facevo quasi sempre così, pranzavo da loro, mi aspettavano per mangiare con me...quel giorno era come tutti gli altri...o almeno così mi sembrava...ora che ci ripenso, mi accorsi che il nonno e la nonna erano più tesi del solito, ma in quel momento non ci ho fatto caso...ero stanca dalla scuola, e poi ero un adolescente, con i problemi di un adolescente...i grandi mi sembravano esseri incomprensibili...io stavo bene con i cavalli! Adoravo andare a cavallo, lo adoro ancora oggi! Passavo più tempo nelle stalle con la  mia Penny che con qualsiasi altro essere umano!"
"Non credo esista un adolescente che viva bene quel periodo..." dice lui
"Già, io non ero un eccezione...sono sempre stata piuttosto solitaria...non ho fratelli e non avevo sorelle, almeno fino alla comparsa di Laura...la mia infanzia è  stata felice sai? il mondo era per me tutto dentro la tenuta...potevo fare quello che volevo, andare dove volevo, tanto c'era sempre qualcuno che mi sorvegliava...non correvo pericoli...d'estate andavamo a trovare i nonni paterni...loro sono francesi lo sapevi? No, come puoi saperlo...francesi e snob, formali, distanti...a modo loro mi volevano bene, da piccola stavo anche parecchio tempo con loro, avevano una villa a Saint Tropez...c'erano i figli dei vicini e io mi divertivo con loro...poi i miei mi ci mandavano perché avevo bisogno di mare! Sai, ero alta e magrissima! Quasi rachitica...buh...spesso mi prendevano in giro perché ero troppo alta e brutta!"
A quelle parole  Paulo si mette a ridere, la sua risata e calda e spontanea e fa sorridere anche me.
"Stai scherzando?! Ahahahhaa...tu eri "brutta"...non ci credo...mi stai prendendo in giro!"
"NO! Te lo giuro! Ero la personificazione della fame nel mondo! Mi potevi contare le costole! Mia nonna mi ingozzava di cibo per farmi ingrassare! Era la dieta al contrario! Io mangiavo, ho sempre mangiato, ma non ingrassavo! Il mio metabolismo bruciava tutto! Il lato positivo era che mi potevo strafogare di macaron, pasticcini, gelati e quant'altro senza mettere su un etto e avere un adulto che mi proibiva di farlo!...ero orribile! Credimi! A 15 anni le mie amiche avevano i primi fidanzatini mentre io stavo a guardare! Non mi si filava nessuno!"
"E quando è  avvenuta la trasformazione da brutto anatroccolo a meraviglioso cigno?"
Rimango un attimo a pensare.
"Poco dopo i 15 anni...mia madre e mio padre sono sempre stati bellissimi, ora forse ti sembra impossibile, ma erano molto invidiati...sai come chiamava la gente mia mamma?"
Lui fa cenno di no con la testa.
"La Madonna. La chiamavano la Madonna perché è  sempre stata bellissima! Capelli scuri, occhi verdi...se vedessi qualche sua foto di quando aveva la mia età saresti stupito...poi a Natale, il nonno faceva allestire un presepe vivente davanti alla chiesetta che c'è alla tenuta..."
"C'è  una chiesa alla tenuta?" Mi domanda stupito
"Si, ma tu non l'hai vista, non è  nella zona che hai frequentato...li si celebrava la messa tutte le domeniche quando ero bambina e il vecchio parroco era un amico del nonno...a Natale il paese veniva a vedere il presepe vivente e poi tornavano nella chiesa grande per la messa di mezzanotte...era molto bello, l'ho visto quando ero piccola ma lo ricordo bene...i miei genitori interpretavano ancora Maria e Giuseppe..."
"Hai avuto una bella infanzia..."
"Si, bellissima..."
"Ma tutto si è interrotto quel giorno?"
"Le cose sono cambiate e io ho capito che non ero più una bambina..."
"Ma eri già un bellissimo cigno però..." lo dice facendomi un po'  di solletico sulla pancia, quel che basta per farmi sorridere e riprendere a raccontare senza pensare che gli sto permettendo di entrare nel mio passato.
"Tu vuoi sapere che cosa è  accaduto vero? Cerchi di distrarmi, mi fai ridere, ma poi mi riporti sempre lì, dove non vorrei tornare..."
"Non lo faccio perché voglio sapere...lo faccio perché  ora puoi ripensarci senza paura...qui sei al sicuro...e forse c'è qualcosa in quello che è  successo quel giorno che ancora non sai..."
"No, te lo assicuro! Non c'è niente che io non sappia di quel giorno...ma se vuoi ascoltarmi te lo racconterò..."
"Habla...ti ascolto..." lo dice piano, facendo scorrere il pollice lungo il profilo della mia mascella e quella carezza abbassa ogni mia difesa.
"Pranzai con i nonni, ma appena finito volevo andare a casa...allora abitavamo in una delle due scuderie che era stata trasformata in casa per noi, era poco lontano dal castello e dalle stalle...quella che oggi affittiamo per i banchetti di nozze per intenderci...ricordo che ho attraversato il prato  che separava le due strutture, ero tranquilla, solo, non mi spiegavo perché i nonni quel giorno non volessero lasciarmi andare...ma non ci ho fatto tanta attenzione...io volevo andare a casa, cambiarmi, prendere Penny e andare a fare un giro nella tenuta, come facevo sempre..."
Mi fermo, prendendo un profondo respiro, forse raccontare si sta rivelando più difficile di quel che credevo.
Lui lo capisce, mi stringe di più ed è  quello che voglio, i suoi occhi mi guardano in un modo che non comprendo, forse perché sono troppo vicini, non lo so, ma le sue labbra che si posano delicate sulle mie e si spostano poi sul mio naso, mentre una sua mano accarezza la mia schiena mi fa scordare tutto.
"...quando sono arrivata a casa, la porta principale era chiusa e mi sono accorta di aver scordato le chiavi nello zaino che avevo lasciato al castello...così ho fatto il giro per entrare dal retro, sapevo dove i miei tenevano le chiavi di scorta ma non ne ho avuto bisogno, la porta era socchiusa e sono entrata..."
"Quando ho messo piede in casa ho sentito subito le voci dei miei che litigavano...non era un litigio normale, l'ho capito subito...mio padre non era uno che alzava la voce, lui sapeva gestire le discussioni con la stessa tonalità con cui chiedeva un bicchiere d'acqua al bar! Del resto è  un avvoca! Come potrebbe essere altrimenti?"
"Un avvocato? Tuo padre è un avvocato?" Mi chiede Paulo con stupore
"Oh, si! Lo è! Un avvocato penalista! Uno dei migliori avvocati italiani, un principe del foro! Un cazzutissimo  avvocato, di quelli che sanno far passare il più feroce degli assassini per un agnellino, per intenderci!"
"È  il suo lavoro Maddy..."
"Lo so! Lo so...è  che è  cosi abituato a falsare le carte...che...lui È FALSO! è  un Giuda spudorato! Non sa amare nessuno che non sia se stesso! Avrebbe venduto Gesù  per  molto meno di trenta denari! Credimi!"
"O lo avrebbe salvato dalla croce!...perché non provi a vedere il lato positivo?"
"Non ci avevo mai pensato...comunque, ho capito subito che non era un litigio come gli altri..."
"Cosa dicevano?"
"Non lo ricordo bene...mio padre accusava mia madre...ricordo che disse "come hai potuto farlo..." quella è  una frase che ricordo bene...sono rimasta dietro il muro che nascondeva il soggiorno dove stavano discutendo...non mi hanno vista, ne sentita...mia mamma piangeva...sentivo il cuore  battere fortissimo..."
Paulo non parla, resta li, vicino a me, la sua mano ha iniziato ad accarezzarmi la schiena in modo lento e costante e quel gesto mi rilassa anche se sto ricordando tutto ciò che avrei voluto dimenticare per sempre.
"Solo dopo qualche minuto ho capito che c'era qualcun'altro in casa...un altra persona...un altro uomo"
"Cioè? c'era una terza persona con loro?...chi?"
"Non lo so! Non mi sono sporta a guardare per paura che si accorgessero di me..."
"Ma questa terza persona, ha detto qualcosa? Come hai fatto a capire che era un uomo? Ne sei sicura?"
"Si ne sono certa! Disse qualcosa...una frase, non ricordo bene, perché nel frattempo mi ero accovacciata  terra, tenevo le ginocchia strette nelle braccia, ero rannicchiata, non sentivo bene perché...piangevo...disse qualcosa...una cosa tipo "...era il mio posto..."... non ricordo Paulo, non ricordo bene...io...sentivo il mio mondo andare in pezzi..."
Le lacrime mi pungono gli occhi, il cuore  mi batte forte, ho quasi l'impressione di rivivere quella scena, quel momento e mi manca il fiato.
"Ehi, ehi, guardami...sei al sicuro qui...stai solo ricordando...è  passato, Maddy...passato..."
"Lo so! Ma rivederlo oggi mi ha devastato...mi sono sentita  come allora...solo che oggi sono più grande e arrabbiata!...poi quel terzo uomo se ne andò!"
"Quello che era nella stanza con i tuoi genitori?"
"Si! L'ho sentito uscire dalla porta sul retro...i passi era quelli pesanti di un uomo, ne sono certa..."
"E poi cosa è successo?"
"Non ricordo bene...i miei hanno ripreso a parlare ma non ricordo  cosa dicevano, o almeno, mi tornano in mente alcune parole, frammenti, ma non tutta la discussione...mamma disse "non puoi crederci!"...piangeva...lui disse qualcosa ...poi "...non posso restare..." questo lo ricordo bene! E ancora meglio ciò che disse dopo..."
Sento il cuore battere così forte che  credo possa fermarsi da un momento all'altro.
"Cosa disse?...te la senti di dirmelo?"
"Si...mia madre  disse:" È  Maddalena?" E sai cosa rispose lui?"
Ho le lacrime agli occhi, ma riesco a guardarlo, il suo sguardo è un misto di fermezza, sostegno, sicurezza e non so cos'altro, ma  mi basta per sentirmi sicura e parlare.
"Cosa disse?"
Sorrido amaramente.
"Disse:"a questo punto è  un tuo problema!"
Le lacrime  mi scivolano sulle guance e non c'è niente che possa fare per fermarle.
Lui mi stringe e io mi lascio andare ad un pianto che ho trattenuto per tanto, forse troppo tempo.
La sua vicinanza mi fa sentire sicura, è  come se mi fossi liberata di qualcosa, un peso, un segreto, un fardello che poggiava sulla mia anima.
Bisbiglia al mio orecchio qualcosa in spagnolo ma non comprendo bene, anche se il suono della sua voce mi calma.
Mi scanso per guardarlo e non trovo pena nei suoi occhi, ma solo qualcosa di sicuro e "morbido".
Mi accarezza il viso e so che mi bacerà ed io gli vado incontro.
Mi lascio cullare da questo bacio lento e voluttuoso, quasi una carezza misurata, controllata perché sia di conforto.
Non so per quanto tempo dura quel bacio, per quanto tempo mi lascio cullare dalle sue labbra  dalle sue braccia, so solo che il cuore torna a battere regolarmente, il mio corpo si rilassa, le mie mani lo accarezzano senza paure e poi, metre continua tenermi stretta, il sonno arriva, facendo diventare i miei occhi pesanti e io mi lascio andare.

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