Dedicata a Kaminari_is_here♡
Percorrendo Ba Sing Se, capitale del regno della Terra, continuando sempre diritti, quarantacinque gradi a sud, ci si imbatte in un particolare appezzamento di terra, montuoso, che sale su, fino al cielo, a ben pochi noto come Il Tempio dell'Aria del Sud.
Solitamente, non molti pensavano ad arrivarci, ed ancora di meno sapevano come arrivarci. Dovresti, partendo dalla capitale camminare sempre dritto lungo l'ampia pianura di quelle terre; passare un lago formato da acqua marina e, faticosamente attraversare la ampie ed alte montagne che lo circondano. Dovresti poi cominciare a camminare a lungo, fino ad arrivare alla prima tappa: la città di Omashu. E lì, più dei tre quarti delle persone che, in un attacco di follia avevano deciso di intraprendere il lungo viaggio verso i Templi dell'Aria del Sud, decidevano di concedersi una pausa, andando a vedere la famosissima ed enorme Libreria di Wang Shi Tong, posizionata nel mezzo del regno della terra, perfettamente ad est di Omashu. Pressoché nessuno di coloro i quali decidevano di fermarsi alla Libreria riprendevano il cammino verso le terre dei Nomadi, decidendo o di tornare a casa o di rimanere nella meravigliosa e moderna città di Wang Shi Tong. Il restante quarto, si arrendeva quando, oltrepassata Omashu, si ritrovava il passaggio ostacolato dall'altissima catena montuosa che percorreva tutta la costa est e metà di quella sud, senza però sapere di poterle aggirare ad ovest. Per questo i Monaci avevano scelto quel punto specifico nella grande mappa del mondo, in tal modo da non avere nessun tipo di visita indesiderata. Anche i Templi dell'Aria del Nord, dell'Est e dell'Ovest erano altrettanto difficili da raggiungere ed osteggiati da barriere naturali. Ma quando davvero si arrivava nelle terre dei Nomadi dell'Aria, si rimaneva sopraffatti dalle loro montagne, alte quantomeno il triplo della catena montuosa del Regno della Terra. Salendo su, sempre più su, ancora più su, però, si arrivava nel cuore del loro regno. C'è ampia strada, ricca di curve simili a meandri che portava nel centro della città. Era un posto modesto, non c'era niente più del necessario. Erano presenti, come facilmente intuibile, le stalle per i bisonti volanti, sempre presenti nel Regno dell'Aria. Questi ultimi erano, appunto, grandi bisonti, provvisti di tre paia di zampe ciascuno, il pelo, grosso e bianco, era solcato da una grande freccia che arrivava a metà fronte, la quale era marrone, come il muso e la pancia del bestione. Ma al contrario dei bisonti normali, questi erano capaci di volare. Si trovavano poi le stanze dei Monaci, ricche di stoffe arancioni. Nel centro stava l'Agorà, piazza principale e luogo di raduno per le meditazioni del popolo. Sulla sinistra c'era il Campo di Palla-Aria, il gioco più popolare tra i bambini di quelle terre, basato sul Dominio dell'Aria. I più grandi edifici erano La Sala del Consiglio e quella delle Assemblee, situate rispettivamente a nord e ad est dell'Agorà. Tutto sembrava tranquillo come sempre. I bambini giocavano a Palla-Aria, alcuni cittadini meditavano sospesi a mezz'aria nella piazza ed i Monaci più anziani erano riuniti nella Sala del Consiglio, a riflettere su alcuni comportamenti inaspettati che stava prendendo la Nazione del Fuoco quando il pianto di un neonato riecheggiò, rimbombando tra le alte rocce che circondavano i templi dei Nomadi dell'Aria, disturbandone la quiete che fino a poco prima regnava sovrana. Una bimba, avvolta in delle morbide fasce azzurrine, stava piangendo davanti ai cancelli della città. Ci volle un po' prima che dei Monaci si accorgessero della sua presenza ed