Capitolo cinque

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Lauren scese le scale ed entrò nella stanza di Camila con il suo solito sguardo freddo quando invece si sentiva male, troppo male, non si era mai sentita in quel modo in tutta la sua vita.
"Ti lascio libera" disse Lauren, aiutando Camila a farla alzare dal letto poichè quest'ultima non ci sarebbe riuscita per i lividi su tutto il suo corpo "Puoi tornare a casa ma... ad una condizione"

INZIO FLASHBACK

"Hai ucciso tuo padre, cazzo! Uno dei miei collaboratori più importanti! E questo perché?! Per proteggere quella testa di cazzo del tuo povero fratellino, così hai ucciso tuo padre, cazzo. Sai in che cazzo ti sei cacciata e ora mi vieni a dire che non vuoi andare in carcere?! Ora mi vieni a dire che non vuoi che io lo uccida?!"
"Per favore" disse Lauren con serietà "Non lo uccida, per favore. Non voglio andare in carcere, cazzo, facciamo uno di quei tuoi accordi e chiudiamo questo problema una volta per tutte. Aiutami a nascondere il cadavere, a buttarlo, bruciarlo o quello che vuoi, ma non può stare a casa mia per molto tempo. Non posso andare in carcere e lasciare Chris da solo"
"Sai in che merda ti stai buttando?" domandò Austin a denti stretti "Hai ucciso tuo padre e adesso vieni da me a chiedere aiuto?!"
"Vaffanculo, faccia quello che vuole!" urlò Lauren, dirigendosi verso la porta, ma qualcosa di freddo e metallico contro il suo collo la fermò.
"Facciamo un accordo" disse e Lauren quasi smise di respirare per la paura che percorse il suo corpo al contatto della pistola "Se io salvo tuo fratello ed elimino il cadavere di tuo padre tu dovrai lavorare per me in un tempo indeterminato"

FINE FLASHBACK

"...dovrai lavorare per me" terminò Lauren "E se non manterrai questa promessa io non esiterò a farti fuori" continuò "Non so se tu ti stia rendendo conto che questo non sia un giorno, ma spero di che tu capisca che non lo è affatto"
"In che senso lavorare per te?" domandò Camila titubante con le mani tremanti. Era troppo innocente per quella merda.
"Dovrai prostituirti, saccheggiare e spacciare" disse Lauren "Ti insegnerò io"
"Non lo farò mai!" urlò, spingendola dalle spalle e Lauren allora la spinse a sua volta, facendola cadere sul letto. La covina si mise a cavalcioni su di lei e uscì una pistola da una tasca posteriore dei jeans per puntargliela in fronte.
"Sì o... no?" domandò e il battito cardiaco di Camila aumentò per la paura.
"S-sì, lo farò"
"Non dovrai dire niente a nessuno. Se provi soltanto a-"
"Ho capito, ho capito" disse Camila quando delle lacrime scesero sulle sue guance "Farò tutto quello che vuoi"
Lauren ritirò la pistola e si alzò da Camila con un finto sorriso soddisfatto sulle labbra.
"Così si ragiona" sorrise Lauren e in quel momento Camila si concentrò su una guancia della corvina, che era rossa "Adesso ti accompagno a casa; tu farai finta di niente, okay?" Camila annuì ed entrambe si diressero verso la porta.
"Qualcuno ti ha fatto male?" domandò Camila quando finalmente furono nella macchina di Lauren e Austin non poteva più sapere cosa sarebbe successo per la mancanza di videocamere e registratori "Hai la guancia rossa. Prima non era così"
Lauren si ricordò dello schiaffo e sfiorò la sua guancia dopo aver messo a moto l'auto.
Avrebbe dovuto dirle la verità? Non ne era sicura. Non si poteva fidare. In fondo non poteva mica fidarsi della ragazza che era stata stuprata proprio da lei; avrebbe usato il segreto di Lauren per farle del male a sua volta.
"Oh, no niente, va tutto bene" mentì Lauren ma Camila notò come il tono della sua stupatrice si fosse calmato "Tu... stai bene?" domandò e Lauren quasi si pentì per quella frase, tanto che si morse il labbro inferiore.
"Potrebbe andare meglio" disse Camila guardando fuori dal finestrino mentre sentiva come il tessuto dasse fastidio ai suoi lividi "Quindi... dovrei darti il mio numero?" domandò titubante Camila, stranita per come la sua vita fosse andata a puttane in poco tempo "Sai, per quei compiti..."
"Oh, no. Stai tranquilla, i miei uomini si occuperanno di scoprire tutto su di te" disse Lauren mentendo; di quello si sarebbe occupato Austin.
Camila guardò Lauren con timore ma decise di non farci caso e pensare ad altro.
Delle lacrime scivolarono sul suo viso quando ricordò come le aveva fatto male la corvina quel giorno. I lividi le facevano ancora male ed era intimorita di quella ragazza, ma poteva notare che in macchina era più calma rispetto che in casa. Forse non era cattiva come sembrava ma era troppo presto per dirlo.
"Siamo arrivate" disse Lauren, posteggiando davanti a casa "Ti scriverò quando venire da me"
"Da te?" domandò Camila non capendo.
"Sì, nella casa di prima" non era casa sua ma se doveva sembrare una dura e una spacciatrice doveva fingere di avere una grande casa come quella "Ti insegnerò a prostituirti"
Camila istintivamente si strinse a sè per il timore e gemette dal dolore per aver sfiorato con il tessuto i lividi al seno.
Lauren notò l'espressione di Camila e le ricordò molto quella sua all'inizio di quel circolo vizioso in cui impossibile da uscire.

My rapist ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora