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| DISCLAIMER |
Non sono una scrittrice, né pretendo di esserlo, scrivo per pura e genuina passione. Tutto ciò che ho qui riportato è solo frutto della mia immaginazione, quindi si presenteranno anche scene probabilmente surreali.
La storia presenta degli errori, appena finirò di scriverla ci sarà una totale revisione di ciò.
Vi chiedo quindi di non criticare in maniera aggressiva, grazie e buona lettura.

Atena.

Entriamo in questa stanza a dir poco enorme e capisco immediatamente di non trovarmi in un semplice ufficio.
È circondata da vetrate che mostrano tutta la bellezza di Providence vista dall'alto.
È a dir poco meravigliosa, questa città è un insieme di culture strabilianti, tra le strade puoi incontrare vie che ricordano la Grecia, altre l'Italia, altre ancora la Francia, spesso sembra di trovarti in Europa, anche per il calore e l'affettività che caratterizzano le persone che vivono questa città.

Amo Providence, non si vede?

Un brivido mi percorre la schiena e no, non a causa dell'estrema vicinanza con il mio campo, bensì si percepisce l'aria condizionata molto alta, la stanza quindi è molto fresca e inizio a sentire veramente freddo.

Certo, non assolutamente perché hai un figo da paura vicino a te.

Infatti ho detto di no.

Noto che al centro della stanza è posizionato un lungo tavolo di cristallo, circondato da sedie rivestire in pelle nera: è tutto dannatamente bello.

"Qui faremo l'incontro, tra meno di venti minuti. La compagnia Larsen è un'importantissima multinazionale norvegese, se non la più importante della Norvegia. Abbiamo lavorato con quest'azienda all'incirca due anni fa, ma purtroppo, per varie questioni, gli affari non sono andati in porto.
Oltre a quest'azienda, mi hanno informato solo ora, ci saranno i rappresentanti di un'altra azienda. Quest'azienda è russa e ci affiancherà nel progetto. Non si sa ancora con precisione la durata, tanto meno la fine, si può prevedere però all'incirca verso Maggio 2020."
Dice guardandomi dritto negli occhi
Il sguardo è gelido, non lascia trasparire nessun tipo di emozione, la sua fermezza e freddezza è tale da essere paragonata a una statua.
Un'assoluta immobilità e rigidezza, ecco come descrivere il mio capo.
Ah, anche scorbutico e prepotente.
Aggiungerei anche bisbetico.

Che ansia.

"Tu siediti di fianco a me, qui." Continua, indicandomi con un gesto della mano il mio posto, attaccato al suo.

Il suo discorso viene interrotto dall'entrata in aula di un uomo, alto, con spalle larghe, biondo e occhi azzurri, vestito con un completo dannatamente elegante, quasi quanto quello di Richardson.

"Buongiorno!" Dice, venendoci incontro.

"Sono Marcus Lee, vicepresidente di questo bel giovanotto." Si presenta rivolgendosi a me, battendo una mano sulla spalla del mio capo.

"Molto piacere." Continua, per poi stringermi la mano, che stringo saldamente.

"Salve, io sono Atena Foster, la traduttrice e l'assistente del signore Richardson." Questa volta mi presento io.

"Atena! Ma che nome veramente particolare e ricercato." Mi complimenta Marcus, o almeno così ricordo che si chiami.

Ma se ti ha appena detto il suo nome.

Smettila! Lo sai che se sono sotto stress non mi riesce facile ricordarmi i nomi.

"Gia." Rispondo io completamente rossa in viso a causa dell'imbarazzo.

"Sempre bellissimo eh, come la ragazza qui presente che lo porta."

Arrossisco ancora di più se possibili e abbasso lo sguardo, ringraziandolo in modo flebile.

"Ora basta, vattene Marcus e smettila di farla imbarazzare."

"Perché dovrei farla arrossire? È la verità." Continua imperterrito, strappandomi un sorriso.

"Magari." Dico io, in risposta.

Subito vengo fulminata del mio capo, che mi fissa con astio.

Ma cosa vuoi?
Qui dentro è vietato fare anche due risate per far alleggerire l'atmosfera?

Senza farmi vedere, voltando il capo, sbuffo e alzi gli occhi al cielo.

Tutto ciò è più forte di me, è impossibile smettere, soprattutto con un soggetto del genere.

"Va bene, va bene, tra pochi minuti arriveranno i rappresentati, accomodatevi pure. Atena il tuo posto è quello a fianco di Jonas." Dice indicandomi con la mano il mio posto.

"D'accordo." Sussurro, mettendomi nel posto appena assegnatomi.

"Vado a chiedere alle segretarie se sono arrivati, arrivo subito."

Dopo questa frase sento l'ansia salirmi più di prima.

Lo vedo uscire dalla porta di vetro, bene, ora siamo solo io e lui.

In silenzio religioso, mi si avvicina per sedersi al suo posto.

"Nel suo curriculum vitae non ho notato però il numero di lingue che ha studiato e nemmeno quali, può riferirmele?"

"Parlo 7 lingue, compreso l'inglese.
Ho studiato la lingua inglese, l'italiano, il tedesco, il francese, il norvegese, che in realtà è la mia seconda lingua, lo spagnolo, il cinese e il russo, e ho intenzione di iniziare a studiare l'arabo."

"Ottimo, a quest'assemblea come aveva accennato prima il mio collega, oltre ai rappresentanti dell'azienda norvegese con cui proseguiremo il progetto, incontreremo i rappresentati russi di un'altra azienda, che ci aiuterà in questo lavoro, facendoci da mediatori."

"Va bene." Dico, annuendo con il capo.

Dalla porta vedo entrare all'incirca venti persone, ognuna rinchiusa in succinti abiti eleganti, che solo a guardarli ti tolgono il respiro.
A chiedere la fila c'è il ragazzo di prima, Mason, o Matthew, o Marcus, di cui ora non rimembro il nome.
Mi si affianca e rapidamente mi presenta a tutti i componenti della riunione, e io, con fatica, stringo ogni mano con la mia che trasuda sudore, nemmeno fossi in piena fase ormonale.

L'ultima stretta però, è stata abbastanza caratteristica.
A differenza delle altre, sfuggenti, sudate e frettolose, quest'ultima è stata dannatamente fredda e sicura.
Sembra un qualcosa di stupido, ma la sua stretta di mano così ferma, il suo modo di fare, il suo accento, i suoi occhi così trasmissivi e penetranti, lui mi ha destabilizzata in modo assolutamente eccessivo per essere un semplice sconosciuto.

"Aleksander Nanajisk, piacere." Dice, con sguardo intenso e un accento palesemente russo.

"Atena Foster, piacere."

"Venga a sedersi signorina." Mi dice Jonas, affiancandomi.

"Arrivo." Mi posiziono al posto che mi hanno assegnato.
Mi sudano le mani a causa dell'agitazione e me le asciugo sui pantaloni.

"Ora iniziamo, stanno arrivando le altre traduttrici." Ci dice il ragazzo di prima, di cui ancora non ricordo il nome.

Atena hai solo venticinque anni, ma la memoria di Dori, il pesciolino blu e giallo che accompagna in ogni avventura la famiglia di Nemo.

Sono. Solo. Sotto. Stress.

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