~~ Capitolo 2 ~

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- LEONARDO ROTH -

Cameron è già seduto al tavolo bianco e lucido apparecchiato per quattro persone. Mi avvicino in fretta lasciando perdere le occhiate maliziose delle donne intorno. Il profumo di menta copre quello del cibo, ma non è per nulla fastidioso.

Ora proprio non ho tempo di rimorchiare qualcuna, ho già due ragazze tra cui scegliere e ne devo persino frequentare una fra queste. Non voglio frequentare nessuno! Perchè mi deve fare questo mio padre? Cosa vuole ancora da me? Non gli basta darmi ordini sul lavoro, ora vuole anche invadere la mia vita privata?

Mi lascio cadere sulla sedia ed evito di sbuffare, mentre Cameron si sposta il ciuffo castano e sorride maliziosamente alla cameriera. Una ragazza dai capelli biondi legati in una coda alta ordinata, che cede al mio amico molto velocemente. Quanto sono facili da illudere queste ragazze.

«Ciao.» dice Cameron, finalmente prestandomi attenzione. «Ho già ordinato anche per te, le ragazze sono in ritardo.»

Non avevo dubbi che Abigail e mia sorella sarebbero state in ritardo. Non sanno proprio cosa sia la puntualità, ma almeno posso parlare con il mio migliore amico, sempre che non mi lasci qui per farsi una sveltina con la cameriera.

Per mia fortuna è un'altra ragazza a portarci la nostra colazione: uova, succo d'arancia, pane e pancetta. Perfetta colazione per iniziare la giornata, anche se avrei bisogno di un bel bicchiere di vino dopo la spiacevole visita a mio padre.

«Cosa è successo con tuo padre?» chiede addentando una fetta di pane tostato.

Sospiro lasciando il giornale davanti a lui. «Vuole che frequento una dalle due ragazze.»

«Frequentare?» chiede prendendo in mano il giornale e osservando le immagini. «Chi è la mora? E cosa ci fai con dei sacchetti accanto a lei?»

Sospiro affondando la forchetta nelle uova strapazzate. «Non ne ho idea.» mangio un boccone e osservo il suo volto spigoloso mentre studia le immagini. «Penso che andrò sulla biondina, l'altra non ho la minima idea di chi cazzo sia.»

«La bionda è una modella, giusto? Non male come scelta.»

«Ciao ragazzi.» dice Abigail prendendo posto accanto a Cameron. Lancia un'occhiata al giornale. «Di solito sei più furbo Leo.»

Sbuffo, perchè ha ragione. Non mi faccio mai fotografare con ragazze diverse in una settimana, cerco di sembrare meno sciupafemmine di quel che sono. Almeno sui giornali. Lo so da me che non è ben visto il mio modo di vivere, ma se non fosse per l'azienda me ne fregherei altamente.

Abigail alza una mano richiamando la cameriera e ordina un caffè e una brioches. Da quando siamo stati in Francia ha preso l'abitudine di una colazione all'europea e non capisco come faccia a piacerle tanto. Decisamente meglio uova e pancetta al mattino.

Mi sorride e sento la sua gamba scivolare di fianco la mia e non la sposta. Alza lentamente il piede accarezzandomi fino al polpaccio, ma prontamente mi sposto. Non ho voglia dei suoi giochetti al mattino, non ho tempo per questo.

In passato mi sono sempre piaciuti e li accoglievo volentieri, ma non ora. Abbiamo un passato in comune, ma non ci sarà mai un futuro, anche se lei lo vorrebbe. So che le piaccio da anni, ma è anche consapevole che io non ricambio il suo interesse.
Non romanticamente, non sentimentalmente, ma sono interessato fisicamente. Me la scoperei volentieri ancora.

Abigail è una bellissima ragazza dalle gambe lunghe e i tipici lineamenti orientali del viso. Gli occhi a mandorla sono così neri da non riuscire a distinguere la pupilla dall'iride e i capelli lisci e neri come la pece sono sempre raccolti in una coda alta. Ha leggere lentiggini sul naso che la fanno apparire più dolce, ma di dolce questa ragazza non ha proprio nulla. Ha un carattere forte, competitivo, ma sa essere anche simpatica.

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