Capitolo 17

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Ho ancora voglia
di stravolgerti la vita

Le lancette dell'orologio sembravano muoversi più lentamente quella notte.

Rigiravo tra le mie mani la tazza, contenente la tisana preparatami da Bernardeschi, mentre le voci dei ragazzi nella mia stanza arrivavano alle mie orecchie come sussurri.

Mi massaggiai le tempie invano per cercare di scacciare il mal di testa forse prodotto dal pianto; mi ci era voluto molto per calmarmi e il mio migliore amico mi aveva abbracciato fino a quando non era caduta l'ultima lacrima.

Gli ero davvero grata per questo.

A lungo eravamo rimasti in silenzio per poi decidere di rientrare, dove gli altri due calciatori si limitarono ad abbassare lo sguardo.

Ero sicura di avere un pessimo aspetto a causa degli occhi gonfi e arrossati.

"Non riusciamo a farlo alzare" esordì Gonzalo entrando in cucina, seguito dagli altri

"Ve l'ho detto: può rimanere qui stanotte" sussurrai fissando la tazza

"Sei sicura?" chiese conferma il colombiano

"Sì e ora dovreste andare o domani non riuscirete ad alzarvi per andare agli allenamenti" feci loro presente

"Se vuoi posso rimanere" mi propose con serietà Federico mentre i suoi due compagni di squadra prendevano i loro cappotti in salotto

"Hai già fatto molto Fede" gli sorrisi per poi lasciargli un bacio sulla guancia e accompagnarlo alla porta

"Per qualunque cosa non esitare a chiamarci" mi ordinò il calciatore colombiano

"Ricevuto" sorrisi lievemente osservandolo allontanarsi insieme all'italiano

"Gonzalo.." il numero 9 della Juventus era l'unico rimasto e se ne stava sulla porta

"Mi dispiace"

"Dispiace anche a me" sorrisi rassicurandolo per poi abbracciarlo e, in seguito, guardarlo raggiungere i due compagni.

Appoggiai la mia schiena alla porta, appena la richiusi alle mie spalle, e presi un lungo respiro.

Sarà una lunga notte

Dopo aver sistemato in cucina, avevo preso una coperta e un cuscino, mi ero sdraiata sul divano pronta a farmi una bella dormita per scacciare i pensieri e il mal di testa; però un rumore improvviso, proveniente dalla mia camera, mi fece subito aprire gli occhi.

Neanche 5 minuti ero riuscita a trascorrere nella perfetta tranquillità

Corsi nella stanza accendendo frettolosamente l'interruttore della luce

"Che stai facendo?" domandai notando Paulo intento ad alzarsi dal mio letto barcollando e facendo cadere ogni cosa

"Devo.. - borbottò - devo vomitare.." 

"Non ti azzardare a vomitare nella mia stanza" lo raggiunsi, mi misi dietro di lui e lo condussi nel bagno.

"Ci siamo quasi" dissi strattonandolo quando inciampò nei suoi stessi piedi rischiando di cadere rovinosamente a terra

Una volta arrivati, si lasciò cadere in ginocchio di fronte al gabinetto dove rigettò persino l'anima. Mi sedetti sul bordo della vasca, rimanendo accanto a lui in caso di bisogno.

"Come ti senti?" gli chiesi quando sembrò avere una pausa da quella agonia

"Una merda" borbottò gettando la testa all'indietro per poi vomitare un'ultima volta

Ventun volte noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora