~ Capitolo 22 ~

137 6 0
                                    

- 2 agosto  -
Sophie

Quando apro gli occhi sento un malessere generale nel mio corpo. In questa camera c'è troppa luce e sento del vociare allegro fuori dalla finestra.

Mi metto a sedere di scatto perché capisco di non essere in camera mia e non solo per il rumore così diverso da Mougins, ma anche per la camera in generale. Le pareti chiare, le tende che si muovono svogliatamente facendo intravedere il mare e lasciando entrare il profumo di salsedine, il pavimento scuro, le due poltrone dall'imbottitura celeste davanti a me e questo letto dal materasso più morbido in cui mi sia mai sdraiata.

Decisamente non sono in casa mia, non con un Mirò appeso sopra lo scrittoio chiaramente antico.

Deglutisco a fatica e mi volto trovando una chioma scura e un viso bello e rilassato dagli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta. Il petto nudo sbuca dalle lenzuola azzurro pastello e spero che non sia completamente nudo.

Chiudo gli occhi qualche secondo richiamando i ricordi della sera precedente. Non posso essere finita a letto con Leonardo un'altra volta, non dopo quello che mi ha fatto. Scandaglio attentamente tutti i miei ricordi maledicendo me e la mia idea di bere da calici raffinati di champagne senza mangiare niente.

Ricordo di aver bevuto insieme ad Arielle e poi a noi si sono aggiunti Simonè e Ranier. Io e la mia amica non eravamo in grado di guidare, l'alcool ha iniziato a farci sentire troppo leggere e Lisa è accorsa in nostro aiuto. Ci ha portato fino al suo albergo, ma per mia sfortuna alloggia nello stesso del fratello, ma non so proprio come posso essere finita nella stanza di Leonardo.

Apro gli occhi fissando davanti a me e vedendo che su una delle due poltrone c'è il mio abito, accuratamente messo sullo schienale e a terra le scarpe, una di fianco all'altra. Sono messi troppo bene, quindi non mi sono spogliata in un impeto di passione insieme a Leonardo. Non vedo da nessuna parte i suoi abiti.

Scosto le lenzuola piano e scendo dal letto mordendomi un labbro notando che indosso solo la mia biancheria intima e le mie cicatrici sono tutte a portata di occhi. Devo coprirmi subito, ma non posso andare in giro con l'abito di ieri sera, mi prenderebbero per pazza e voglio lasciare questo posto il prima possibile.

Apro le ante dell'armadio guardando gli abiti appesi accuratamente sulle grucce e quelli piegati sui ripiani. É l'armadio più ordinato che abbia mai visto.

Prendo una camicia bianca a caso sperando che non sia una delle più costose, ma non trovo il cartellino, o la marca da nessuna parte. Ho forti dubbi che non sia firmata, ma non ho tempo da perdere.

Qualche tempo fa in un video avevo visto come adattare la camicia da uomo per una donna e non mi sembrava così difficile. Leonardo è più alto e più muscoloso di me, quindi dovrebbe andare bene. Non infilo le maniche, ma mi avvolgo il corpo con il tessuto allacciando tutti i bottoni e notando con mio sommo piacere che mi arriva a metà coscia. Per i miei gusti è corta, ma non posso lamentarmene in questo momento. Finisco "l'opera" facendo un fiocco con le maniche della camicia davanti al seno e sistemandolo al meglio.

Potrebbe passare per un copricostume e poi ho un completino intimo verde che potrebbe essere scambiato per un costume senza troppi problemi. Raccolgo da terra le mie scarpe e piego il vestito il meglio possibile infilandomelo sotto il braccio e recupero anche la borsa appoggiata al tavolino.

Percorro il corridoio in fretta sorpassando il bagno e il piccolo salottino perfettamente in ordine. Vicino all'ingresso c'è un Kandinsky e per poco non mi prende un colpo.

Le stanze del Carlton sono decisamente magnifiche e questa sono sicura non sia nemmeno la suite. L'avevo vista durante un programma televisivo di cui ora non ricordo il nome, ma le suite erano decisamente più grandi, più maestose.

L'atelier dell'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora