22. Stability.

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Stabilità

-TEMPEST POV-
Erano passati svariati giorni, ed era davvero una nuova vita quella.
Nessuno aveva più bisogno di fare quello che facevano prima, niente oltre tornare alla vecchia monotonia, che ora, non era più così triste come appariva prima.
Tutti avevano amato tornare alle cose precedenti e nessuno aveva avuto obiezioni da fare.
<< Davvero vuoi invitare tutte queste persone Kimberly? >> lei annuì ripetutamente, mentre gli angoli della sua bocca si alzavano piano, e segnava un casino di nomi su quel foglio e Liam la guardava ridendo, sapendo che poi, con il permesso di sua madre, ne avrebbe dovute eliminare almeno la metà.
<< E' il mio diciannovesimo compleanno Tempest, deve essere tutto perfetto, lo so, sarà bellissimo e lo faremo nella casa in piscina del compagno di mia madre e.. oddio ci pensate?potremmo portare i costumi. >> Continuava ad agitare le mani, con gli occhi colmi di eccitazione per la festa che avrebbe organizzato fra pochissimo tempo, nella casa di John, il compagno della madre di Kimberly.
Ero felice che avesse trovato quell'uomo, era davvero una bella persona e questo aveva tornato a Kimberly una certa stabilità nella sua vita, soprattutto adesso che anche Liam poteva contribuire.
<< Kim, il tipo di tua madre è un riccone da paura. >> Niall strimbellò qualcosa con la sua chitarra subito dopo la sua affermazione e gli altri ragazzi annuirono divertiti.
Kimberly non sembrò apprezzare, ma li lasciò stare e tornò alla sua lista.
<< Ohoh ragazzi, ho dimenticato di chiedervi una cosa importantissima. >> Kimberly agitò le braccia in aria, mettendosi seduta sulle ginocchia, sul divano rattoppato del Garage. << Vorrei che suonaste per me, quella sera, vi prego, voi siete così bravi ed io voglio che vi sentino più persone possibili, fuori da questo garage, che ne dite? >> Unì le mani, pregando i ragazzi di accettare, la sua espressione era così dolce e speranzosa, che il cuore di tutti lì dentro si sciolse poco dopo.
Si guardarono per qualche secondo, ma era inutile discutere con Kimberly, soprattutto in quel periodo, avendo ritrovato la sua solita sicurezza, li avrebbe convinti anche se loro non avessero detto si, entusiasti.
<< Beh, dovremmo iniziare a comporre una scaletta allora. >> Liam aveva ragione, i ragazzi avevano passato così tanto tempo divisi o convinti che non si sarebbero mai mossi da quel garage, che non avevano mai scritto una vera a propria liste delle loro canzoni, semplicemente cantavano le prime cose che gli venivano in mente o che in quel momento erano sicuri che si sarebbero piaciute particolarmente.
<< Sceglile tu le canzoni, Kim. >> Harry le tese un foglio vuoto, lei lo afferrò senza farselo ripetere.
<< Avrei una richiesta. >> Adesso tutti gli sguardi nella stanza, erano rivolti a me, che non avevo quasi mai detto nulla, quel giorno.
<< Vorrei che cantasse Half a Heart, per favore. >> Loro annuirono, erano felici di poterla cantare, la scrissero il giorno stesso in cui tutti noi tornammo ad essere ciò che eravamo sempre stati, solo un pochino meglio.
Poi arrivò Niall, e mi costrinse a lasciar cadere le mie gambe, così da fargli spazio sul divano.
Non ci mise molto, strinse le sua braccia attorno alla mia vita, avvicinandosi, stringendomi forte e la mia testa finì di conseguenza sulla sua spalla.
<< Si è fatto tardi ragazzi, è quasi ora di cena, io vado. >> Zayn guardò l'orologio, tirò via la sedia in cui era seduto e la rimise al suo posto, poi afferrò il suo cappotto e aprì la serranda del garage con un colpo solo.
<< Aspetta amico, ti do uno strappo, ceno da Kimberly e casa tua è di strada. >> Liam prese le mani di Kimberly tirandola su dal divano contro voglia, il suo braccio finì sulle spalle di lei e salutarono, prima di salire in macchina ed andare via.
<< Beh, Harry, andiamo anche noi? Mia madre mi vuole a casa entro dieci minuti. >> Louis tirò Harry dalla giacca e il riccio si alzò dal pavimento, posando il suo taccuino sotto il braccio e seguendo Louis a ruota.
Quando tutti andarono via, lasciando me e Niall soli, nel garage, lui si voltò verso di me, piegando leggermente la testa.
<< Dovremmo andare anche noi, ci sono i miei a cena oggi. >> Io annuì, ma nonostante questo, nessuno dei due osò alzarsi per primo dal quel divano.
<< Penso che prima o poi dovremmo dirglielo. >> Lui mi guardò strano, non capendo la mia esclamazione.
Tolsi la sua mano dalle mie spalle, girandomi meglio verso di lui e mettendomi seduta.
<< Niall, svegliati, di me e te. >> Lui sembrò capire adesso, e si morse il labbro nel tentativo di non farsi sfuggire una risata, gli diedi un colpo sulla spalla ma lui, invece di smettere, rise ancora.
<< Ehi..Tempest.. calmati. >> Lui rise ancora, e sicuramente gli sembrava avessi una faccia esilarante, riprese fiato prima di continuare << Io potrei dirgli anche questa sera di te e me sai? Ma non credo c'è ne sarà bisogno. >> Mi alzai, seguendolo verso la porta << Cosa vuoi dire? >> Chiesi, lui scrollò le spalle, mentre chiudeva il garage con la chiave << Non so, hai mai sentito parlare di 'tu sei mio figlio, io so tutto quello che fai'? Le mamme sanno tutto, anche quando vai in bagno, ho vent'anni ma ancora i chiedo come facciano. >>

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