5: Passato

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Catgirl. A.k.a Frankie Jones.

"Hey Frankie vedo che sei uscita dalla tua camera, e hai anche preso qualcosa per il vecchio Charlie."

Posai la sacca coi gioielli sul bancone,in quel momento neanche lo stavo ascoltando.

"Frankie mi ascolti?!" Disse Charlie.

"Oh, scusami."

"È successo qualcosa?"

"No, nulla."

"Non hai sentito quel che ho detto prima, vero?"Mi chiese Charlie.

"No."

"Ho detto che la prossima settimana dovrai prendermi qualcosa di molto speciale."

"Cosa?"Chiesi.

"Be' visto che sei molto brava nel tuo lavoro, pensavo di affidarti qualcosa di più impegnativo."

"Ne parleremo dopo." Dissi andando verso la mia camera.

"Ma, Frankie-"

Ero nella mia camera. Stavo pensando alla mia vita prima di diventare... questo. Io non ricordo nulla. L'unica cosa che ricordo: è il dolore, il sangue, il freddo...
Dovevo capire cos'era successo a mia zia.
Erano le nove e un quarto di sera, stavo andando al locale di mia zia per poter avere qualche informazione sul mio passato, su ciò che ero...
Ed eccolo lì, il Blue moon. Non ho molti ricordi su questo posto, ma è una delle cose che più rappresentava mia zia. I pochi ricordi che ho riguardanti lei sono legati a questo luogo.
È l'unico posto in cui posso capire chi era mia zia, com'era la mia vita...

Stavo cercando di aprire il lucchetto che i poliziotti avevano messo alla porta quando lo sentii:

"Catgirl?"

"Robin? Che ci fai qui? " Dissi io voltandomi.

"Pensavo avessi chiuso col crimine." aveva una voce strana, più profonda del solito.

"Cosa te l'ha fatto pensare?"

"Il fatto che io ti abbia lasciato scappare, pensavo avessi capito."
Non gli risposi, continuai a smanettare la serratura incurante di quello che diceva.

"Io non capisco quale sia il tuo problema! Dici che noi non possiamo comprendere voi criminali, ma io penso che sia solo una scusa!
Tu ti nascondi, pensi soltanto a te stessa! Usando e manipolando gli al-"

"-Che cosa vuoi da me?!"Dissi urlando.
Robin mi guardava, aveva un'espressione delusa e frustrata.

"Vuoi che diventi un eroe?! Vuoi che mi metta a salvare gli altri?! Che sia come Superman, eh?! Come puoi solo pensare che io possa proteggere gli altri se non sono neppure in grado di proteggere me stessa?!"

"E da che cosa dovresti proteggerti?" Non risposi alla domanda.

"Va a casa Robin." Dissi allontanandomi. Lui era lì che mi fissava da lontano. Robin aveva ragione io mi nascondevo perché avevo paura e non sapevo neppure di cosa.

Ero rientrata nel Motel, quando Charlie mi venne incontro dicendo:

"Frankie, finalmente! Ti ho cercato tutto il tempo!"

"Perché?"

"Perché ti devo dire una cosa importante! Domani dovrai andare nel Upper east side, al Museo di arte moderna. Dovrai prendere un pacchetto che si trova proprio nel magazzino del museo. Per trovarlo ti servirà soltanto un codice, che dovrai inserire nel sistema e poi sarà fatta!"

"Qual è il codice?"Chiesi.

"Ah sì certo! Il codice è: Y3z84C,
Chiaro?"

"Meglio che me lo scriva, cosa c'é in questo pacco?" Chiesi a Charlie.

"Mi dispiace Frankie ma non credo tu debba saperlo." Disse mentre si versava un bicchiere di Tequila. Lo guardavo confusa.
"Non mi guardare così! Lo faccio per il tuo bene."Disse.

"Charlie non pensi che dovrei sapere per cosa rischierò la vita domani sera?

"Frankie fai attenzione alle domande che fai. Sai come dice il detto:"La curiosità ha ucciso il gatto", non vorrei che capitasse anche a te." Gli lanciai un'occhiataccia mentre mi allontanavo.

Ero nella mia stanza a mangiare dei kit kat che avevo rubato a Charlie, stavo pensando a quel pacco e a cosa potesse contenere, a cosa potesse servire, chi lo volesse... mi addormentai su quei pensieri.
Mi svegliai erano le otto del mattino, decisi di uscire a comprare un nuovo rampino, della corda, dei guanti...
Mentre scendevo dalle scale sentii Charlie parlare al telefono:

"Senti questa sarà la grande notte! È tutto pronto." Diceva Charlie entusiasta. Feci attenzione a non farmi sentire mentre lui parlava.
"Ora parliamo dei soldi. Ne avevo chiesti centomila, allora c'è gli avete?
Perfetto a stasera."La telefonata era terminata. Decisi di tornare al mio vecchio appartamento dov'era iniziata tutta questa follia.

Ero arrivata: il portone era aperto, salii sulle scale. Ero arrivata al sesto piano, davanti alla porta, la spinsi leggermente ed entrai: avevano cercato di incendiare il corridoio, la carta da parati era di un blu molto chiaro decorata da un bianco che una volta era stato luminoso e brillante. La carta da parati era stata strappata con violenza, c'erano dei graffi sul muro.
Sentii quella rabbia dentro di me bruciarmi, lacerarmi dall' interno. Avrei dovuto fare qualcosa, avrei dovuto almeno provare a difendermi, avrei dovuto...

Urlai singhiozzando, colpendo violentemente il muro.

"Fottuti bastardi!" Dissi colpendo il muro una volta, due volte, tre volte... "Io non ho più niente." Sussurai piangendo, mi sedetti sul pavimento singhiozzando sapevo che non potevo stare lì a piangere ma non riuscivo a fare altro, ero frustrata, stanca, sola... Ma non potevo permettere che quei bastardi mi uccidessero una altra volta. Hanno ucciso me e mia zia ma non permetterò che la passino liscia...
Mi alzai e uscii dall'appartamento asciugandomi le lacrime con la manica del cappotto. Ero stanca di avere paura, ero stanca di soffrire...
Ero stanca ed ero pronta a vendicarmi.
Erano le sette di sera, entrai nel motel, salì velocemente le scale arrivando alla mia stanza, mi addormentai sul letto con il cappotto ancora addosso.
Mi svegliai intorno alle dieci di sera, mi infilai il costume, gli occhialini e i guanti, misi il rampino nello zaino. Uscii dalla porta sul retro presi il mio rampino e mi sollevai sul tetto del motel, mi avviai verso Upper east side.
Mi sentivo così viva mentre saltavo da un palazzo all'altro, potevo fare qualsiasi cosa volessi, era questo che mi serviva, mi sentivo com'è se stessi volando, Stavo cercando di controllare tutta la mia rabbia anche se era impossibile.
Entrai all'interno del museo, i sensori da allarme erano spenti quel giorno proprio come mi aveva detto Charlie. Inserii il codice nel sistema del museo.
Il pacchetto era nel magazzino, la scatola si trovava su uno scaffale, lo presi e scappai via. Per non lasciare tracce decisi di uscire dai condotti dell' aria che arrivavano al tetto. Uscii col pacchetto fra le braccia quando la sentii:

"Allora è vero, non sono l'unica gattina di Gotham."

CatgirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora