~ Capitolo 15 ~

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- 16 luglio -

Arielle si é presentata puntuale in galleria alle dieci con un sacchetto di carta pieno di prelibatezze. Ho sentito subito il buon profumino provenire da quel sacchetto leggermente unto in un angolo. É rimasta stranita dal fatto che non ci siamo sedute al piano superiore, ma non voglio essere disturbata e non voglio vedere nessuno questa mattina. Ho bisogno di tranquillità, ma soprattutto ho bisogno di parlare con qualcuno dopo quello che é successo nell'ascensore.

«Prima di tutto, ti devo dire una cosa.» dice tirando fuori dalla borsa delle cartellette. «I clienti russi vorrebbero commissionarti un nuovo dipinto, in realtà due perché uno vorrebbero regalarlo a dei loro amici politici e hanno espressamente richiesto di non usare colori troppo cupi per il secondo.»

Annuisco felice di vendere altri due dipinti. «Per quando li vorrebbero?»

«Per il prossimo mese se é possibile. Inoltre un mio cliente cinese é interessato a quello che ho visto l'altro giorno.»

«Quale?»

«Quello nero e rosso.»

«Quello?» chiedo sorpresa perché io stessa non appenderei mai in casa un dipinto del genere. Troppo oscuro, ma forse io sono di parte. «Ne é sicuro.»

Annuisce e poi il suo volto si apre in un sorriso. «In realtà possiede una galleria e vorrebbe esporlo insieme ad altri due simili se ti è possibile.» alza la mano per bloccare le mie proteste. «Ho già detto che prima te ne avrei parlato e che sicuramente il tuo anonimato sarebbe rimasto, senza discussione.»

Annuisco. «Ti fidi di lui? Non é che inizierà a chiedere di me?»

«Mi fido e poi é tutto segnato a mio nome.» risponde decisa. «Non possono risalire a te, per quanto ne sanno potrei essere io stessa la pittrice.»

Non mi sembra una cattiva idea, infondo dei soldi in più potrebbero farmi solo bene. «Va bene.»

«Perfetto.» dice sorridente. «Hai tutto scritto in quelle cartellette, la rosa é dei russi e la blu del cinese. Se hai qualche dubbio, puoi contattarmi senza alcun problema.»

Mi morsico il labbro, ma sono sicura nell'accettare. I soldi mi servono, papà mi ha appena mandato un messaggio che i farmaci sono aumentati di costo e da solo non ce la fa. Vorrei proprio sapere tutti i soldi che gli ho mandato nell'ultimo mese dove sono finiti, ma ho già qualche idea che ho paura risulti esatta.

Appoggio i documenti sul tavolo e torno a sedermi sul divano prendendo fra le mani il caffè che Arielle mi ha gentilmente portato. I dolci sono appoggiati fra noi su un vassoio di legno improvvisato e la rossa tiene le gambe elegantemente accavallate. La gonna le si solleva leggermente mentre i bottoni della camicia sul seno si tirano quando allunga il braccio verso un macaron al cioccolato.

«Ti sei ripresa da ieri?» mi chiede sorridendomi gentile. «Non mi aspettavo di trovarti tanto spaventata.»

Abbasso il volto e la fame improvvisamente é sparita al ricordo di quello che é successo. Ho confuso il tocco di Leonardo con quello del mio ex, eppure sono così diversi. Non hanno proprio nulla di simile.

«Sophie, cos'é successo?»

«Lui ha...»

«Ti ha fatto del male?» chiede portandosi una mano alla bocca sorpresa, come se quelle dita potessero coprire ciò che ha appena detto.

Scuoto la testa. «Mi ha fatto ricordare... non ha fatto nulla di sbagliato.»

«Sembravi davvero spaventata.» dice preoccupata e capisco che le mie frasi non la stanno aiutando a capire la situazione.

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