RAIN.
La scelta del vestito è probabilmente qualcosa che ho sempre fatto con cura, mi sono sempre concentrata sugli abiti che indossavo.
Il linguaggio del corpo è una lingua estremamente difficile da interpretare ma sicuramente quella più parlata dagli astuti osservatori.
Quando non ti va di curare il tuo aspetto, quando non ti importa di apparire tirata a lucido, indossi un paio di jeans ed una felpa, allora la gente capisce quello che vuoi trasmettere.
Se indossi un vestito attillato, un vestito che faccia apparire il tuo corpo più bello, un vestito che faccia parlare il tuo corpo, allora chi ti guarda sa come muoversi, come agire.
Allora oggi il mio corpo parla di sicurezza, ricoperto da un vestito nero, stretto sui fianchi, con una fascia nera sotto il seno.
Avevo cercato di interpretare le parole di Niall, mentre mi truccavo, sembrava essersi arrabbiato a morte con me, per la mia semplice sfacciataggine, forse non sarebbe stato l'unico.
'Non accettare nulla da Zayn' aveva detto prima di andare via e scomparire tra la folla.[...]
La mia mente è confusa, gli occhi continuano ad appannarsi e fatico a respirare lì dentro.
Mi faccio strada tra la folla sudata, devo uscire adesso.
Non sono completamente lucida, ma quel poco di buon senso che mi rimane mi dice di correre fuori, prima che arrivi uno dei soliti attacchi d'ansia, attacchi d'asma.
Il locale, più che squallido, in cui mi hanno portato quei cinque era diventata una scatola sovrappopolata.
Riuscì a fatica a trovare la porta del retro, uscì accasciandomi a terra.
L'erba era leggermente bagnata, doveva aver piovuto in quelle ultime due ore.
Scesi piano, lasciando che le mie spalle seguissero la superficie fredda di mattoni.
Tornai a respirare piano, osservavo il mio petto alzarsi e abbassarsi, rimasi incantata per un momento sentendo il battito del mio cuore che piano piano tornava normale, imparando a memoria ogni suo movimento ritmato.
Avevo perso di vista tutti quanti, avevo solo intravisto Harry e Zayn entrare in una piccola stanza ed uscirne fuori con un leggero ghigno soddisfatto, ma poi, erano scomparsi anche loro, tra le migliaia di sagome che ormai popolavano la sala.
Se in quel locale ci fosse stato un bravo osservatore, probabilmente avrebbe capito che il linguaggio del mio corpo era svanito al secondo bicchiere di Vodka.
Il mio senso dell'orientamento, la sicurezza in me stessa e la mia incapacità nel reggere l'alcol sarebbero stati la mia rovina.
Chiunque si sarebbe accorto di quando io fossi fuori posto li dentro.
<< Bevuto troppo? >> Una voce roca, leggermente brilla si fece strada tra il silenzio notturno, era Harry.
Non lo guardai nemmeno, lasciai solo che si sedesse accanto a me.
Aveva in mano un bicchiere, osservai il liquido rosso all'interno, era così freddo che il bicchiere si era completamente appannato.
<< Ne vuoi un po'? >> Chiese agitando lentamente il bicchiere. I cubetti di giacchio all'interno si scontrarono e alle mie orecchie arrivò un rumore secco, penetrante.
Fui colta da una sensazione allo stomaco, un conato di vomito forse, basta alcol.
Allontanai il bicchiere da sotto il mio naso e chiusi gli occhi.
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Tempest
FanfictionC'è una tempesta Le gocce di pioggia scendono fitte, scorrono veloci, come il rimpianto. Il cielo è grigio ed il vento è forte, freddo, tagliente. Le onde urlano la rabbia che ho nel cuore. Vorrebbero cancellare ogni cosa davanti a loro, i ricordi...