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| DISCLAIMER |
Non sono una scrittrice, né pretendo di esserlo, scrivo per pura e genuina passione. Tutto ciò che ho qui riportato è solo frutto della mia immaginazione, quindi si presenteranno anche scene probabilmente surreali.
La storia presenta degli errori, appena finirò  di scriverla ci sarà una totale revisione di ciò.
Vi chiedo quindi di non criticare in maniera aggressiva, grazie e buona lettura.

Avviso: il capitolo è quello che da vario tempo cerco di pubblicare, però per un bug di Wattpad ad alcune persone, ma da quello che ho capito a tutte, non lo faceva aprire, quindi nulla, eccolo qui, spero questa volta non ci siano problemi e buona lettura. 💖

Atena.

Arriviamo da El Rancho Grande, uno dei ristoranti messicani più buoni qui a Providence. Appena varco la soglia l'aria calda creata dai riscaldamenti accesi mi investe, facendo arrossare le mie gote a causa dello sbalzo di temperatura.

"Sei diventata tutta rosa." Ecco Aleksander che non perde un attimo per farmelo notare, pur sapendo che mi reca fastidio. Sono una ragazza parecchio permalosa sulle proprie insicurezze, soprattutto sull'arrossamento delle mie guance che è uno degli aspetti di me che più mi mettono in imbarazzo, anche se nelle altre ragazze è un fattore che adoro, su di me proprio non mi piace, non è una cosa che posso controllare, e ciò mi manda in crisi per le manie di controllo che ho su tutto,  e ritengo che mi rendano piuttosto infantile; proprio per questo odio che me lo si venga fatto notare. Ed Aleksander non perde occasione nel farlo.

"Lo so, non me lo far notare dai, dopo lo divento ancora di più." 
Cerco di smorzare l'atmosfera con un sorriso tirato ed evitando di dimostrargli il mio fastidio.

"Allora continuo, mi piace quando lo fai."
Fastidio che, evidentemente, in tutti i modi cerca di farmi tirar fuori.

Ribalto gli occhi al soffitto, non sopporto quando ha certi atteggiamenti, mi manda in paranoia e non mi fa essere me stessa, sapendo di provare, invano, a limitarmi in una cosa come l'arrosire.

Okay, Atena, rilassati, tira un bel respiro e riparti da zero.
Hai davanti un figo pazzesco, okay che non è il tuo tanto amato quanto odiato capo, ma è pur sempre una delizia per gli occhi, soprattutto per occhi single come i tuoi, no?

Da quando lo ho avanti non sto connettendo più il cervello alla bocca, creando ragionamenti insensati e del tutto fuori luogo, per distogliere l'attenzione dai pensieri che la mia mente continua a creare, pensieri assurdi e fuorvianti.

Gli rivolgo un sorriso, questa volta non tirato, del tutto spontaneo.

Mi porge la mano sorridendo di rimando, saldamente gliela prendo, ricambiando la sua forte stretta e mi  faccio portare nel tavolo, penso da lui, scelto.

Ci accomodiamo in un tavolo piuttosto appartato, isolato dal resto del ristorante, essendo diviso in due luoghi, quello in cui siamo più riservato e più piccolo.

"Hai scelto tu di prendere questo tavolo?"
Mi rivolgo a lui con sguardo incuriosito.

Il tavolo affaccia su una grande vetrata che mostra lo splendido panorama di Providence di notte.

È stupendo, mozzafiato.

"Sì, ero già venuto qui, conosco i ragazzi che lo gestiscono, si mangia veramente da dio e la vista ti lascia senza fiato, o almeno così ero rimasto la prima ed unica volta venuto qui."

Rimango vari istanti, smarrita a guardare una bellezza così semplice, creata da semplici luci su uno sfondo scuro, ma che mi fanno completamente innamorare di questa città.

Rosa.

Dio, dio, dio, perché anche quando sono via dal mio luogo di lavoro con un altro ragazzo, lontana da lui e da ciò che mi provoca, lontana da tutti i miei castelli costruiti, lontana da tutti i miei pensieri su di noi, da tutte le mie paranoie e paure, da lui, inconsciamente create, che mi risucchiano; mi torna in mente semplicemente guardando un panorama?

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