andassero a prenderla. Venne cresciuta così dai Nomadi dell'Aria, con le loro abitudini e maniere. La sua infanzia fu senz'ombra di dubbio delle più felici. Passava tutti i pomeriggi all'aria aperta, a giocare con i suoi coetanei nella grande piazza o nel Campo di Palla-Aria, mentre le mattine studiava con i Monaci, imparando il rispetto della natura, la meditazione e, per molti anni cercò anche di farsi insegnare il dominio dell'Aria, cosa che non le riuscì mai dato che era predisposta ad essere una Dominatrice dell'Acqua, non dell'Aria. Nonostante questo ci provò per molto tempo, fino a quando, un giorno, agitando le braccia non plasmò una sfera d'acqua. A quel punto molte cose divennero chiare e cristalline nella sua mente. Era questo il motivo per la quale lei non aveva alcuna freccia blu che le solcava la fronte ed era per questo che il dominio dell'aria non le era mai riuscito. Quel giorno capì che non era nata lì; capì che quella, nonostante lei la considerasse ancora tale, non era la sua casa. Capì che lei, nella realtà dei fatti, era una Dominatrice dell'Acqua. All'età di sette anni le divennero chiare tutte queste cose e, col passare del tempo, i Monaci compresero ciò che la bimba apprese quel giorno e, contenti che non se la sia presa male, cominciarono a discutere fra loro di alcune questioni importanti che si sarebbero verificate nel giro di parecchi anni. Infatti, esattamente nove anni dopo, il giorno del sedicesimo compleanno del suo migliore amico, l'arancione e la (c/c) furono chiamati, da due Monaci in particolare, nella Sala del Consiglio. Non ci erano mai stati prima e si guardarono attorno spaesati dalle immense dimensioni della sala. Davanti a loro, occupando due dei cinque seggioloni in legno, stavano Daichi e Sugawara, nelle loro vesti arancioni, che li aspettavano. "Hinata," cominciò Daichi, ottenendo subito l'attenzione del piccoletto, "ormai hai compiuto i sedici anni e, come da tradizione, e nostro compito e dovere metterti a conoscenza che tu, caro mio, sei l'Avatar." Hinata lo guardò incredulo e spaesato, per poi sorridere sornione e battere il cinque a (nome). "Come sai, è consuetudine che l'Avatar, per imparare a dominare tutti e quattro gli Elementi, si sposti nelle quattro Nazioni facendosi insegnare dai vari Maestri l'arte del Dominio del loro Elemento. Fortuna vuole che, la qui presente (nome) sia una Dominatrice dell'Acqua, anche se non ha ancora imparato a comandare l'acqua a suo piacimento. Per questo, dopo un'Assemblea io e gli altri Monaci abbiamo deciso che, sarebbe opportuno che (nome) partisse con te, in modo, non solo da non separare il vostro legame ma anche per renderla in grado di Dominare il suo elemento. Potrete partire quando lo desidererete, a partire dall'indomani mattina. Ora potete andare." I due si inchinarono e velocemente uscirono dalla Sala del Consiglio saltellando. "Hai visto?! Avevo sempre detto che saresti stato tu l'Avatar, me lo sentivo!" Gli disse, scompigliandogli i capelli arancioni, già arruffati per conto loro. "E tu?! Grandissima imparerai con me il dominio dell'Acqua!" Esclamò allegro lui, tirando un leggero pugno sulla spalla della (c/c). "Già..." disse lei, con fare sognante mentre si immaginava la propria terra d'origine. Per i preparativi ed i saluti ci volle qualche settimana. Tanaka e Noya non volevano davvero lasciarli andare e questo valeva anche per Sugawara e gli altri Monaci. Però l'ora di partire arrivò, così, preparate le sacche contenenti abiti puliti e provviste varie, le issarono sul loro bisonte volante. Dopo gli ultimi abbracci salirono pure loro sulla bestia e, a malincuore gli chiesero di partire, librandosi poco dopo alti nel cielo, allontanandosi sempre di più dalla loro casa. Durante il tragitto la (c/c) se ne stava lunga distesa sulla morbida schiena del bisonte volante, pensierosa. Guardava passare le nuvole ad una ad una, pensando silenziosa mentre Hinata guidava l'animale, crucciandosi per capire a cosa stesse pensando l'amica. "Ne, (nome)-chan, a che pensi?" La ragazza fissò ancora per qualche secondo il cielo, per poi rotolare fino a riuscire a vedere l'amico in faccia. "Hinata, dici che riuscirò ad imparare il dominio dell'Acqua? Magari sono troppo vecchia per imparare ormai..." disse, ancora sovrappensiero. "Ma certo che ci riuscirai! Troveremo un ottimo maestro ed impareremo insieme!" Disse allegro, sorridendo e alzando i pollici, mossa che fece sbilanciare leggermente il bisonte volante dato che nessuno teneva più le sue redini. (Nome) annuì, leggermente più rassicurata di prima mentre continuava a pensare a come potrebbe essere la gente del suo popolo nativo, se conoscevano i suoi genitori e soprattutto se sarebbero stati disposti ad insegnare pure a lei il Dominio dell'Acqua. Un conto è l'Avatar, un altro è una ragazza mai vista prima che si spaccia come una Dominatrice. Tra un pensiero e l'altro si addormentò, il sole che le donava un gradevole tepore sulla pelle ed il morbido pelo del bisonte che le faceva da materasso. Un po' di tempo dopo aprì gli occhi, svegliata dalle grida di Hinata che dicevano: "Siamo arrivati! (Nome)! Siamo arrivati!" La (c/c) si alzò di scatto, guardando subito giù dal bisonte, verso la terraferma. Tutto era ricoperto da acqua e ghiaccio; le case erano grandi capanne fatte da pelle di foca oppure igloo. Le donne stavano cucendo qualcosa vicino al fuoco, mentre alcuni uomini stavano togliendo la carne della foca dalla pelle, o c'era chi stava pulendo il pesce. I bambini giocavano tra di loro, ed alcuni ragazzi più grandi stavano affilando delle lance. Dall'altra parte, vicino ad un torrente, una donna stava mostrando a dei bambini alcuni metodi per plasmare l'acqua a proprio piacimento mentre i piccoli guardavano affascinati, con la stessa scintilla di desiderio che in quel momento aveva anche (nome). Nutriva un grande desiderio di imparare il Dominio dell'Acqua, quasi un istinto primitivo che con gli anni si faceva man mano più forte. Con lentezza, Hinata fece atterrare il bisonte volante, non troppo lontano dal villaggio, ma abbastanza per non spaventare i popolani. Con il cuore che batteva all'impazzata e le gambe che tremavano, cominciò a camminare verso il villaggio, seguita da Hinata, che si aggirava guardandosi intorno e saltellando. Stranamente, la (c/c) si sentiva a suo agio, più di quanto non si sentisse dai Nomadi, nonostante considerasse ancora quella la sua vera casa. Arrivando più vicini al villaggio, incrociarono il loro percorso con quello di due ragazzi, entrambi vestiti di azzurro. Uno aveva dei capelli neri, leggermente sparati in aria che facevano sembrare la sua testa un carciofo. L'altro al contrario aveva i capelli dritti all'ingiù, simili a delle tende. (Nome) si avvicinò titubate, mentre i due la guardavano leggermente sorpreso di vederla; forse era per i vestiti arancioni, o forse perchè nel villaggio si conoscevano tutti e lei era estranea, forse anche per tutti e due i motivi. Chiese quale villaggio fosse e le venne risposto che si trovava al Kitagawa Daiichi; chiese altre informazioni, scoprendo di doversi rivolgere comunque al capo della Tribù: Oikawa Tooru. Riferì tutto ad Hinata, che stava ammirando dei pesci che sguazzavano in un laghetto, ed insieme si rivolsero alla tenda del Capo. Discusse un po' con la guardia che stava al di fuori della tenda: Iwaizumi Hajime pensava fosse stata mandata dalla Nazione del Fuoco per uccidere Oikawa che, nonostante abitasse in quel piccolo villaggi era uno dei più potenti dominatori dell'Acqua. Riuscì a convincerlo grazie ad Hinata, la quale aveva la propria freccia azzurra che gli solcava la fronte il che dimostrava la sua appartenenza alle Terre dell'Aria, anche se, non del tutto convinto continuò a tenerli d'occhio anche dopo averli lasciati entrare. Davanti agli occhi le si parò davanti l'alta ed annoiata figura di Tooru, che stava seduto su una sedia a fissare il vuoto; appena i suoi occhi catturarono le due figure appena entrate nella tenda le squadrò da capo a piedi, dapprima guardandole con un po' di insicurezza, ma poi, quando dopo aver lanciato un'occhiata ad Hajime ed aver visto che sembrava tranquillo si rilassò anche lui, sedendosi più composto e guardando i due dall'alto verso il basso. (Nome) osservò tutti i movimenti del moro di fronte a lei, scrutandolo. Era di certo un bel ragazzo, forse leggermente giovane per la carica che gli era stata attribuita, perciò si guardò bene dal fare o dire qualcosa che non gli andasse, sospettando che fosse intelligente ed uno stratega nato. Si inchinò davanti a lui, in segno di rispetto; Hinata la imitò, per poi rialzarsi in contemporanea con lei. Aspettarono che iniziasse Oikawa, che però li osservò per bene prima di iniziare a parlare. "Deduco tu sia l'Avatar" disse. Hinata lo guardò sorpreso, nonostante (nome) non si fosse affatto scomposta. Il moro rise alla buffa espressione che era comparsa sul volto del rosso e si spiegò in fretta. "Sai, l'Avatar rinasce nelle varie Nazioni in ordine, è questa volta tocca a quella dell'Aria, ho immaginato fossi tu perchè hai quella freccia blu che ti smentisce, in più non capita spesso che un Dominatore dell'Aria venga qui, se non l'Avatar per poter imparare il dominio dell'Acqua." Hinata annuì, capendo che tutto filava. (Nome) intuì che quello che aveva pensato di lui fosse giusto; la scrutò ancora per un po', chiedendole poi come mai avesse una collana della Nazione dell'Acqua. Lei gli spiegò in breve la storia, senza entrare troppo nei dettagli, ma abbastanza per poter ottenere la sua fiducia. "Quindi, in fin dei conti avete bisogno di un maestro; sarei onorato di farlo ma in questo momento ho un sacco di problemi da sbrigare con la Shiratorizawa, una cittadina della Nazione del Fuoco che sta tirando troppo la corda e, per quanto mi secchi ammetterlo credo di dovervi affidare ad una persona in particolare. I miei altri ragazzi sono tutti alle prese ad imparare nuove tecniche e perfezionare quelle vecchie, l'unico che potrebbe insegnarvi tutto ciò che so in breve tempo è Tobio-chan; devo dirvi però che è esiliato da questa Tribù ed è scontroso, se dovesse decidere di non aiutarvi tornate qui e troverò del tempo per voi, mi intrigate parecchio..." finì il suo lungo discorso; (nome) ascoltò puntigliosamente ogni parola e decise di porre una domanda. "È sicuro che questo qui possa aiutarci? Del resto lo ha esiliato, no?" Il moro ridacchiò ancora. "Fidatevi" disse. Disse ad Iwaizumi di andare a chiamare un certo "Hanamaki", quello uscì di fretta e tornò poco dopo portando con sé un ragazzo dai capelli biondo fragola. "Makki, accompagnali da Kageyama" disse soltanto, rimanendo a guardare le tre figure uscire dalla tenda, rimpicciolendosi sempre di più man mano che camminavano tra i ghiacci. Hajime si avvicinò. "Sicuro sia una buona idea?" "Iwa-chan, pensavo avessi più fiducia in me! Credimi, Tobio-chan ha bisogno di loro tanto quanto loro ne hanno di lui."
I due seguirono la testa rosa abbastanza lontano; proseguirono per qualche chilometro e, quando videro in lontananza una tenda, Makki li salutò e se ne andò lasciandoli proseguire da solo. Fuori dalla tenda era acceso un fuoco e la capanna si ergeva alta dietro esso. Poco dopo, dalla tenda, uscì un ragazzo: era vestito di blu e azzurro, i suoi capelli erano neri e tagliati corti, con una frangia che scende sopra a due occhi blu scuro. Il volto era accigliato e, guardando le due figure sconosciute cominciò ad avere attorno a sé un aura intimidatoria. "Cosa volete?" Disse, assottigliando gli occhi. Hinata sparì lentamente dietro (nome), mentre quella cercava di balbettare qualcosa. "Um... lui -e si spostò, lasciando l'arancione scoperto- è l'Avatar e, ci chiedevamo se ci potessi insegnare il Dominio dell'Acqua..." il corvino la scrutò ancora, alzando poi un cipiglio. "Ci? Pensavo l'Avatar fosse lui" disse, squadrandola. La (c/c) cercò di spiegargli la sua storia; lui ascoltò attentamente, per poi annuire alla fine, segno che aveva capito. "Um... quindi?" Chiese lei, tormentandosi le dita in attesa. "Non ho tempo da perdere con voi due." Disse quello, sedendosi davanti al fuoco. "Oh..." iniziò (nome), sinceramente delusa dal comportamento del corvino. "Certamente... vieni Hinata, andiamo dal Capo." Tobio alzò la testa di scatto, guardando la (c/c) con un espressione di stucco, ma prima che potesse aprir bocca iniziò a parlare Hinata "Sul serio? Ma dai, proprio ora che siamo arrivati ci tocca tornare indietro! Proprio quando sta tramontando il sole! Adesso mi tocca farmi allenare da quello stramboide coi capelli castani." Il corvino assunse un'espressione corrucciata, poi chiese "parlate di Oikawa?" La ragazza annuì, poi fece per andarsene, seguita dal piccoletto quando Kageyama la fermò. "Aspetta, posso farlo io." Sorrise sorniona al ragazzo dagli occhi blu, ringraziandolo all'infinito, non volendo davvero dover tornare dal moretto. Il sole ormai stava calando, tingendo le nuvole ed i mari di rosa, riflettendone la luce sui ghiacci lucidi. Ne parlarono, decidendo che avrebbero cominciato il giorno seguente; (nome) però insistette per andare a prendere il loro bisonte volante, nonostante Kageyama stava cercando di persuaderla a restare, dicendole che presto avrebbe fatto buio ma, cocciuta come una roccia, s'incamminò ben presto a recuperare l'animale. Camminò a lungo, seguendo le luci dei fuochi del villaggio di Oikawa, arrivata lì lo oltrepasso, fino ad arrivare dal bisonte. Quello le leccò la faccia, e lei gli carezzò dolcemente il muso, dandogli poi da mangiare. Salì in groppa e, più velocemente di prima raggiunse il luogo d'esilio del corvino. Quando arrivò trovò Hinata steso vicino al fuoco con una coperta che dormiva beatamente. Si avvicinò lentamente e gli scostò i capelli dalla fronte, stampandogli un bacio sulla freccia blu. Voltandosi trovò Tobio steso poco lontano da Hinata, anche lui con una coperta che dormiva, un rivolo di bava che scendeva sul ghiaccio. Sorrise a quella vista; il suo viso che le sembrava sempre corrucciato si mostrava rilassato ed innocente mentre dormiva, alcuni capelli che gli coprivano gli occhi e la bocca semiaperta. La coperta era mal sistemata, così si avvicinò anche a lui e gli rimboccò per bene le coperte, spostandosi poi dal bisonte volante, che si era sistemato vicino al fuoco e si sedette tra due delle sue zampe, coprendosi il più possibile con il pelo dell'animale. Guardava stancamente il fuoco danzare e scoppiettare, seguendo fino al cielo le sue scintille infuocate. Sentì alcuni rumori e non si sorprese quando vide l'alta figura di Kageyama alzarsi. Si avvicinò e, accigliato la guardò per qualche secondo, entrò nella tenda e tornò poco dopo, gettandole addosso una coperta. La (c/c) lo ringraziò e lui se ne tornò a dormire, lasciando che anche lei si addormentasse poco dopo. La mattina, quando il sole iniziò ad alzarsi nel cielo, i tre si svegliarono. Fecero colazione in fretta, Hinata continuava a parlare allegro, (nome) lo ascoltava contenta mentre Tobio mangiava in silenzio, irritato dal tono di voce troppo alto dell'arancione che già di prima mattina era carico di energie. Finirono di mangiare in breve tempo, per poi mettersi buoni ad aspettare che il corvino dicesse qualcosa. Fece un cenno ed i due lo seguirono fino ad arrivare alle sponde del mare, dove si udivano le onde infrangersi contro il ghiaccio. Kageyama estrasse da una tasca una pergamena, e mostrò loro gli antichi disegni di alcune delle più semplici mosse da eseguire per imparare il dominio. Si legò i capelli scuri in un codino, lasciando la fronte scoperta e mostrò loro i movimenti, plasmando l'acqua a suo piacimento. I due lo imitarono a ruota, non riuscendoci fin da subito ma, con il passare delle ore l'acqua cominciava a spostarsi. I giorni si susseguirono simili; la mattina praticavano il dominio, migliorando giorno dopo giorno, poi facevano una pausa per mangiare ed il pomeriggio continuavano ad allenarsi oppure andavano a caccia o a pescare; il momento più piacevole della serata era la cena, dove mangiavano in tranquillità, chiacchierando e ridendo. Nonostante inizialmente il corvino si era rivelato uno Tsundere in piena regola, lentamente, con il passare dei mesi, stava iniziando ad aprire il cuore ai due, facendoseli sempre più amici; certo, il rosso ogni tanto lo infastidiva proprio ma nel profondo del suo cuore gli voleva bene, in più le parole dolci e sincere di (nome) nei confronti dei due lo facevano spesso arrossire, facendogli sentire le farfalle nello stomaco. Non aveva ben capito a cosa dovesse tutta quella agitazione, fino a quando una sera, mentre leggermente rosso guardava la (c/c) dormire rannicchiata tra le zampe del bisonte volente, Hinata non gli chiese se gli piacesse (nome): schiette e rapide le parole colpirono lo stomaco del corvino come frecce imbevute di veleno. In quel momento capì tutto: capì perchè quando lei gli faceva una carezza lui arrossiva e perchè quando invece la faceva ad Hinata aveva il feroce istinto di prenderlo a sberle; capì perchè quando la guardava dormire o esercitarsi nel Dominio dell'Acqua sentiva una strana sensazione allo stomaco e capì anche che, quando i due se ne sarebbero andati si sarebbe sentito incredibilmente solo e la mancanza della (c/c) lo avrebbe straziato. Ebbe il breve ma intenso istinto di stringerla a sé e baciarla ora che aveva capito cosa provava, ma aveva deciso di non farlo, per paura che lei possa scappare via. Intanto diventavano sempre più bravi e precisi nell'affinare tutte le tecniche possibili inerenti al dominio dell'elemento. Kageyama si impegnava a fondo come non aveva fatto mai per aiutarli, sentendosi finalmente voluto e considerandoli la propria famiglia. Ogni qualvolta gli capitava di pensare alla loro prossima partenza cominciava a sentirsi male, e sentiva gli occhi colmarsi di lacrime che, rapidamente cacciava indietro. Oramai non aveva più tecniche da insegnare ai suoi due apprendisti; (nome) si destreggiava abilmente nel dominio del proprio elemento, sentendosi a suo agio e più completa di prima. Dall'altra parte anche (nome) rivolgeva sempre tutti i suoi pensieri a Tobio, e sentiva sempre il bisogno di dargli attenzioni, di stare con lui. Ogni volta che, la sfiorava, sistemandole la posizione delle mani o delle braccia sentiva le farfalle nello stomaco. Capì che si era innamorata molto prima del corvino. Certe volte aveva pensato di provare a dirgli tutto, di spiegargli come si sentiva, ma la paura di venire rifiutata era un ostacolo bello alto da superare e spesso cadeva. Intanto il tempo passava, avvicinando sempre di più l'ora della partenza dei due che ormai sapevano dominare l'acqua egregiamente e questo la faceva star male, convincendola sempre di più a dichiararsi. Sapere che tra poco due di loro avrebbero dovuto lasciare quelle terre faceva star male tutti. Faceva male ad Hinata che si era affezionato a Kageyama e, avendo capito anche i suoi sentimenti si era dispiaciuto per lui, pensando che non sarebbe mai riuscito a confessarsi. Faceva male a Tobio e (nome) che ormai si cercavano come calamite, ma allo stesso tempo, involontariamente, si respingevano. La cena della sera prima alla partenza fu stranamente silenziosa; Hinata e Kageyama non litigavano, nessuno faceva battute, nessuno rideva. L'arancione andò a dormire prima degli altri due, lasciando seduti vicini davanti al fuoco, entrambi sotto ad una coperta al caldo, in silenzio. "Sai Tobio, non voglio andarmene..." iniziò la (c/c), quello si strinse di più nella coperta. Voleva dirle che nemmeno lui voleva che lei se ne andasse, voleva dirle che l'amava, voleva dirle che quei tre mesi insieme sono stati i migliori della sua vita, ma rimase zitto, come ormai aveva imparato a fare. Interminabili minuti di silenzio e carichi di tensione scorrevano mentre i due si agitavano. Lei sperava che lui parlasse, voleva sentirgli dire che nemmeno lui voleva che lei se ne andasse ma sapeva fin dall'inizio che lui non avrebbe mai fatto la prima mossa e che ad impedirglielo era il suo carattere, così chiuso, a fare la prima mossa fu lei. "Tobio non voglio andarmene perchè tu mi piaci!" Gli disse tutto d'un fiato, in ansia, con la paura di essere rifiutata e di aver rovinato quel perfetto rapporto che si era instaurato in quei mesi. Non ottenne un rifiuto bensì due occhi blu che, sgranati, la guardavano increduli. Decise che ormai, arrivata fin qui, poteva concludere quella pazzia e lo baciò. Un bacio casto e veloce, che però fece conoscere ad entrambi il sapore delle labbra tanto desiderate. "N-neanche io voglio che tu parta!" Esordì, le uniche parole che aveva pronunciato quella sera. La strinse a sé, ancora al caldo sotto le coperte, poi un sussurro, niente più di un sussurro che diceva "ti amo". Fu come un soffio di vento che caldo ti sfiora la pelle. Lei sorrise, abbracciando il ragazzo che tanto aveva desiderato. "Allora parti con noi! Lascia le terre di Oikawa e vieni con me." Disse, sapendo che il corvino non avrebbe rifiutato, difatti quello annuì e, prendendo finalmente l'iniziativa la baciò

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𝐇𝐚𝐢𝐤𝐲𝐮𝐮 𝐱 𝐑𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫
FanfictionOne-shots su richiesta su Haikyuu #1 in Haikyuu x reader (23-6-19)