Prologo

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Riportami alla notte
in cui ci siamo conosciuti.
Riportami alla notte
in cui ci siamo amati.

L'aria gelida di ottobre costringeva le persone ad affrettarsi a raggiungere casa per rifugiarsi al caldo.

La luna illuminava le vie della città e le stelle coloravano di giallo il cielo scuro della notte.

Il vento faceva danzare i rami delle piante e sollevava dal suolo le foglie secche ormai cadute.

Il rumore prodotto dallo sgretolarsi di queste foglie sotto la suola delle scarpe era rilassante e, inoltre, sembrava produrre un eco in quelle strade deserte.

Mentre camminavo mi divertito a produrre delle nuvole di fumo dovute al freddo; mi strinsi nella felpa dopo l'ennesimo soffio del vento che si insinuò tra i miei vestiti provocandomi brividi.
Probabilmente le mie guance erano tinte di rosso a causa dell'aria fredda.

Un vento così forte vuole dire solo una cosa in questa città.

Alzai lo sguardo verso il cielo e sorrisi sentendo un forte tuono, seguito da un lampo.

Pioggia

Più avanzavo, più la tranquillità e il silenzio delle vie lasciavano posto a risate, musiche e chiacchiere.

Svoltai l'angolo e ben presto mi ritrovai immersa in un clima festoso e allegro.
Mi fermai qualche secondo a contemplare la bellezza dell'Allianz Stadium.

I tifosi erano tutti così felici e ciò mi provocò un sorriso: la Juve aveva vinto.

Le persone mi guardavano incuriosite in quanto stavo andando contro corrente: loro si allontanavano dallo stadio e io mi avvicinavo ad esso.

Alcuni iniziarono ad aumentare il passo quando le lacrime del cielo presero a depositarsi sul suolo, altri invece avanzavano indisturbati continuando a cantare i cori della loro amata squadra: forse erano un po' troppo ubriachi per accorgersi della pioggia.

Scossi la testa divertita di fronte al loro entusiasmo ed alzai il cappuccio per ripararmi dall'acqua.

Mi era mancata l'atmosfera che si respirava a Torino, in generale potevo dire che mi era mancato tutto di questa città.

Los Angeles era davvero favolosa e non mi sarei certo dimenticata di quel paradiso, ma Torino aveva qualcosa in più.

Torino era Torino: non potevo farci niente.

Ormai mi trovavo ai piedi dello stadio e la gente era sparita quasi del tutto.

Mi guardai intorno sorridendo lievemente ripensando a tutto ciò che avevo vissuto in quel luogo.

Ero così persa nei miei pensieri da non accorgermi di qualcosa che andò a scontrarsi con la mia gamba. Abbassai la testa quando udí un singhiozzo incontrando, così, un bambino con la testa china.

Aggrottai la fronte osservandolo attentamente per poi sorridere.

"Edin?" Chiesi speranzosa

Il bambino smise di strofinarsi gli occhi ed alzò lo sguardo verso di me: vidi i suoi occhietti spalancarsi e un tenero sorriso nascere sul viso

"Ronnie!"

Mi abbassai raggiungendo la sua altezza e lo strinsi talmente forte a me che per un attimo ebbi paura di soffocarlo.
Lo presi in braccio mentre lui non aveva intenzione di staccarsi da me.

Ventun volte noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora