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| DISCLAIMER |
Non sono una scrittrice, né pretendo di esserlo, scrivo per pura e genuina passione. Tutto ciò che ho qui riportato è solo frutto della mia immaginazione, quindi si presenteranno anche scene probabilmente surreali.
La storia presenta degli errori, appena finirò  di scriverla ci sarà una totale revisione di ciò.
Vi chiedo quindi di non criticare in maniera aggressiva, grazie e buona lettura.

Avviso: è un capitolo di passaggio, siccome era già molto lungo così ho preferito rivederlo in due parti.

Atena.

Da quando ho iniziato la mia convivenza con quel simpaticone del mio capo, sono stata obbligata a impostare la sveglia quaranta minuti prima del mio solito.

E okay, per persone mattutine è normalissimo, ma per Atena Foster significa solo una cosa dormire quaranta minuti in meno: le giornate inizieranno tutte con il piede storto per poi continuare così, perché dai, diciamolo, solo lo 0,000001% delle giornate che cominciano male di prima mattina si evolveranno in meglio.

Oggi è l'ultimo giorno qui a Los Angeles.
Beh, che dire di questa metropoli?

Niente, non posso dire esattamente nulla.
Non ho visto o visitato assolutamente niente, nemmeno un monumento o un qualcosa di caratteristico, eppure anche solo la famosa scritta "Hollywood" mi bastava.

Ah no no, una cosa l'ho vista: i diversi uffici di ogni riunione, il parco davanti alla mia ex stanza e Long Beach, che diamine non è Los Angeles, fanno solo parte della stessa contea e hanno panorami pressoché opposti visto che da una parte c'è un mare cristallino, dall'altra l'hollywood walk of fame.

So anche che sono venuta qui per lavorare e non per fare la turista a Los Angeles e perdermi nei suoi anfratti più sconosciuti, però mi sarebbe piaciuto comunque perdermi per queste vie, forse anche troppo. Insomma, quando torni a Los Angeles nella vita?

Mai.

Fortuna che ho te, sempre di conforto in ogni situazione.

"Quali sono i piani per oggi?" Mi chiede Jonas, fresco fresco di doccia con addosso  solo una misera tutta, che gli enfatizza tutti i muscoli della schiena. Beh, da quando "viviamo insieme" non l'ho più visto solo sotto le vesti informali tipiche da imprenditore, ma molto più spesso con delle tutte sportive, sembrano quasi la sua ossessione, ah e quasi tutte blu.

Non ero io quella troppo espansiva solo perché per una volta avevo osato non dargli del lei?

Bah, evidentemente lui può. Nella vita c'è chi ne ha la possibilità o meno di sfoggiare un simile corpo.

Sento le guance andarmi a fuoco e, per distogliere lo sguardo da quel corpo, da quel magnifico fisico, presi il telefono per controllare cosa avevo annotato sui promemoria per la giornata.

"Un'ultima riunione tra due ore con una impresa russa e il lavoro qui è finito. C'è un unico problema..." Dico controllando la data dell'aereo sulla mia agenda grigia.

"Ovvero?" Mi chiede chinandosi sulla sua valigia per sistemare o prendere qualcosa.
Devo dire che ho anche notato essere una persona abbastanza maniacale, quasi quanto me riguardo l'ordine e non me lo aspettavo, per nulla.
"Il volo era stato prenotato per domani, visto che poi mi ha detto che il suo jet aveva un guasto; insomma tutti gli appuntamenti sarebbero finiti domani mattina sul presto, quindi il volo è domani alle 9:30 PM. Abbiamo già fatto tutti gli appuntamenti previsti però e spostandoli ci è venuto un buco per il giorno di domani." Lo avviso, quasi impaurita per la sua risposta, che poi scusa, è lui che li ha voluti spostare tutti, non io, quindi la colpa ed esclusivamente sua.

