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Los Angeles, città da dove tutto è iniziato. E' proprio lì che i miei genitori si sono conosciuti, si sono frequentati e si sono sposati. E' la mia città d'origine. E' il posto in cui  sono cresciuta e in cui ho passato molto più di un anno, a differenza di tutte le altre città nelle quali sono stata costretta a vivere. Da quando mia madre è morta, mio padre non è stato più lo stesso. Dopo quel incidente nulla è rimasto com'era. Abbiamo iniziato a traslocare di continuo. Non riuscivo mai a finire del tutto un anno di scuola. Lui non mi considerava più del necessario, sempre preso dalle sue cose e dai sui progetti in altre città. Grazie a lui non ho mai avuto amicizie durature. Grazie a lui non ho vissuto come una normale adolescente, visto che mi ha sempre costretta a rimanere dentro casa. Ma ora tutto sta per cambiare. Dopo il mio ultimo compleanno l'ho convinto a farmi vivere da mio zio Evan, proprio a Los Angeles. Con lui almeno avrò una vita fissa, senza più tutti quei viaggi che odio per colpa di mio padre, una figura materna, mia zia Ursula, e mia cugina Katherine. Con tutti quei traslochi la vedevo solo qualche settimana in estate, ma da ora più che cugina sarà come una sorella. Vivremo sotto lo stesso tetto e, conoscendola, mi presenterà tutti i suoi amici, quindi non mi sentirò più sola. Il mio primo vero anno da liceale, che corrisponde anche all'ultimo, sta per iniziare e non sto più nella pelle.

-Ellie, sei pronta?- Urla mio padre dal piano inferiore. Neanche l'ultimo giorno insieme è capace di essere più dolce. Sono così felice di non vederlo per un bel po'. Certo, è mio padre, ma i suoi comportamenti non li sopporto per niente. Non passo del tempo vero con lui da anni ormai. E' una cosa orribile guardare con occhi diversi il proprio padre, che prima era l'uomo della tua vita, il tuo eroe e successivamente guardarlo come se fosse una persona qualunque, ma è inevitabile dopo anni e anni in cui l'unica cosa a cui si interessa è se stesso e il suo lavoro. E' brutto da pensare, ma è un po' come se credesse che in quell'incidente sia morta anche io.

-Si Kevin, sto arrivando.- Alzo gli occhi al cielo. Non lo chiamo padre da quando avevo 12 anni. Penso che lui non l'abbia mai notato, o almeno non mi ha mai dato l'idea di essersene accorto. Scendo con attenzione le scale, portando in salotto le ultime cose necessarie per il mio ultimo trasloco da minorenne.

-Eccomi.- 

-Perfetto! Hai preso tutto?- Mi chiede, come se non fosse ovvio.

-E' da giorni che portiamo cose in macchina. Non pensi che siano finite?- Rispondo contro voglia.

-Che caratterino.- Risponde uscendo di casa con la valigia. Lo seguo scuotendo la testa.

-Arriveremo a Los Angeles per l'ora di cena.- Mi guarda con attenzione, quasi si aspettasse un sorriso o qualsiasi dimostrazione di affetto. Ma non è così, infatti si affretta ad entrare in macchina. Abbasso lo sguardo, come al solito delusa dal suo comportamento. Per evitare ogni tipo di approccio, mi siedo nei sedili posteriori e metto le mie amate cuffiette, cercando ogni tipo di distrazione per non concedergli nemmeno uno sguardo.

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Dopo ben 7 ore di viaggio, entriamo a Los Angeles. Mi ero quasi dimenticata che in qualsiasi punto la guardi, questa città è stupenda. Tolgo le cuffiette e ammiro il paesaggio iniziando ad immaginare come sarà la mia vita qui.

-Come la ricordavi?- La voce di mio padre mi fa sussultare. Lo guardo per un attimo per poi rispondergli: -Anche meglio.- Gli sorrido riiniziando a vedere il mio vero padre. Poco dopo però il suo sorriso scompare e ritorna l'uomo privo di sentimenti

-Ti consiglio di prepararti, siamo quasi arrivati.- 

-Ok.- Rispondo velocemente. Infilo ogni cosa nel mio zaino per poi scrivere un messaggio a mia cugina per dirle del mio arrivo.

-Sai che puoi benissimo cambiare idea e tornare a casa con me, vero?- Chiede mio padre con voce quasi dolce.

-Lo so, ma non voglio più dover stare ai tuoi piani. Voglio vivere un anno tranquillo, senza continui spostamenti, e se vivere da zio mi darà questo, lo faccio volentieri.- Dico poco prima di sentire l'auto fermarsi.

-Va bene El, ma sappi che puoi sempre tornare.- 

-L'unico che deve tornare sei tu.- Dico guardandolo male prima di aprire la portiera e lasciarlo da solo.


Ciao a chiunque abbia deciso di leggere questa storia. E' la mia prima creazione, quindi spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito. Per ora e tutto.

Goodbyee!



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