Non si dimenticano le persone
che ti hanno scosso il cuoreTra i corridoi dell'Allianz Stadium riecheggiavano i cori dei tifosi, che a gran voce incitavano la loro amata squadra, ancora prima che essa scendesse in campo.
Mi sentivo minuscola e di troppo in mezzo al caos prodotto dagli ultimi preparativi: cameramen che si affrettavano a raggiungere la propria postazione, bambini che emettevano gridolini di entusiasmo al pensiero di poter stringere la mano dei loro eroi, lo staff che controllava che ogni cosa fosse al suo posto e, infine, i calciatori che frettolosamente si recavano nello spogliatoio.
"Ci sei?" la voce di mio fratello mi richiamò, facendomi notare di essermi fermata in mezzo al corridoio ad osservare ciò che mi circondava
"Sì scusami" scossi la testa e, facendomi largo tra bambini e cavi elettrici, lo raggiunsi.
Quella mattina, dopo esserci svegliati, io e Claudio avevamo fatto colazione in assoluto silenzio, forse per l'agitazione per l'imminente partita o, forse, perchè sembravo essermi rinchiusa in una bolla estraniandomi dal resto. Quando poi mio fratello aveva iniziato a prepararsi per la partita, io mi ero chiusa in camera ad osservare le due maglie della Juventus stese sul mio letto, non sapendo quale scegliere.
Maglia di Claudio o maglia di Paulo?
Alla fine avevo deciso di scartarle entrambe e optare per un semplice maglione.
Ed in quel momento, allo stadio, mi sentivo strana senza neanche un accessorio che rimandasse alla mia squadra del cuore.
"Io ora devo andare" annunciò indicando, con un cenno della testa, la porta dello spogliatoio
"Buona partita allora" spostai il peso da un piede all'altro fino a quando mi decisi a voltarmi ed andarmene
"Aspetta - Claudio mi richiamò a sé - io devo dirti una cosa importante"
Il nervosismo sul suo volto era palese, per questo aggrottai la fronte e lo incitai a proseguire: "Ti ascolto"
"Torna a casa con me" affermò spiazzandomi
"Claudio.." sospirai quando venni interrotta: "Fammi parlare Ronnie: io non pretendo che torniamo ad essere una famiglia felice, voglio solo che tu torni a casa. Tu continuerai la tua vita, puoi anche evitarmi ed io non ti infastidirò, ma almeno saremo vicini: sono preoccupato per te e voglio esserci se tu dovessi avere bisogno di qualunque cosa. Magari poi con il tempo potremmo riuscire a risolvere questa situazione" spiegò guardando attentamente ogni mio movimento per captare una mia reazione.
"Perchè vuoi tanto starmi vicino pur sapendo quello che penso di te?" diedi voce ai miei pensieri
Mi stupivano i suoi gesti, non capivo come potesse comportarsi così con me nonostante ciò che eravamo diventati
"Perchè sei la mia sorellina e non mi importa se tu mi odi, io ti vorrò sempre bene" rivelò senza esitazione
Le sue parole, in un periodo difficile come quello, mi fecero sentire meglio; fu come ricevere un abbraccio dopo tanto tempo di solitudine. Capì che forse quello era ciò di cui avevo veramente bisogno.
"Va bene" dissi
"Va bene?" lessi sorpresa nei suoi occhi
"Sì torno a casa, ma questo non cambia ciò che hai fatto. Vivremo sotto lo stesso tetto, ma non aspettarti che mi comporti come se non fosse successo niente"
Gli stavo dando una seconda possibilità, ma non dovevamo andare di fretta: avevo bisogno di tempo
"Lo capisco e lo accetto" annuì cercando di reprimere invano un sorriso
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Ventun volte noi
FanficSequel di 'Ventun volte te' "Com'era questa ragazza?" Paulo rifletté a lungo sulla domanda posta da me "Era bellissima, intelligente e così tenera. Con quegli occhioni azzurri osservava incuriosita il mondo, aveva un modo tutto suo di vedere le cose...