7: Eroi

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Robin a.k.a Damian Wayne.

"Senti demonietto io devo tornare a Blüdhaven e prima di andare volevo chiederti se ti senti bene, ho notato che sei un po' distaccato (più del solito), tutto ok?" Disse Dick entrando in camera mia.

"Va tutto bene."

"Sappiamo tutti e due che non è così, allora vuoi dirmi qual è il problema?"

"Tt, Non c'è nessun problema, sto benissimo."

"Ti andrebbe di venire a stare da me a Blüdhaven per UNA settimana?" Mi chiese sospirando.

"Perché hai evidenziato la parola UNA?"

"Sai che ti voglio bene ma io non sono una baby sitter a tempo pieno anche se forse lo stipendio sarebbe più alto di quello da poliziotto ma vabbè, allora ti va?" Mi chiese lui.

"Devo chiedere a mio padre."

"Perché? Tu non fai mai quello che ti dice."

"Sto cercando di convincerlo ad essere un po' più flessibile sulla regola del non uccidere."

"Non ci riuscirai mai, Jason ci ha provato per mesi senza risultati."

"Ma io non sono Jason, io sono meglio."

"Non posso darti torto, dai ti aspetto fuori."

"Pennyworth! Ha visto mio padre?" Chiesi ad Alfred raggiungendolo in cucina.

"Si trova a Metropolis tornerà fra quattro giorni." Mi disse Alfred.

"Com'è? Non mi ha neppure avvertito."Ero incredulo, di solito mio padre mi avvertiva quando doveva andare a fermare qualche criminale con la Justice League o con Superman.
In questo periodo non ho ucciso proprio nessuno è una cosa buona, ho eseguito tutti gli ordini di mio padre senza disobbedire neanche una volta! Forse è soltanto qualche trappola che mio padre avrà escogitato per testare la mia fedeltà ai suoi ordini. Pensavo mentre preparavo la mia valigia, salutai Titus il mio cane, Alfred il mio gatto(lo avevo chiamato così in onore di Pennyworth), la Batcow e Goliath. Ero davanti al cancello della Wayne manor al di là c'era Dick appoggiato alla sua auto, discuteva animatamente al cellulare con qualcuno. Io volevo andare con Grayson a Blüdhaven ma dovevo capire perché mio padre non mi aveva avvertito, perché mi stava ignorando. Mi voltai e tornai all'interno della Wayne manor mentre Dick mi guardava o meglio mi fissava, era deluso dal mio comportamento lo sentii lamentarsi con Pennyworth:

"Non ci posso credere! Mi ha guardato e poi mi ha voltato le spalle, ti rendi conto! Io sono andato all'inferno per lui!" Disse Dick.

"Padron Grayson! C'erano dei biscotti sul tavolo, non mi dica che gli ha finiti tutti!" Disse Pennyworth che riusciva ad essere così elegante e di classe anche mentre ci rimproverava.

"Alfred, tu non stai ascoltando. C'è un problema più grosso dei biscotti! È cambiato: è freddo, lontano, distaccato..."

"Sì... l'ho notato."

"Dallo scontro con sua madre sembra sempre... in allerta. Non si fida praticamente di nessuno." Disse Grayson.

"Tt." Dissi infilandomi il mantello.

Ero stanco di starmene nella mia stanza a sentire Grayson che si lamentava così decisi di uscire erano le cinque del pomeriggio, pioveva ormai da tre giorni ormai le cinque del pomeriggio potevano essere le tre del mattino .

Mi trovavo su un palazzo vicino al Kane plaza quando la sentii dietro di me:

"Che ci fai qui?" Disse Catgirl a denti stretti.

"Catg-" Non avevo neppure finito la frase quando lei mi diede un calcio allo stomaco.

"Ti stai scavando la fossa, mocciosetta."Dissi rialzandomi. Mi lanciai verso di lei con la mia katana, lei mi spinse lontano con violenza. Pensavo a quanto sarebbe stato facile e divertente ucciderla, cercai di riprendere il controllo, a pensare a tutti i miei sforzi, a mio padre...
Le diedi un calcio facendola cadere a terra, stavo per ucciderla fu in quel momento che capii davvero cosa intendesse mio padre col prendere una vita.
Lei mi guardava, aveva del sangue sul viso, sui guanti, persino i sui suoi occhialini...

"È... è bello essere degli eroi? Saper di aver fatto la cosa giusta, non avere rimpianti, avere sempre il culo coperto."Disse.

"Perché lo fai?" Le chiesi mentre lei scoppiò a ridere.

"Dovresti saperlo bene. La disperazione, il sangue... Qui a Gotham non si può vivere senza sporcarsi le mani.
Ammettilo Robin, tu non sai come si vive Gotham. Voi eroi vi limitate ad arrestarci, a prenderci a pugni e a calci... Ma non sapete nemmeno perché ci comportiamo in questo modo, perché voi non volete difendere gli innocenti dalle ingiustizie. Voi volete difendere voi stessi, credete di fare la cosa giusta, ma non è così.
Allora è bello essere degli eroi?" Disse sussurrandomi all'orecchio.
Ci fu un breve momento di silenzio, mi allontanai da lei.

"Mi dispiace, Padre."
Dissi a bassa voce.

"Perché deve finire sempre così?"
Mi voltai verso di lei, che era ancora distesa a terra sanguinante.

"Così, com'è?"

"Con tu che mi prendi a calci e poi mi lasci andare con la coda fra le gambe."

"Pensi davvero che io non possa ucciderti?!" Dissi a denti stretti.

"Lo vorresti non è vero?"

"Sai qual è la differenza fra me e te? È che io provo a cambiare, provo a capirvi, provo ad essere migliore... Mentre tu non fai altro che causare dolore agli altri. "
Dissi col rampino in mano.
" E per rispondere alla tua domanda: Si, è bello essere un eroe."

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