Capitolo due

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Lauren era ormai fuori da casa Cabello mentre rileggeva l'indirizzo che le aveva inviato Mahone via messaggi.
Non poteva credere di essere arrivata fino a quel punto. Così in basso.
Rovinare la vita ad una ragazza, e per cosa? Perché aveva salvato una vita, la vita di suo fratello dalle grinfie di suo padre, che era uno dei collaboratori più importanti del signor Mahone.
Lauren sospirò e quando vide le luci della casa spegnersi si nascose subito in auto, aspettando che Camila uscisse da casa per poterla in qualche modo portarla via da lì e avverare la vendicazione di Austin.
Sentì il suo stomaco stringersi per l'odio che stava provando per sè stessa in quel momento.
Quella ragazza, Camila, era così felice; stava uscendo da casa con un sorriso sulle labbra.
Lauren sentì il vomito salirle alla gola a pensar cosa avrebbe dovuto fare a quell'innocente ragazza.
Lauren sospirò e sbattè la testa contro il volante.
Non voleva farlo. Non voleva. Lei non era un mostro. Non lo era fino a tanto; fino a stuprare una ragazza soltanto per proteggere suo fratello da Mahone.
Quando Camila uscì da casa si avvicinò all'auto di Lauren e quest'ultima per un attimo pensò che fosse destino portarla via da lì.
"Per caso è la macchina di Shawn Mendes?" domandò Camila quando Lauren abbassò il finestrino davanti alla figura della cubana davanti a lei.
Lauren in quel momento squadrò il corpo di Camila e le venne in mente l'ipotesi che l'avesse scambiata per l'autista di un appuntamento.
"Certo, signorina..." usò un tono vago per farsi dire il nome e aprì la portiera per andare in quella opposta e farla entrare.
"Camila Cabello" disse lei entrando in auto.
Eppure non era sistemata come si dovrebbe per un appuntamento. Aveva una semplice t-shirt nera, dei jeans azzurri strappati e delle scarpe Adidas bianche.
"Uh bene" disse Lauren, mettendo a moto l'auto per percorrere la strada per andare nella grande casa di Austin Mahone.
Il cuore di Lauren durante il viaggio accellerò notevolmente. Era agitata, senz'altro, ma a vedere quegli occhi castani e contenti di Camila, sentì mozzarsi il fiato.
"È questa la strada?" domandò Camila titubante, notando che qualcosa non andasse. Sarebbe dovuta andare in un ristorante in città e non in un paese abbandonato.
"Certamente" disse Lauren e Camila rimase in silenzio pensando che probabilmente si stesse sbagliando.
Il viaggio continuò per circa altri dieci minuti e quando Lauren posteggiò davanti a una casa che Camila non conosceva, quest'ultima capì che qualcosa non andava, ma prima che lei potesse dire qualcosa Lauren la prese dalla testa e la sbattè contro il finestrino, facendole perdere i sensi.
Lauren sospirò e aprì la portiera opposta, prendendo Camila tra le braccia e portandola a casa di Mahone, che aprì subito la porta poichè aveva già visto tutto attraverso la finestra.
"Bene, vedi? Non è stato tanto difficile" disse Austin.
"Chiudi quella cazzo di bocca" disse Lauren a denti stretti e Austin rise mentre la corvina portava la ragazza in una delle tante stanze di Austin.
"Mi chiedo con quale coraggio tu resta ancora qui dopo tutte le persone che hai ucciso qui dentro" disse Lauren dando un calcio alla porta per aprirla visto che Austin sembrava non volersi sporcare le mani.
"Ti sembra che questa sia casa mia? Lauren, per lavorare con me da due anni ti credevo più furba. Io in realtà ho molte case"
"Voi ricchi del cazzo" disse Lauren, appoggiando dolcemente Camila sul letto.
"Che dolcezza, mi fai venire il voltastomaco" disse Austin facendo una smorfia "Dopo ciò non posso che dirti che hai soltanto due settimane di tempo, ma mi sembra di avertelo già detto, quindi posso andare" disse Austin, andando verso la porta "Ah, un'altra cosa" si voltò "Non farla urlare. È davvero orribile come urla quando si spaventa. A volte ho sul serio pensato che avrebbe dovuto fare canto per gli acuti che è in grado di fare" e finalmente uscì, lasciando Lauren da sola ai piedi del letto mentre Camila giaceva sul letto inconsapevolte di tutto.
Lauren si sentivano così in colpa.
Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse caduta in basso; non che non lo avesse mai pensato, ma soltanto quel giorno ci pensò così tanto fino a pensare di essere un mostro.
"Brutto bastardo" disse, alzandosi dal letto e dando un calcio ad una sedia davanti alla scrivania "Devi morire, coglione del cazzo" strinse i pugni e serrò la mascella mentre Austin rideva nella sua stanza davanti al computer che proiettava ciò che vedevano le telecamere nelle altre stanze.
"E questo è solo l'inizio Lauren" disse Austin mentre vedeva come Lauren distruggeva ogni cosa sopra la scrivania di legno "Mi divertirò un sacco con te. In fondo tu hai portato via la mia pedina per il tuo inutile fratellino, e io porterò via allo stesso modo la tua dignità"

My rapist ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora