| DISCLAIMER |
Non sono una scrittrice, né pretendo di esserlo, scrivo per pura e genuina passione. Tutto ciò che ho qui riportato è solo frutto della mia immaginazione, quindi si presenteranno anche scene probabilmente surreali.
La storia presenta degli errori, appena finirò di scriverla ci sarà una totale revisione di ciò.
Vi chiedo quindi di non criticare in maniera aggressiva, grazie e buona lettura.Atena.
Chiamo il numero di mio padre, ma risulta staccato.
Come sempre.
Provo anche il secondo, ottenendo lo stesso identico risultato del primo.
Cosa tiene a fare due telefoni se non risponde nemmeno a uno?
Vedo che mi iniziano a tremare la mani, con l'ansia mi stringe sempre di più lo stomaco facendomi venire da vomitare tutto ciò che ho mangiato questa mattina a colazione e facendomi diventare gli occhi completamente lucidi.
So di stare esagerando, ma è come se sentissi piano piano l'opportunità di questo lavoro sgretolarsi nella mie stesse mani, neppure per mio volere o potere.
Mi porto due dita sulla tempia sinistra massaggiandomela con movimenti circolari, visto che per l'intero caos venutosi a creare non poteva non esserci il mio fidato compagno di vita: il mal di testa.
Fin da quando ero veramente piccola mi accompagna in ogni mia situazione "no", quindi ormai ne sono abituata.Penso ad altre ipotetiche persone che possono venire in mio percorso.
Con Cara nemmeno ci provo, sta facendo uno stage di medicina a Portland e non mi riuscirebbe mai a venire a prendere in tempo
Respira, Atena e pensa.
Guardo per la milionesima volta l'ora sul mio orologio.
7:50.
Sono in ritardo.
Seguendo il consiglio di mia madre, mi avvio a piedi verso la metro, non psicologicamente pronta a ciò che molto probabilmente incontrerò.
Dopo 20 minuti di sfiancante camminata, arrivo finalmente all'inferno.
Mi affretto a fare il biglietto per il centro di Providence, Downtown, superando varie persone in fila e ignorando tutte le male lingue che mi stanno tirando.
Scusate eh, ma sto cercando di evitare un ritardo il primo giorno di lavoro in una delle più grandi multinazionali del mondo.
Per fortuna di lì a pochi secondi, a detta del ragazzo che mi ha venduto i biglietti, sarebbe arrivata.
E così fu.
Vedendola arrivare noto che è stracolma di gente, oh no.
Come tutti gli altri che stanno salendo, proviamo a farci spazio nell'immensa massa di persone.
Mi sento spingere da dietro, facendomi male alla schiena."Vada avanti ragazzina, non siamo qui per perdere tempo." Qualcuno mi urla con prepotenza.
Cerco di affermare una maniglia, per evitare di scaraventarmi su altre persone e sento spingermi sempre più attaccata alla massa sudaticcia di persone.
Passano all'incirca dieci minuti.
In realtà 8.
Sì, sarà da folli, ma ho talmente tanta agitazione che mi scorre nelle vene che sto contando anche i secondi e i decimi di secondo.
Sentiamo questo rumore dannatamente fastidioso e persistente, sembra non volere cessare, più continua più irritata tanto da doversi chiudere le orecchie
Un grande tonfo mi fa muovere dal mio posto, come fosse una grande scossa di terremoto, poi riprende il rumore di prima, anzi forse più assillante.
La metro si ferma, si è bloccata, è dannatamente immobile e io oggi ho il mio dannato primo giorno di dannato lavoro.
No.
No.
No.
Vi prego no, qualunque dio o dea ci sia lassù, vi supplico: salvate la mia dignità e la mia puntualità, vi scongiuro.
Fate che sia un miraggio, un incubo, uno scherzo.Vedo arrivare in lontananza un uomo vestito in modo abbastanza elegante e, mentre si avvicina, noto che ha il simbolo della metro cucito sulla spalla.
Un controllore.
Perspicace devo dire, Atena. Proprio di un'intelligenza fuori dal comune.
"Buongiorno a tutti, purtroppo c'è stato un incidente in questa linea, un uomo ha tentato il suicidio proprio buttandosi sotto i binari della metro. Vi chiediamo di spostarvi in linea C, dove provvederemo a fare arrivare una metro. Ci scusiamo per il disagio recatovi, buon proseguimento."
Ci comunica in modo fin troppo frettoloso, per poi andarsene ad annunciare la, per me, tragica notizia, alle persone che si trovano più distanti dai nostri posti.
Chiedo a un signore che mi ha affiancato fin da quando sono salita su questo ferro infernale se per caso sapesse a che fermata ci trovassimo.
"Federal Hill." Mi risponde.
"La vedo abbastanza affannata signorina, ha qualche appuntamento specifico?"
Mi chiede guardandomi in modo tranquillo, ma pur sempre preoccupato."Primo giorno di lavoro." Rispondo frettolosamente, non guardandolo nemmeno in viso e cercando già di capire come arrivare nel minor tempo possibile a Downtown.
"Posso sapere dove si trova?" Mi continua a domandare lo stesso signore.
Se non la smette con l'interrogatorio lo potrei sbranare per l'ansia.
"Alla Richardson Company, a Downtown." Rispondo di nuovo, cercando sulle mappe la Richardson Company.
Vivi a Providence da quando sei nata e ancora non sai orientarti nei quartieri più limitrofi al tuo, nemmeno il centro di Providence, sei incredibili Atena.
Lo so, modestamente.
Non era un complimento.
Sapevo anche questo.
"Ma allora non è distante! Non si preoccupi. Massimo un quarto d'ora a piede e sarà lì." Mi comunica sempre lui.
Lo volevo sbranare? Ora lo sto amando, seriamente.
"Veramente?" Chiedo alzando gli occhi dalla cartina e sento già il mio corpo in fibrillazione per la frase che mi è appena stata detta da lui.
Forse non arriverò in ritardo.
"Grazie mille signore! Non so veramente come ringraziarla." Dico alzandomi e sistemandomi il mio basco in testa.
"Di nulla. Ora vada signorina, o farà più ritardo di prima!" Mi incita facendo un gesto con le mani in direzione dell'uscita di questo mezzo.
Risalgo le scale della metro di corsa.
Okay Atena: ora metti alla prova tutte le tue capacità fisiche, mai applicate nelle ore di educazione motoria e mai esercitate in quegli abbonamenti alle palestre fatti a vuoto.
Corri Atena, corri!
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Dal primo istante.
RomanceJonas Richardson, un arrogante e prepotente imprenditore, capo di un'importante multinazionali statunitense è nei guai: contemporaneamente il suo assistente e il suo traduttore lo hanno abbandonato dando le dimissioni, esattamente pochi giorni prima...