11-

225 17 2
                                    


E' passata un'ora e non abbiamo ancora avuto nessuna notizia della piccola. Vedo letteralmente la disperazione negli occhi di Shawn. Da questo ho capito che per lui lei è la cosa più importante, o almeno una delle tante. Riesco a percepire il suo nervosismo dal fatto che si sta letteralmente torturando le mani, mangiandosi le unghie o semplicemente graffiandosele. Per confortarlo, metto una mano sulle sue. Lui, penso per istinto, inizialmente si irrigidisce, ma poi si lascia andare al mio contatto e appoggia la sua testa sulla mia spalla. Io lo lascio fare, e non solo perché so che ne ha bisogno, ma anche perché questa posizione mi piace tantissimo. Riesco a sentire il suo profumo. Ha un buonissimo odore. 

-Ho paura.- Lo sento sussurrare. A mia volta, appoggio la testa sulla sua. 

-Non devi averne. E' forte, starà bene.- Cerco di rassicurarlo, non sapendo minimamente cos'abbia Amanda. Poi mi accorgo di una cosa che non credevo possibile: Shawn sta piangendo.

-Sono più debole di quanto pensassi, eh?- Tira su col naso. 

-Shawn, piangere non vuol dire essere deboli. Piangere vuol dire essere stati forti a lungo, aver affrontato tutto, con tutte le forze che si avevano, ma che per una volta, non di più, perché non penso che tu pianga molte volte, si vuole mettere allo scoperto il cuore, svuotare l'anima da tutte le emozioni, spogliarsi di tutte quelle paure che il mondo percepisce come sicurezze. Piangere per me vuol dire "per fortuna riesco a provare qualcosa". Tu non sei debole Shawn. Ne sono certa, al 100%- Gli rispondo con il tono più dolce possibile. 

-Grazie. Queste parole mi servivano.- Alza per un'attimo la testa per sorridermi, poi torna nella stessa posizione di prima.

-La verità è che sono crollato molte volte. Sono crollato con la paura di non rialzarmi più. E questo non solo per Amanda, ma anche per molte altre cose. Sono crollato con il timore di non riuscire più a guardarmi allo specchio. Sono crollato da solo, e anche se forse non ci crederai, molte volte con le lacrime agli occhi. E tutte le volte che sono caduto ho provato ad urlare aiuto, ma non potevo. Mi sono illuso di poterlo fare, ma non ho mai potuto farlo per davvero. Per questo non posso dirti niente. So che vuoi aiutarmi, e te ne sono grato. Ma ti metterei in pericolo.- Lo dice con estrema serietà.

-Se mai avrai bisogno di aiuto, ci sono.- Decido di non pressare ancora di più la cosa, soprattutto in questo momento. Per 10 minuti, stiamo entrambi in silenzio, nella medesima posizione. Guardo con attenzione tutti i medici e i pazienti che passano. Le persone nonostante le loro condizioni non sono tutte col muso, anzi, in questi pochi minuti sto vedendo che molti scherzano con quelli che probabilmente sono i loro medici.

Ad un certo punto arriva un uomo che penso conosca Shawn, il quale, di colpo si stacca da me e si alza in piedi. 

-Che ci fai qui?- Ringhia Shawn.

-E' pur sempre la mia figliastra.- Sorride in un modo strano. Che sia lui il motivo dei problemi di Shawn? Non me ne meraviglierei. Non sembra molto amichevole.

-Chi è lei? Una tua amica?- Shawn impallidisce. Penso di doverlo aiutare.

-No, no. Siamo solo compagni di classe. Stavo facendo da babysitter ad Amanda quando ha avuto l'attacco d'asma, per questo sono qui.- Shawn mi sorride di sfuggita. Penso di aver azzeccato il problema. 

-Come ti chiami dolcezza?- Dolcezza?! 

-Ellie.- Rispondo cautamente, mantenendo la calma.

-E tu vuoi dirmi che non ci hai ancora provato? Ragazzo ti serve una bella svegliata. E' bella ed è anche educata.- Si rivolge a Shawn, che non sembra molto a suo agio in questo momento. 

-L'ultima cosa a cui penso ora è ad una ragazza John.- Lo guarda male. La mia curiosità arriva letteralmente al culmine, ma devo evitare di combinare casini, quindi prendo la saggia decisione di stare zitta.

-Allora penso che tu possa andare Ellie. Emily ti ha già pagata?- Annuisco, anche se non è vero. Non voglio soldi dopo quello che è successo.

-No, lei resta.- Ordina Shawn.

-Se non siete amici, perché vuoi che lei rimanga qui?- Rimane interdetto. Penso che dalla sua risposta dipenderà il mio umore nei prossimi giorni. Mi guarda leggermente preoccupato. 

Shawn, ti prego non ferirmi.

-Non mi importa infatti. Però non è vero che mamma l'ha pagata.- Posso anche correre via. 

-Non importa. Ci vediamo lunedì.- Rispondo con un tono tutt'altro che felice.

Se ho capito che è per altri motivi che Shawn ha risposto così, perché mi sento così male?

Cammino verso il corridoio che porta all'uscita, ma mi fermo quando il muro mi copre completamente. Penso che ascoltare la conversazione tra loro due ora sia più che lecito.

Ma si, fatti pure del male da sola!

-Shawn, ora parla seriamente. Sai quali sono le conseguenze.- Conseguenze? Mi torna il mente quando mi ha parlato riguardo al mettermi in pericolo.

-Te l'ho detto John. Non è nessuno. E' solo una delle ragazze della scuola che mi viene dietro. Niente di più.- Sul serio Shawn? Tra tante scuse questa? 

Dopo poco Shawn mi nota. Non ho più dato importanza alle loro parole, ma quando il suo sguardo ha incontrato il mio, sono tornata subito in me. Inizio a correre verso l'uscita, ma vengo bloccata da una presa forte. Ovviamente si tratta di lui.

-El... Stai piangendo?- Mi guarda stupito.

-Sei per caso diventato capitan ovvio? Lasciami andare.- Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma con pochi risultati.

-Pensavo avessi capito il motivo di quelle parole.- Parla con ovvietà.

-No Shawn, non l'ho capito. Sul serio vuoi farmi prendere per una poco di buono che ti muore dietro?- Lui mi guarda preoccupato senza proferire parola.

-Ti importa seriamente?- Mi chiede dopo un po'.

-E' proprio questa la fregatura. Puoi anche fingere che per te io non conti niente, puoi tenermi all'oscuro dei tuoi segreti, puoi anche non dirmi chi cazzo è quell'uomo, puoi addirittura ignorarmi, come facevi all'inizio. Ma già so che domani sarò all'angolo ad aspettare qualche spiegazione, ad aspettare il vero te, quello che non mente.- Urlo con numerose lacrime che rigano le mie guance.

-Io lo faccio per te. Quell'uomo potrebbe rovinarti la vita Ellie. Mi odierei se lo facesse per colpa mia.- Risponde, anche lui a voce piuttosto alta.

-Sai una cosa. Non voglio essere protetta. Dimmi che succede o esco da quella porta e non mi dovrai più rivolgere la parola.- Sussurro, guardando in basso. Cala il silenzio nel corridoio. Tutti a guardare il magnifico dramma tra di noi. Aspetto con ansia che mi dica qualcosa, che mi racconti anche qualche cosa misera, ma che mi faccia capire. Invece di farlo però, mi lascia il polso.

-Bene.- Lo guardo per l'ultima volta, per poi girarmi ed uscire dall'ospedale.

Mentre cammino, penso a ciò che mio padre mi ripeteva da bambina.

Mentre qualcuno ti perde, qualcun altro ti trova.


Trapped Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora