Il siero della verità

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Pov Dean

Era passata all'incirca una settimana dal mio bacio con Caty e lei ogni giorno cercava di evitarmi nonostante fossimo sempre insieme.

Sam non capiva il nostro atteggiamento e io volevo parlare con lei per sistemare la situazione.

L'avevo baciata nel momento più inopportuno di sempre ma all'istinto era quasi impossibile resistere, almeno per me.

Ora ci trovavamo a Lawrence in Kansas, città natale mia e di Sam.

Tornare in questo luogo dopo la morte di nostra madre era doloroso ma fortunatamente il lato della città che dovevamo controllare non comprendeva la vecchia casa della mia famiglia.

Il caso che ci aveva affidato un amico di papà trattava di diversi omicidi, le vittime presentavano strani simboli sul corpo e ad alcuni mancavano determinati organi.

Parcheggiai l'auto davanti al Motel e insieme a Caty e Sam ci preparammo per far visita all'obitorio.

Sammy mi osservava mentre mi sistemavo la cravatta e io mi stufai di quel suo fissare così insistente.

«Che c'è?» chiesi alzando le braccia al cielo.

Lui guardò verso la porta poi tornò a posare il suo sguardo su di me.

«Si può sapere che cos'è successo con Caty? Non vi comportate più nello stesso modo e lei è evidentemente molto triste» disse Sam serio.

Ancora non aveva scoperto del mio patto e non gli avrei raccontato assolutamente nulla anche del bacio.

Sentivo che lui provava qualcosa per Caty anche se le mie erano solo supposizioni.

«Nulla, è tutto come sempre» ammisi scrollando le spalle e tornando a sistemare la cravatta.

«Non è vero, adesso che siamo qui in stanza e lei nell'altra da sola, puoi dirmi che cavolo sta succedendo?» domandò Sammy incrociando le braccia al petto.

«Ho detto nulla, come devo fartelo capire? Caty avrà i suoi problemi, a me non importa» risposi senza guardarlo.

«Ah davvero? Perché a me non sembra» continuò lui.

«E a te in caso cosa importa?» chiesi nuovamente.

Lui si sorprese della domanda e si passò una mano tra i capelli con fare nervoso.

«Niente, è mia amica e mi preoccupo» rispose semplicemente.

Ormai lo conoscevo bene e le mie parole lo avevano irritato.

«Come no» sussurrai infilandomi la giacca e prendendo in mano le chiavi.

«Ora andiamo, non abbiamo tempo da perdere» conclusi così il discorso prima di uscire fuori dalla stanza del Motel.

Nel parcheggio vidi Caty vestita elegantemente mentre aspettava sia me che mio fratello.

Mi osservò e non disse una parola, solitamente avrebbe fatto una qualche battuta sul nostro solito ritardo, mentre invece ora sembrava semplicemente assente.

Salii sulla Impala seguito da Sammy e Caty e misi una cassetta dei Metallica per liberare la mente.

Tutto questo era assurdo, io volevo vederla felice e il mio gesto invece l'aveva soltanto turbata.

Sospirai prendendo la strada per l'obitorio e nessuno di noi tre parlò durante i dieci minuti di viaggio.

Una volta arrivati mostrammo i documenti al personale e senza problemi ci lasciarono entrare per osservare i cadaveri.

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