Ho mille quadri che ho
appesi sul muro
Solo con te ci vedevo un fututo
Prima anche il cielo
sembrava più etereo
Ora è coperto come fosse fumoQuel giorno in Accademia si poteva respirare un'aria di tensione e nervosismo. Tutti i ballerini erano agitati: c'era chi, per non pensarci, chiacchierava e parlava di cosa aveva fatto nel weekend; altri erano concentrati a riscaldarsi e poi c'era chi, come me, che se ne stava seduto in qualche angolo della sala prove ad ascoltare musica, creando intorno a sè una bolla che gli permettesse di estraniarsi dal chiasso.
L'ansia si impossessò di tutti quando l'insegnante di danza contemporanea, seguita da altri suoi tre colleghi, entrò nell'aula dando inizio alle audizioni per lo spettacolo.
Il provino consisteva in due fasi: nella prima parte i ballerini avrebbero dovuto imparare i passi eseguiti dalla coreografa ed in seguito, divisi in gruppi, avrebbero dovuto riproporla. Questa era la fase in cui venivano valutate le capacità di memoria, di apprendimento e di creatività, in quanto alcuni passi della coreografia potevano essere riprodotti aggiungendo un tocco del proprio stile. Nella seconda parte, prettamente individuale, ognuno mostrava la propria coreografia di un pezzo assegnato in base al ruolo che ambivano a ricoprire nello spettacolo.
Io e Francesca ci posizionammo nella seconda fila, sorridendoci in segno di incoraggiamento, mentre Marco, che non seguiva questo corso, si era accomodato sulla panchina pronto a spronarci.
"Siete tutti in posizione?" richiamò l'attenzione la coreografa mentre noi annuivamo ed io mi affrettavo a farmi una coda alta in modo tale che i capelli non mi dessero fastidio. Era una mia abitudine quella di legarli solo durante l'apprendimento dei passi e poi scioglierli quando dovevo ballare: mi sentivo più libera.
Una volta in posizione, ci venne mostrata la coreografia e a tutti parve che l'insegnante stesse spiegando molto più velocemente rispetto a come era solita fare. Nel complesso non risultò per me un grosso problema: ero molto abile ad apprendere in fretta i passi.
Alla fine ci vennero dati alcuni minuti per poter riprovare singolarmente la coreografia e fu difficile mantenere la concentrazione dato il chiasso creato dalle voci preoccupate di chi faticava a memorizzare.
"Non era così" esclamò Francesca vedendo i miei movimenti; mi bloccai all'istante: "Come no?"
"Francy era così fidati" intervenne a mio favore Marco, facendomi sospirare di sollievo
La sua presenza era molto utile in quanto, non partecipando allo spettacolo, poteva seguirci tranquillamente ed una mente calma in quel momento era essenziale.
"Non ricordo i passi, andrò malissimo" la ragazza di fianco a me si portò le mani tra i capelli disperata
"Francesca guardami: sei tra le migliori qui dentro e non sarà questa coreografia a fermarti. Ora la ripetiamo insieme ok?" la scossi per le spalle cercando di calmarla.
Dopo che annuì con determinazione ripassammo più volte i passi prima di essere interrotte dall'insegnante che ci divise in gruppi per poi far partire la musica.
Io ero stata smistata nel secondo gruppo, mentre la mia compagna si trovava nel terzo: avevamo, così, qualche minuto per ripassare mentalmente la coreografia.
"Forza Ronnie" mi incoraggiarono Francesca e Marco quando mi posizionai al centro dell'aula insieme ad altri tre ballerini, una volta giunto il momento.
Legai il nastro rosso, con cui avevo precedentemente raccolto i capelli, al polso per poi accarezzarlo lievemente: era una sorta di rituale che compievo prima di un momento importante, era una specie di porta fortuna che avevo fin dalla mia prima esibizione di danza. Mi era stato regalato dalla prima insegnante di danza che avevo avuto, la quale mi disse che con quello non avrei mai fallito.
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Ventun volte noi
FanfictionSequel di 'Ventun volte te' "Com'era questa ragazza?" Paulo rifletté a lungo sulla domanda posta da me "Era bellissima, intelligente e così tenera. Con quegli occhioni azzurri osservava incuriosita il mondo, aveva un modo tutto suo di vedere le cose...