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"Non so ancora come ti chiami."

Lei sobbalza per lo spavento.

Come se non l'avessi vista sforzare la serratura della porta per provare ad uscire.

Fortunatamente per lei quella porta potrebbe resistere ad un esplosione nucleare. Pensandoci bene potrei definirlo una specie di bunker.

"Ritenta pure ma non riuscirai mai a forzare la serratura. Quella porta è parecchio resistente."

Mi posiziono davanti allo specchio e sistemo la cravatta.

Anche le spie si devono mettere la divisa per andare in ufficio.

"Dove stai andando?"

"Dove stiamo andando vorrai dire."

"Dove stiamo andando?"

"Al quartier generale. Le cosa che vedrai oggi sono riservate e ti prego di non spifferare niente. O potresti ritrovarti con un proiettile in testa."

"Tu sei pazzo."

Comincia a smanettare di nuovo la serratura senza successo e urlando dalla frustrazione.

"Ti ho già detto che è impossibile aprire la porta se non usi il codice. Sei dura di comprendonio?"

"Lasciami andare e non dirò niente."

"Certo,come no. Non sono stupido, sai? Appena uscita andrai sicuramente dalla polizia a raccontare tutto, mettendo il mondo in pericolo."

"Come se non lo fosse già."

"Tu cosa sai?"

"Intendi 'x'? So parecchie cose. Te l' ho detto, io sono un hacker. E anche piuttosto bravo."

"Ecco perché non posso permettere che tu scappi."

"Devo ancora fare colazione."

"C'è il cibo in ufficio. Adesso usciamo."

"Melody? "

"Cosa?"

"Mi chiamo Melody."

Agent Mendes |✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora