~ Capitolo 16 ~

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*autrice* Piccola comunicazione per i mie amatissimi lettori:
Questo capitolo è più  lungo rispetto agli altri, me ne sono resa conto una volta finito di scriverlo, ma mi dispiace spezzarlo. Spero che lo troverete comunque bello e coinvolgente.
Come sempre, lasciate commenti e stelline!

Ora vi lascio alla lettura :)
 

Baci G ^^


- 18 luglio -

Sono due giorni che non vedo Leonardo e comunque ci penso ancora. Nonostante quello che é successo nell'ascensore, penso ai suoi occhi, alle sue mani, alla sua bocca, ma non in senso negativo. Mi hanno scaturito brutti pensieri, ma se ci rifletto non sento ancora quella paura. Forse sento addirittura del piacere, ma non ne sono certa.

I suoi occhi caldi mi hanno tormentato, tanto che questa mattina li ho dipinti in galleria mentre aspettavo i clienti. Mi sono posizionata sulla scrivania di vetro con un piccolo cartone telato rettangolare e tutte quelle sfumature di marrone necessarie per le sue iridi così calde che mi hanno scombussolato ad ogni pennellata. Ho deciso per un formato piccolo, non troppo ingombrante anche perché la superficie della scrivania non è molta. Sono stata interrotta poche volte, ma almeno ho venduto qualcosa.

Il pomeriggio, invece, sta passando lentamente. Sono passate quasi due ore da quando ho aperto dopo pranzo e ancora nessuno é entrato per comprare qualcosa. I turisti passano davanti, lanciano un'occhiata ai quadri e poi proseguono per la loro strada. Vorrei che qualcuno entrasse anche solo per fare due chiacchiere.

Prendo il cellulare, ma lo schermo rimanda il mio triste riflesso annoiato. La galleria è silenziosa e abbastanza fresca, al contrario dell'esterno il cui vociare allegro arriva fino alle mie orecchie e il sole di metà luglio batte sui ciottoli.

Decido di mettermi a leggere perché capisco che questo pomeriggio non avrò altro da fare. Per fortuna ho sempre qualche libro a disposizione e oggi tocca Glenn Cooper. Non il mio autore preferito, ma trovo i suoi libri interessanti e scorrevoli.

All'improvviso qualcuno si schiarisce la voce attirando la mia attenzione e per poco non cado dalla sedia. Davanti a me c'é Leonardo che mi osserva dall'ingresso, come se non avesse il coraggio di farsi avanti. La figura che si staglia sulla soglia e quegli occhi di cioccolato che mi catturano.

«Ciao.» mormoro, ma non so se mi ha sentito, non sono sicura nemmeno se mi sono sentita io stessa.

«Ciao.» dice avanzando lentamente. «Oggi non ci sono molti clienti.»

Scuoto la testa incapace di aprire ancora la bocca.

Leonardo é bello. I suoi occhi sono caldi come al solito e sono sollevata nel non vedere quel sorrisetto storto che mi fa tanto infastidire. La camicia é, come d'abitudine, con le maniche tirate fino ai gomiti, i primi bottoni aperti e fuori dai pantaloni.

Ho il cuore in gola e mi alzo dalla sedia a fatica, anche se non so nemmeno perché ho deciso di alzarmi. Insomma, la scrivania mi fa da riparo e poi la sedia mi può reggere, e invece io decido di alzarmi? Ma cosa mi frulla nella testa, a parte degli occhi color cioccolato?

«Possiamo parlare un attimo, o hai da fare?» chiede titubante.

Il cuore ha smesso di battermi nell'istante in cui ha pronunciato quelle parole. Vuole parlare? No, grazie. Sto bene in questo silenzio senza aggiungere altro. Mi chiederà sicuramente dell'ascensore e non posso, non posso assolutamente dire cosa mi é preso.

«Sto lavorando.» dico e non so nemmeno se é una risposta.

Non mi sono fatta molti problemi quando abbiamo fatto colazione insieme, o quando ho chiuso prima per uscire insieme. Non mi sono fatta problemi quando é rimasto a parlare del dipinto.

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