Capitolo 86

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"Mikasa!". Una voce profonda mi sveglia: sobbalzo per lo spavento e cerco di capire dove mi trovi. Comincio a mettere a fuoco le immagini intorno a me, che subito mi appaiono sfocate e confuse. Deve essere perchè ho dormito... aspetta un secondo... mi sono addormentata?! "Mikasa" tuona nuovamente la voce "mi puoi dare una spiegazione a tutto questo?!". Alzo lo sguardo. Oh no: è papà.
"Caro insomma non c'era bisogno di fare una scenata simile" tenta di far ragionare mio padre la mamma "Li hai messi in imbarazzo..." "Ah si?" dice sarcasticamente lui "dovevano pensarci prima di fare certe porcherie quando noi non ci siamo!". Io mi alzo di botto dalla sedia, dove ero rimasta in silenzio fino a quel momento. Non litigo spesso con mio padre, anzi, devo dire di non ricordare una sola volta in cui mi abbia sgridato seriamente. Fatta esclusione per oggi, ovviamente. Se solo ripenso al modo in cui a mandato via di casa Eren... Non c'è stato verso di farlo ragionare. Adesso però voglio essere io a dire qualcosa, sarà costretto ad ascoltarmi. "Ascolta papà" scandisco con tono fermo, cercando di non farlo sembrare arrabbiato "Come ti ho già detto io ed Eren non abbiamo fatto nulla di quello che tu pensi e-" "Ah si?" mi interrompe lui, visibilmente alterato "Eravate in casa da soli ed i suoi vestiti erano sul pavimento, chi vuoi prendere in giro?!". "Eren si è tolto i vestiti  perchè era fradicio, non perchè mi volesse scopare!" gli rispondo urlando, perdendo le staffe. La mamma mi guarda sgranando gli occhi. "Mikasa, modera il linguaggio, per favore" mi dice con tono pacato ed anche un po' scosso: probabilmente nemmeno si immaginava che conoscessi una parola simile. "Vedi bene di abbassare la cresta, signorina!" esclama mio padre, dopo essersi ripreso dalla mia esclamazione "Non devi mai più permetterti di usare quel linguaggio e quel tono con me o con tua madre!". Abbasso lo sguardo e sbuffo leggermente. "E non ti azzardare a sbuffare!" mi sgrida ancora il papà ed io stringo i pugni. "Sei stato tu a cominciare" dico a denti stretti "Non dovevi trattarlo in quel modo. Nè io nè lui avevamo intenzione di fare nulla e non abbiamo fatto nulla. Da quando stiamo insieme mi ha sempre trattata benissimo e tu l'hai cacciato di casa quasi fosse un criminale!". Mi dirigo spedita verso le scale, volendo chiudere questa conversazione: voglio essere io ad avere l'ultima parola. Mentre cammino non lo guardo neppure in faccia: sono troppo arrabbiata. L'atmosfera è tesa: l'aria che prima era carica di urla, ora è spenta di rumori. I miei passi, volutamente pesanti, sono l'unico suono che eccheggia solenne. Per chiudere la mia uscita di scena, come da copione, sbatto forte la porta.
A cena non mangio: questa storia mi ha chiuso lo stomaco. Sono sdraiata sul letto, con gli occhi fissi sul soffitto. Ho chiuso la porta a chiave e ci ho persino messo contro una sedia. Ho scritto un messaggio ad Eren e lui mi ha risposto subito: si è scusato per il casino che ha creato. Capito? Lui si è scusato per il casino che ha causato. Dio. Più ci penso e più mi arrabbio con mio padre. 'Piantala di comportati in un modo così infantile' mi rimprovera la vocina 'dovresti fare pace con lui'. Col cavolo. È lui che deve venire a chiedere scusa a me e soprattutto ad Eren. Io non farò nulla. 'Fa come vuoi' getta subito la spugna lei 'Ma sappi che lui è esattamente come te: siete entrambi orgogliosi fini al midollo!'. Io sbuffo: vengo ripresa persino da me stessa... Qualcuno bussa. Mi volto di scatto verso la porta, senza rispondere. "Posso entrare?" chiede la voce del papà: il tono adesso è dispiaciuto. Sto per ribattere con un acido e secco "no", ma qualcosa mi blocca. Invece di respingerlo, tolgo la sedia ed apro la porta. Con un gesto del braccio gli faccio cenno di entrare e lui si dirige verso il letto a testa bassa. Mi siedo accanto a lui, mantenendo però una certa distanza: sono ancora arrabbiata. Stiamo per un po' in silenzio, finchè non è lui a cominciare il discorso. "Scusa per come mi sono comportato" va dritto al punto lui "Dovrei fidarmi di te e invece, appena ti ho vista con Eren, sono subito saltato a delle conclusioni affrettate. Da adulto, e da padre, avrei dovuto ascoltarti e capire la situazione e invece ho avuto una reazione a dir poco infantile" "Accetto le tue scuse" dico io "Scusa se prima ho alzato la voce...". Lo guardo: sta sorridendo. Sorrido anche io: per fortuna tutto si è risolto. So già che dovrò ringraziare la mamma. Vedo che si alza. Non è mai stato un gran che nei momenti sdolcinati: anche io sono un po' così. Forse è proprio per questo che i gesti di Eren mi lasciano sempre così piacevolmente sorpresa. "Sai Mikasa" dice sulla soglia della porta "Sapevo che fossi cresciuta, ma preferivo non vederlo: un padre preferisce sempre credere che la propria figlia sarà sempre la sua bambina". Nel suo tono sento della malinconia, ma anche un sfumatura di preoccupazione. "Sarò sempre la tua bambina papà" lo rassicuro "Non so se Eren sarà molto d'accordo su questo punto" ironizza lui e chiude la porta.

Eccomi ritornata!!! È stato un periodo parecchio impegnativo e finalmente ho trovato il tempo di postare 😋 Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a lasciare la vostra opinione nei commenti 💕💕 Visto che questa settima c'è stato il Lucca Comics, ditemi se qualcuno di voi ci è andato: io sono andata con ElisaValli7 e devo dire che è  stato fantasticoooo😍😍 Abbiamo visto un sacco di cosplay e ovunque c'erano persone con mantelline e giacche di AOT: mi sentivo troppo a casa 🙂

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