"Guarda se sono disponili due posti per il volo di oggi, tanto credo ci siano più o meno tutti i giorni per Rhode Island.
Anche se so che all'ultimo minuto c'è poca speranza di trovarli, se non nulla."

Viva la positiva insomma.

Digito veloce sulla tastiera del mio computer cercando i voli per oggi e vedo che quello per  Warwick ma noto che il volo è già partito esattamente mezz'ora fa.

"Il volo è partito proprio mezz'ora fa."
Gli dico chiudendo il pc e posandolo sul letto in cui prima mi sono coricata.

"Diamine, e ora?"

"E ora nulla, ci toccherà aspettare domani per ritornare nel nostro stato, insomma siamo pur sempre a New York, non la trovo così tragica la questione." Dico io, cercando di smorzare l'aria tesa che lui sta creando.

"Ma no! Se ho spostato tutti gli appuntamenti un motivo ci sarà, avevo bisogno di essere a Providence domani mattina, urgentemente." Esclama infastidito più di prima.

Basta che ti calmi.

Rimango un po' in silenzio, non sapendo come confortarlo e non sapendo come trovare una soluzione al casino che si è creato.

"Emh..." Cerco di dire qualcosa, ma sembra veramente che mi si sia seccata la gola.

O forse non sai semplicemente come esprimenti.

Okay vero, forse anche questo.

Ecco appunto, ho sempre ragione.

Lo vedo sbuffare di nuovo.

"Beh, ci sono due opzioni per questo pomeriggio: potremmo rimanere qui a crogiolarci, lamentandoci sui voli aerei e su tutto ciò che concerne ciò che è avvenuto oggi, oppure, visto che non l'ho nemmeno mai vista, potresti farmi da guida in questa splendida città, visto che, come dici sempre tu, la conosci come le tue tasche. Lavorare non possiamo perché per ora, ciò che qui andava fatto, lo abbiamo fatto, quindi penso siano le posizioni più valutabili." Propongo dopo averci pensato su un po', e anche un po' intimorita per la sua reazione, insomma, lo vedo abbastanza innervosito.

"Va bene, possiamo andare a visitare questa città. In fondo penso sia l'unica opzione possibile, visto che non possiamo fare nient'altro." Le vedo leggerissimamente meno teso di prima e ciò mi porta a rilassare le spalle.

"Bene, allora prepariamoci e andiamo ad esplorare queste strade!" Esclamo abbastanza eccitata, come una bambina, esattamente come il rosa.
ma
Mi precipito in bagno a fare una rapida doccia, anche se so già che perderò dieci minuti per trovare la perfetta temperatura dell'acqua.

Non aspetto una sua risposta ma mentre apro la porta del bagno lo vedo sorridere lievemente della mia reazione.

Entro, ormai mi sono arresa al fatto che
non troverò la temperatura più adatta a me e mi accontento del getto di acqua tiepida. Mi passo il mio solito shampoo al miele, sciacquandomi poi i capelli e applicando lo shampoo che lascio agire mentre mi passo sul corpo il mio amato doccia schiuma alla mandorla.

Mi risciacquo da tutti i prodotti applicati e esco, senza nemmeno perdere molto tempo ad asciugarmi, mi vesto con i vestiti che precedentemente avevo messo in bagno, appena era uscito Jonas.

Mi asciugo i capelli per poi legarli, visto che, mentre sono in giro, mi danno spesso fastidio andando nel viso.

Okay, sono pronta.
Esco dal bagno rilasciando dietro di me una scia di vapore, ops, acqua troppo calda.

"Eccomi, possiamo andare!" Esclamo, notando che anche lui nel frattempo si è vestito, stranente non con una felpa ma con un jeans scuro e un maglioncino rigorosamente grigio, che, come ogni maglia che indossa, gli risalta perfettamente i muscoli della schiena e delle spalle.

Hey!
Eccomi tornata, domani inizia la scuola e ho una paura immensa, affronterò nuove materie come filosofia e fisica e ho parecchia ansia 😥.

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