Capitolo 2

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Ed io ho sparato, sparato,
sparato ad ogni singola
cosa che ho amato

8 mesi prima

La città era riscaldata dal leggero, quasi impercettibile, tocco del sole.

Esso risplendeva alto nel cielo, sfidando chiunque a fissarlo sapendo che avrebbe sempre vinto.

"Che stai facendo?" chiesi ammirando la figura di Ronnie, intenta ad osservare il sole con quegli occhi azzurri

"Voglio batterlo" spiegò

Sembrava una bambina e ció mi causó un sorriso

"Smettila, fa male" la rimproverai preoccupandomi per la sua salute

Le presi il viso tra le mani, obbligandola a guardare i miei occhi

"C'è chi fa più male" mi sussurró sulle labbra che io affrettai ad unire alle sue

Mi passai le mani tra i capelli quando quel ricordo si presentó nitido nella mia mente.

Io le avevo causato più dolore del sole

Estrassi il telefono dalla tasca dei pantaloni e composi quel numero per la millionesima volta dalla sera precedente.

Segreteria

Ecco cosa ottenevo ad ogni singola chiamata che facevo.

Sospirai pesantemente, nascondendo il viso dietro le mie mani.

"Paulo!" mi voltai nella direzione da cui proveniva la voce, incontrando la figura di Gonzalo.

"Non risponde alle mie chiamate" dissi a bassa voce, non convinto che il mio migliore amico avesse sentito a causa della distanza che ci separava.

Mi ero seduto tra gli spalti, esattamente dove Ronnie si posizionava ogni volta che veniva a vedere i nostri allenamenti.

"Lo farà, ora vieni a cambiarti" mi guardó attentamente, restando a bordo campo.

Senza dire niente, seguì le sue indicazioni e mi diressi con lui verso lo spogliatoio. Nel corridoio incontrammo anche Cuadrado e Bernardeschi.
Quest'ultimo guardava a terra tirando dei piccoli calci alla polvere.

Strinsi gli occhi a causa dell'intensificarsi del senso di colpa a quella vista.

Sapevo che Federico si stava maledicendo, in quanto convinto di aver contribuito alle lacrime di Ronnie.

Ma la colpa era solo mia

Avevo cercato di contattarla innumerevoli volte, ma era tutto vano.

"Dovresti andare a casa a riposare" cercó di convincermi il colombiano, al quale risposi scuotendo la testa

"Sto bene" dissi

Chi volevo prendere in giro?

Certo che non stavo bene: non avevo dormito poiché per tutta la notte un peso mi aveva oppresso, impedendomi anche solo di chiudere gli occhi.

Ventun volte noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora