Ti ho urlato di andartene
e lo hai fatto,
ma se ti fossi voltato
avresti visto i miei occhi
implorarti di restare'Ti ho detto che sto arrivando' ripetei per l'ennesima volta mentre un bambino, seduto di fronte a me, mi osservava incuriosito
'Mi spieghi perchè sei sempre in ritardo?' il tono sarcastico di Bernardeschi, dall'altro capo del telefono, mi fece sbuffare ed alzare gli occhi al cielo
'Non è colpa mia se ci sono dei ritardi con la metro' esclamai esasperata facendo ridacchiare il bambino
Sorrisi falsamente al piccoletto per poi scendere alla mia fermata e cercare l'uscita da quella città sotterranea
'Sono arrivati tutti: manchi solo tu scricciolo' canticchiò il mio migliore amico facendomi imprecare
'5 minuti e arrivo' dissi semplicemente per poi chiudere la telefonata
Feci di corsa le scale, ritrovandomi ben presto immersa nel clima autunnale che regnava nella città piemontese. Mi incamminai velocemente verso il ristorante, dove i calciatori avevano deciso di incontrarsi per passare insieme la serata.
Notai subito un piccolo gruppo di ragazzi molto familiari e mi diressi verso di loro, i quali non appena si accorsero della mia presenza, iniziarono a riprendermi scherzosamente per il mio ritardo
"Facile per voi: siete tutti in macchina, io invece devo prendere i mezzi pubblici" li informai
E nessuno si è degnato di offrirmi un passaggio
Avrei voluto aggiungere, ma decisi di lasciare perdere
Bernardeschi cercò di imitare la mia voce mentre avanzava verso l'ingresso del locale: "E' ora di comprarti un'auto scricciolo.." si interruppe quando andò a scontrarsi con la porta del ristorante.
Scoppiai a ridere sovrastando le sue imprecazioni: "Hai dei seri problemi con le porte di vetro o sbaglio biondo?" lo derisi sorpassandolo ed aprendo al suo posto la porta. In risposta mi lanciò uno sguardo torvo per poi raggiungere il tavolo occupato dal resto della squadra.
Mi diressi verso il posto libero di fianco a Josepha, che mi sorrise per salutarmi; feci un passo indietro, per spostare la sedia in modo tale da sedermi, ed urtai un ragazzo intento a passare dietro di me. Questo posizionò delicatamente una mano sul mio fianco per evitare che mi muovessi e combinassi ulteriori danni
"Scusami" dissi subito voltandomi verso di lui e rendendomi conto solo in quel momento con chi stavo parlando
"Tranquilla, non è successo niente" Paulo rispose con un lieve e cordiale sorriso per poi andarsene, lasciandomi da sola a fissarlo allontanarsi da me.
Sentivo bruciare la pelle da lui accarezzata
"Tutto ok, Ronnie?" la moglie di Pjanic mi risvegliò invitandomi a prendere posto di fianco a lei.
Erano passate quasi tre settimane da quando avevo deciso di andare avanti troncando ogni rapporto con il calciatore argentino. Da quel momento non avevamo più parlato se non per quei rari saluti che ci rivolgevamo nei corridoi di Vinovo: eravamo diventati dei semplici conoscenti, ad un passo dall'essere completi sconosciuti.
E vederlo lì, così vicino a me dopo tanto tempo, mi aveva provocato strane sensazioni, rievocate dai nostri ricordi costruiti insieme.
"Sto bene" la rassicurai rivolgendole un sorriso per poi portare la mia attenzione sulle mie fredde mani nascoste sotto il tavolo.
Andai avanti a guardarle mentre la squadra si affrettava a prendere posto intorno al tavolo, alzai la testa solo quando sentì la sedia di fronte a me stridere sul pavimento ed in quel momento desiderai di sparire.
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Ventun volte noi
FanfictionSequel di 'Ventun volte te' "Com'era questa ragazza?" Paulo rifletté a lungo sulla domanda posta da me "Era bellissima, intelligente e così tenera. Con quegli occhioni azzurri osservava incuriosita il mondo, aveva un modo tutto suo di vedere le cose...