NIGHTMARE.
Non avevo chiuso occhio tutta la notte.
Ero rimasta lì, nella solita posizione, rannicchiata su me stessa, coperta fin sopra la testa con il lenzuolo, come per protezione.
Sentì più volte svariati suoni provenire da sotto, escludevo il fatto che Megan e suo marito si stessero improvvisamente battendo a Just Dance.
I suoni si facevano sempre più intensi ogni volta che chiudevo gli occhi cercando di farmi trascinare via da Orfeo.
Lasciai andare leggermente il lenzuolo, intravedendo uno spiraglio di luce, era mattina.
Mi alzai di malavoglia, forse uscire non era la cosa migliore, la gente mi avrebbe guardate e chissà che avrebbe pensato 'guarda,povera ragazza,è sola.' Ma stare a letto, forse era ancora peggio, perché sarei rimasta con me stessa e per quanto amassi quella compagnia, avrei distrutto ciò che rimaneva del mio essere, purché sia rimasto qualcosa.
Avevo intenzione di mostrare agli altri qualcosa che non gli avrebbe fatto piacere.
Non so cosa davvero si aspettano da me, ma non lo avranno.
Non ho intenzione di apparire debole, forse non lo sono o forse sono troppo orgogliosa per accettarlo.
Ho intenzione di usare ciò che provo per stare meglio, una sorta di vendetta contro la gente, contro il mondo.
La gente attorno a me avrebbe pagato per quell'uomo ubriaco che aveva ucciso la mia vita, il mondo avrebbe pagato perché non mi sento a casa, nel mondo.
Forse non me la prenderò con tutti, Megan e George vogliono il mio bene.
Ma gli altri cosa potrebbero volere, da una persona che ormai ha perso anche se stessa?[...]
Resi il mio aspetto il più accettabile possibile, coprì gli occhi con uno spesso strato di matita ed infilai una semplice felpa ed un paio di jeans.
Lessi velocemente il biglietto che mi aveva lasciato Megan sul frigo.
'Non ti ho svegliato alle nove per via del fuso orario.
Io e George torneremo questa sera,il pranzo e la cena sono in frigo..dovrai provvedere per la colazione,ciao xx'
Lo accartocciai e lo lanciai nel cestino.
La mia intenzione adesso era solo quella di uscire fuori e scoprire chi fosse motivo di tutto quel caos che probabilmente avrebbero avuto il coraggio di chiamare musica.
La luce del sole di Londra non era troppa, ma quei pochi raggi che riuscivano a tagliare le nuvole grigie e compatte, infastidirono i miei occhi.
Respirai a pieni polmoni quell'aria, così diversa da Los Angeles, così pura e per niente inquinata.
Mi guardai intorno, notai la serranda del garage aperta, non poteva essere George e nemmeno Megan.
Una cosa era sicura, il frastuono proveniva da li e per qualche strano motivo, come se quel qualcuno avesse sentito la mia presenza a dir poco arrabbiata, avesse smesso.
Mi avviai con passo deciso.
Ci trovai un ragazzo, non troppo alto, che manovrava una chitarra, la riconobbi..era quella della camera, la chitarra del nipote di Megan.

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Tempest
Hayran KurguC'è una tempesta Le gocce di pioggia scendono fitte, scorrono veloci, come il rimpianto. Il cielo è grigio ed il vento è forte, freddo, tagliente. Le onde urlano la rabbia che ho nel cuore. Vorrebbero cancellare ogni cosa davanti a loro, i ricordi...