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| DISCLAIMER |
Non sono una scrittrice, né pretendo di esserlo, scrivo per pura e genuina passione. Tutto ciò che ho qui riportato è solo frutto della mia immaginazione, quindi si presenteranno anche scene probabilmente surreali.
La storia presenta degli errori, appena finirò di scriverla ci sarà una totale revisione di ciò.
Vi chiedo quindi di non criticare in maniera aggressiva, grazie e buona lettura.

Atena.

Sento il caldo prodotto dai riscaldamenti accessi arrivarmi fin sotto la pelle, facendomi sudare.

Mi volto dall'altro lato, come a cercare un punto più fresco del sedile.

Okay che fa freddo, ma così mi squaglio.

Vengo scossa leggermente dalla spalla, esattamente dove ho un ematoma non molto grande, più o meno quasi quanto una moneta, ma che fa un male atroce. Procurato da Stassie, la mia cuginetta di soli otto anni ma con una forza di un culturista a causa della sua, anche se non diagnosticata ma solo mia ipotesi, iperattività.

Appena sento sempre più pressione sul mio povero ematoma, il dolore provocato è talmente lancinante che mi obbliga a sbarrare gli occhi.

Sono cosciente di avere una soglia del dolore pari a quella di una bambina piccola, ma vabbè.

"Smettila! Mi fai male, basta!" Gemo, voltandosi poi dalla parte opposta del mio molestatore.

"È ora di scendere, siamo atterrati.
Ah e inoltre si ricordi di darmi del lei, sempre, sono il suo capo, non un suo amico o, peggio ancora, il suo fidanzato." Mi fulmina con lo sguardo il mio dolcissimo e amatissimo capo, un po' come Isobel.

Soffre per caso di sindrome di Borderline? Visto che  solamente una manciata di ore fa mi è parso di essere tutto fuorché freddo nei miei confronti.

Cos'è si è per caso pentito?

Non me ne stupirei, insomma, ha rivolto a una sua semplice dipendente, per modo di dire, delle parole fin troppo, come dire, fuori luogo.

Sì, decisamente fuori luogo.

Ma che ti hanno fatto provare emozioni quasi del tutto azzeccate a te.

Sbianco leggermente e, solo quando la mia ansia fatta a capo scende da questo macchinario, rilascio un lungo respiro, rendendomi conto solo dopo di star trattenendo il respiro da ormai un po' di tempo.

Dio, ma perché non mi poteva capitare un tipo come il suo amico come capo? O, meglio ancora, un tipo come il russo?

Non avrò mai un capo carismatico o anche solo trattabile, andando di questo passo.

"Sì, mi scusi." Mi affrettò a dire a bassa voce, come per paura di farlo innervosire di più, ma lui è già uscito.

Scendo dall'aereo toccando il suolo tramite delle scale poste all'entrata dell'aereo.

I tiepidi raggi del sole di questo freddo Novembre mi riscaldano lievemente il volto. Tiro un lungo respiro come per imprimere anche nei miei polmoni l'aria di questa metropoli a me sconosciuta.

Controllo sul mio telefono i gradi riportati: 17.
Beh, rispetto alle massime di 8º di Providence, mi va più che bene questo clima.
Nove gradi  in più durante il clima invernale non fanno mai male.

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