Capitolo 5

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Come ci si dimentica di chi
Un tempo ci ha salvati?

All'interno di quell'appartamento, l'unico suono percepibile era il rumore prodotto dalla televisione accesa che riproduceva un film a me sconosciuto.

Non prestavo molta attenzione alle scene, ero per lo più incantata e persa nei miei innumerevoli e confusi pensieri. Era ormai quasi l'una di notte ed i miei occhi non davano ancora alcun segno di cedimento alla stanchezza.

Quando qualcuno bussò alla porta, aggrottai la fronte pensando a chi potesse essere a quell'ora della notte.

Lanciai la coperta per terra per poi alzarmi e dirigermi verso la porta, imprecai a bassa voce quando il mio piede si scontrò con il tavolino posizionato davanti al divano e, zoppicando, mi diressi verso la mia meta.

Aprì di poco la porta, giusto il necessario per poter vedere il disturbatore e roteai gli occhi quando lo riconobbi: "Che ci fai qua?"

"Volevo fare pace" mi sorrise speranzoso

"E' tardi Berna, torna a casa" gli ordinai per poi chiudergli la porta in faccia

"Ho la pizza" mi urlò dall'altro lato facendomi fermare

Feci dietro front e tornai alla porta aprendola di poco per accettarmi che non stesse mentendo. Il numero 33 della Juventus portò le mani, precedentemente nascoste dietro la schiena, davanti a sè mostrandomi una pizza.

Con una mossa furtiva afferrai il cartone per poi rintanarmi nel mio appartamento lasciando Bernardeschi da solo nel buio del corridoio del condominio.

"Eddai scricciolo! Ti prego!" lo sentì urlare facendomi roteare gli occhi

"E' aperto idiota!" urlai a mia volta per poi dirigermi in cucina.

Sentì la porta aprirsi e dei passi farsi più vicini; quando tornai nel salotto, davanti a me si presentò la figura di un Federico alquanto spaesato.

"Vivi qui?" mi chiese
"Perspicace il ragazzo" mi avvicinai a lui porgendogli una birra per poi sedermi sul divano

"Posso?" chiese timidamente e quasi intimorito: alzai le spalle, lasciandogli la facoltà di scegliere cosa fare. Si sedette anche lui sul divano lasciando un po' di spazio tra di noi.

Per alcuni minuti regnò il silenzio: io mi limitavo a mangiare la pizza mentre Bernardeschi giocava nervosamente con le sue mani portando l'attenzione, alcune volte, su di me.

"Mi dispiace ok?" sbottò ad un certo punto facendomi sobbalzare: imprecai quando qualche goccia di birra cadde sulle mie gambe lasciate scoperte.

"Mi vuoi degnare della tua attenzione? Dí qualcosa almeno" mi supplicò

"Ti avevo detto che non volevo parlarci" dissi senza distogliere lo sguardo dalla televisione

"Puoi dirmi qualcosa che non mi hai già detto?" chiese ironicamente ed io lo accontentai: "Sei un idiota"

"Ok me lo merito - alzò le mani in segno di resa - ma avevo buone intenzioni" si giustificò

Sospirai sapendo che, infondo, aveva ragione. Aveva cercato di aiutarmi in fin dei conti, non aveva fatto nulla di male.

"Lo so" gli diedi ragione

"E allora perché ce l'hai con me?" mi chiese confuso

"Perché io ho chiuso con questa storia definitivamente, ma voi tutti non sembrate capirlo: continuate a dirmi di chiarire con Dybala, volete sapere se provo ancora qualcosa per lui, volete sapere tutto. Io voglio solo andare avanti e voi me lo state impedendo facendomi rivivere cose che io non voglio" buttai fuori quello che pensavo sperando che il risultato avesse un senso logico.

Ventun volte noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora