CAPITOLO 14

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°CAMILLA'S POV°
Io e Andrea eravamo rimasti insieme fino alle 4 di mattina e tra baci e carezze il tempo era passato troppo velocemente, finché decisi di andare via dalla sua stanza prima che mio padre tornasse e vedesse che non ero nella nostra camera.
Erano le 5 e mio padre non era ancora tornato, avevo paura che fosse successo qualcosa, però la stanchezza ebbe la meglio e così mi addormentai stanca morta sul letto pensando ancora a tutto ciò che era successo quella notte.
La mattina dopo mi svegliai verso le 7 e di mio padre neanche l'ombra, decisi di andare in camera di Sofia per sapere se lei l'avesse visto.
Quando andai a bussare alla sua porta rimasi impietrita, perché trovai mio padre steso sul suo letto con ancora i vestiti di ieri sera e dal suo viso non sembrava per niente sobrio.
<Che ci fa lui qui?> chiesi con aria interrogativa.
<Ehm..no Cami ieri sera è venuto qui e visto che era molto tardi non mi sembrava fosse il caso di mandarlo via, era molto stanco. Tranquilla io ho dormito lì> mi disse indicando una poltroncina accanto al letto.
Me ne andai poco convinta, ma non ci feci più di tanto caso.
~
Andai a fare colazione, avevo bisogno di un bel cappuccino e di un cornetto al pistacchio. Stavo aspettando che la macchinetta facesse la schiuma, quando ad un certo punto sentii stringermi da dietro e un bacio umido fu lasciato sul mio collo seguito da un
<Buongiorno piccola, dormito bene?> disse sussurrando
<Buongiornoo,ho dormito giusto un paio d'ore, tu? Dormito bene?> dissi super imbarazzata dalla situazione prendendo il mio cappuccino e il mio cornetto per andare al tavolo, seguita da Andrea
<Mhh non è che sia riuscito a dormire molto, sai avevo un po' di pensieri per la testa> mi disse facendo l'occhiolino
Io abbassai lo sguardo sorridendo
<Ti sei sporcata di pistacchio,qui, aspetta ti aiuto> disse avvicinandosi a me per poi darmi un bacio sulle labbra, dove inevitabilmente non c'era nessuna traccia di crema di pistacchio.
<Ma sei scemoo? Ci possono vedere!!> dissi seria per poi scoppiare a ridere
<Tranquilla avevo controllato> disse facendomi l'occhiolino ridendo anche lui
~
Finimmo di fare colazione e decidemmo di andare in stanza perché il giorno successivo saremmo partiti molto presto quindi dovevamo fare le valigie.
<Prendiamo l'ascensore?> disse Andrea avvicinandosi
Io annui con la testa
Entrammo in ascensore e la felicità nell'essere da soli era identificabile.
Inutile dirvi che non perdemmo un secondo e iniziammo a baciarci con foga senza volerci staccare. Le sue mani vagano su tutto il mio corpo, le mie invece erano nei suoi ricciolini che erano diventati il mio antistress preferito.
Purtroppo arrivammo troppo in fretta, infatti riuscii a sentire un "che palle" da parte di Andrea detto tra i denti, risi condividendo la sua espressione.
Mentre camminavamo per arrivare alle nostre stanza, vidi Sofia per terra che piangeva dolorante e mio padre letteralmente spaventato che si scusava. Ma che cosa stava succedendo?
<SOFIAAA!!!>gridai in preda al panico
<Ma che è successo?> dissi chinandomi verso di lei e guardando mio padre interrogativo
<S-sono scivolata, ho messo male il piede e ho preso una storta> disse poco convinta...stava mentendo, ormai la conoscevo
<Comunque adesso ce la faccio, adesso mi metto in piedi> continuò facendosi forza nelle braccia.
Ermal e Andrea la aiutarono, ma fu tutto inutile, si accovacciò dopo due secondi.
<È meglio se ti portiamo in ospedale> disse Andrea cercando il consenso mio e di mio padre
<Si, ha ragione Andrea, vado a chiamare un taxi> disse mio padre
<Ragazzi, vi prego non è necessario, non voglio andarci, sto già meglio> disse piagnucolando come una bambina
Decisi di abbassarmi verso la caviglia per scoprirla e vedere se non c'era nessun tipo di danno. Alzai i pantaloni e la caviglia era enorme, si stava gonfiando sempre di più.
<Dobbiamo andarci, immediatamente> dissi guardando in modo fermo Sofia
~
Arrivammo al pronto soccorso e la portarono subito a fare una lastra.
Io, Andrea e mio padre rimanemmo in sala d'attesa
<Mi vuoi dire come ha fatto?> dissi guardando mio padre
<Io-io non mi ricordo> disse abbassando lo sguardo
<Che cosa significa che non ti ricordi? Eri davanti a lei quando l'abbiamo trovata per terra> dissi alzando di poco il tono della voce.
Andrea notò questo cambiamento di voce e mi mise una mano sulla schiena per calmarmi.
<Camilla, non mi ricordo,ricordo solo lei per terra, punto> disse guardandomi seriamente
Fummo interrotti dal dottore che ci disse che avevano ricoverato Sofia, per fare degli accertamenti, ma soprattutto per mettergli il gesso. Aveva una frattura al quinto metatarso, che al dire dal dottore non era troppo grave, ma comunque dovevano tenerla almeno per una notte lì.
<Se volete, uno alla volta potete entrare, la stanza è la 506> disse il dottore, indicandocela per poi andar via
<Vado io> dissi
Entrai in stanza e vidi Sofia, stesa sul letto con una gamba alzata mentre scriveva dei messaggi.
<Ehi...> dissi a bassa voce chiudendo la porta alle mie spalle
<Ehi Cami, scusami se ti ho fatta spaventare> rispose sistemandosi bene sul letto,lasciando il telefono sul comodino.
<Accomodati> continuò indicandomi una sedia vicino a lei
<Come stai?> le chiesi
<Ehm...non benissimo, mi fa ancora parecchio male> disse con una smorfia di dolore
<Mi spieghi come hai fatto?> chiesi
Lei immediatamente abbassò lo sguardo, cosa mi stava nascondendo?
<Sofia...> dissi per attirare la sua attenzione
Lei fece un gran sospiro, segno che stava per iniziare a parlare
<Allora, ieri sera dopo che tu ed Andrea eravate andati in camera, io mi sono cambiata e sono andata alla festa dove c'era anche tuo padre. Ho bevuto qualche cicchetto ma ero abbastanza sobria, tuo padre invece no. Avevo deciso dopo un po' di tornare in stanza, perché quei tacchi mi stavano dando del filo da torcere, finché verso le 5 è arrivato tuo padre in stanza tutto ubriaco...> disse bloccandosi
Io le feci cenno con le mani di continuare,mi stavo innervosendo tantissimo
<Si è avvicinato a me, mi ha sbattuto contro il muro e ha iniziato a baciarmi,non l'ho fermato subito, anzi, siamo stati un po' di tempo attaccati. Ha cercato di fare altro ma l'ho bloccato, anche perché non era in se e così si è addormentato sul mio letto. La mattina dopo, quando tu sei venuta a bussarmi alla porta per poi andartene, era ancora un po' brillo, così mi ha presa in braccio e visto che la sua stabilità era minima, mi ha fatto cadere e...scusami Cami io non volevo davvero> disse
La rabbia era arrivata alle stelle, non ci vedevo più, il mio respiro era sempre più affannoso
<MI FAI SCHIFO!> dissi gridando uscendo da quella stanza
<Cami, ma che è successo?> disse mio padre alzandosi dalla sedia allarmato
<SIETE UNO SCHIFO, ANDATE A FANCULO> urlai contro di lui per poi correre fuori l'ospedale.
Mio padre iniziò a seguirmi però fu bloccato da Andrea che con rabbia gli disse di stare fermo.
Mi raggiunse Andrea
<Ti prego, andiamo via da qui, voglio tornare a  casa> dissi piangendo supplicandolo
<Ti porto via> disse dandomi un bacio sulla fronte
Ero schifata da tutto ciò che era successo volevo andare via da lì, lontana da quelle persone che dovevano essere due delle più importanti per me...per fortuna c'era Andrea, mia grande salvezza.

L'AMORE CHE CI RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora