8: Catwoman

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Catgirl a.k.a Frankie Jones.

Ero sola, stanca, ferita... di nuovo.
Mi ero fatta pestare a sangue da quel bastardo.
Ritornai sul tetto del palazzo dove avevo lasciato la mia roba. La polizia aveva portato via i corpi. Erano le sei del mattino stava smettendo di piovere. Catwoman aveva ragione, le persone come me finiscono sempre nei guai.
Scesi dal tetto del palazzo dalle scale antincendio con il borsone sulla spalla. Mi cambiai in un vicolo. Erano ancora le sei del mattino, presi un'autobus per arrivare al Robinson park, non sapevo dove altro andare. Erano le sei e venti tre, ero davanti al cancello del parco.

"Frankie?"Era la voce di Catwoman ne ero sicura, mi voltai e la vidi avvicinarsi, indossava una giacca di pelle e dei jeans. Era alta uno e settanta circa, aveva i capelli corti e neri come il carbone e gli occhi di un verde talmente intenso.

"Catwoman?"

"Urlalo più forte, forse non ti hanno sentita."

"Scusami."

"Comunque cos'è quella?"

"È la mia roba." Dissi indicando il borsone.

"Wow è... È davvero triste."Disse lei.

"Cos'è triste?"

"Il fatto che la tua vita sia tutta all'interno di un borsone della palestra." Mi disse squadrandomi da capo a piedi.

"Su forza vieni con me."

"No."

"No? Scusa, hai qualcuno che ti possa aiutare? Metà Gotham ti sta cercando, ma fai come ti pare."

"E perché dovrei fidarmi di te, tutto questo non ha senso! L'ultima volta che ti ho visto mi hai quasi fatto beccare dalla polizia!"

"Sì, ma vedo del potenziale in te, per questo voglio aiutarti." Disse entrando all'interno del parco. Non so perché, forse perché sono soltanto una piccola idiota che desidera solamente l'approvazione di un altro essere umano o perché sono semplicemente scema decisi di seguirla.
" Almeno posso sapere come ti chiami?"
Si fermò di scatto e dopo un attimo di esitazione si voltò.

"Puoi chiamarmi Selina." Disse sorridendomi, aveva un sorriso dolce e delicato. Fu in quel momento che capí che Selina Kyle era la persona più imprevedibile e folle che avessi mai incontrato.

"Hai intenzione di muoverti o vuoi rimanere lì a fissarmi."
   Erano le sette e quattro minuti, stavamo ancora camminando nel parco quando lei mi chiese:
"Perché hai scelto di essere catgirl, che cosa ti ha spinta a esserlo?" Non la guardai e non gli risposi. Sentivo il suo sguardo pesante su di me.

"Io non... non lo so." Le dissi con lo sguardo fisso per terra.

"Non lo sai? Bene." Disse fermandosi e lanciandosi su di me con una frusta.

"Che stai facendo?! Sei impazzita?!" Dissi cercando di non farmi colpire.
Caddi a terra inerme. Perché avevo scelto di essere catgirl? Per farmi prendere a calci e a pugni? Io avrei potuto scegliere? Sarei sopravvissuta a Falcone se avessi fatto la cosa giusta? Mia zia e Charlie sarebbero sopravvissuti? Pensavo mentre mi rialzavo.

"Tu non sai perché sei diventata catgirl, ed io ti aiuterò a capire cosa voglia dire esserlo. C'è tanta rabbia dentro di te. Nessuno mi ha mai aiutata ed è forse per questo che sono diventata così. È stata la disperazione, la frustrazione, la solitudine... La rabbia e la costante voglia di vendetta a farmi diventare quello che sono oggi. Ed io ti aiuterò a plasmare questa rabbia, ti insegnerò a combattere, ti insegnerò a vincere... Disse guardandomi.

"Perché?" Le chiesi.

"Perché ho bisogno di qualcuno che mi copra le spalle."

"Fammi indovinare. Non hai trovato nessuno talmente disperato da accettare, vero?"

"Ho trovato te."

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