Capitolo 8

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Resta a dare un senso
a ciò che mi rimane

Il vento colpiva leggermente il mio volto, il quale era innalzato verso il cielo ricoperto da nubi minacciose.

"Ronnie! Vieni a giocare!" mi alzai da terra, pulendomi i jeans dall'erba del campo, e raggiunsi Edin a pochi metri di distanza; lo sollevai in aria facendolo ridere.

"Hanno lasciato qui un pallone" mi rivelò con sguardo furbetto che io subito ricambiai: "Sarebbe un peccato lasciarlo qui tutto solo, non credi?" il mini Pjanic annuì entusiasta per poi scendere dalle mie braccia e correre verso la porta di calcio; io, invece, presi la palla e la posizionai sul dischetto in area di rigore.

"Sei pronto ad essere stracciato piccoletto?" domandai sfregandomi le mani maleficamente mentre Edin si metteva i guantoni regalatogli da Szczesny: era moto buffo in quanto questi ultimi gli stavano molto grandi.

"Vincerò io!" mi puntò un dito contro sfidandomi

Ma tu senti questo piccoletto

Giocammo per un tempo infinito: quel bambino era instancabile e ricco di energie. Edin era molto bravo come portiere, era riuscito a parare quasi tutti i miei tiri e per ogni successo amava festeggiare in modi diversi, ma il suo preferito rimaneva comunque la dybala-mask.

"Paulo!" il figlio di Pjanic all'improvviso gridò a gran voce, facendomi spaventare.

Mi voltai di scatto notando il ragazzo argentino, intento ad andarsene con il borsone d'allenamento sulle spalle, alzare lo sguardo nella nostra direzione accorgendosi della nostra presenza.

Iniziò ad avvicinarsi mentre Edin gli corse incontro per poi prenderlo per mano ed iniziare a raccontare quello che stavamo facendo. Io mi limitai ad abbassare gli occhi e a concentrarmi sull'erba sotto ai miei piedi.

"Che ci fate qua? L'allenamento è finito da un po'" ci fece presente il numero 21 della juventus, una volta posizionatosi di fronte a me

"Stavamo facendo qualche tiro" dissi semplicemente decidendomi a guardarlo negli occhi

Non lo avessi mai fatto

"Sto diventando bravo come portiere" affermò orgoglioso il nanetto, ricevendo il cinque da me e un sorriso da Dybala

"Vuoi giocare anche tu?" propose Edin facendomi spalancare gli occhi

"Mi piacerebbe, ma stanno chiudendo tutto: dobbiamo uscire" trassi un sospiro di sollievo davanti alla sua risposta mentre il figlio di Josepha annuì tristemente

Non mi ero resa conto che in tutta Vinovo eravamo rimasti solo noi 3

"Hai sentito piccoletto? Recupera la palla e andiamo a prenderci un gelato" sul viso di Edin si dipinse un enorme sorriso, corse a prendere la palla lasciandomi da sola con Paulo.

"Come mai Edin è con te?" ruppe il silenzio creatosi tra di noi ed io fui obbligata a rispondere: "Josepha e Miralem sono dovuti partire per questioni familiari e mi hanno chiesto se potevo prendermi cura di Edin mentre loro non c'erano, dovrebbero tornare domani" spiegai brevemente osservando il bambino in questione tornare verso di noi

"Ora andiamo a prendere il gelato?" chiese euforico saltellando sul posto, annuì per poi recuperare il suo zainetto, contenente l'occorrente lasciatomi dalla madre, dargli la mano ed incamminarci verso l'uscita.

"Vieni anche tu, Paulo?" mi bloccai sul posto per fare mezzo giro e guardare il calciatore rimasto di un passo dietro di noi.

Il ragazzo guardò nella mia direzione in cerca di una risposta che non ricevette, in quanto mi voltai a guardare alcune macchine nel parcheggio.

Ventun volte noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora