CAPITOLO 19

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°SOFIA'S POV °
Da quella sera erano passati 2 giorni ed Ermal era disperato, aveva il viso sconvolto, non lo avevo mai visto così.
Aveva le occhiaie più pronunciate del solito, gli occhi sempre rossi e gonfi per il troppo piangere e continuava di continuo a toccarsi le labbra come se sapesse che fossero le uniche colpevoli, mi sentivo la persona più orribile del mondo e in più sentivo la caviglia pulsare per il dolore...
Era un continuo stare male, volevo solo Roberto al mio fianco, solo lui era in grado di farmi sorridere di nuovo, non come faceva invece Rinald...
<Ti ho detto di dirmi cosa è successo quella sera a Lisbona!> mi diceva ogni santa volta che mi portava da mangiare...
<Io, te l'ho già spiegato!> gli rispondevo ogni volta.
<A me poco interessa della tua caviglia... Voglio sapere perchè Camilla non parla più con suo padre e sopratutto perché tu, una "sconosciuta" sei qui e non mia nipote!> mi disse lui arrabbiato, ma subito si pentii di avermi aggredita in quel modo...
Come potevo sentirmi meglio se lui continuava a mettere il dito nella piaga. Quelle parole mi spiazzarono, infatti rimasi qualche secondo in silenzio a fissarlo prima di far scendere l'ennesima lacrima sul mio viso.
<Ehmm... io...scusami...> mi disse lui vedendomi in lacrime.
<Io ho solo bisogno di sapere...> continuò poi scompigliandomi i capelli... ma perché me li toccavano tutti...??
<Prima o poi lo saprai, ma Rinald, non ora e non da me sopratutto...> gli spiegai poi togliendo la sua mano dalla mia testa per poi vederlo andare via.
~~
Era il mio 3 giorno in casa Meta e, volevo andarmene da lì, stavo creando e avevo già creato troppi problemi, ma Ermal mi diceva sempre mentre toccava le mie mani:
<Tu non te ne vai da qua fin quando non te lo dico io!>
Quella affermazione l'aveva detta anche quella notte e ogni volta che lui mi rispondeva così, tornavano in mente le sue mani che vagavano sul mio corpo alla ricerca della mia bocca... Poi però le immagini svanivano perché il Meta, vedendomi sovrappensiero muoveva la sua mano davanti alla mia faccia come per farmi tornare alla realtà, anche se non sempre riuscivo a tornarci.
Lui oggi era rimasto tutto il giorno in studio, non aveva neanche fatto colazione, come me del resto, oramai nessuno dei due riusciva a mettere giù qualche boccone...
All'improvviso però, essendo la camera di Milla vicino allo studio, sentii che Rinald aveva chiamato Ermal per farlo scendere di corsa.
Sentivo i suoi passi veloci sulle scale, secondi di silenzio e poi urli di gioia da parte di Ermal.
Era Camilla, non potevo crederci, era tornata finalmente, non potevo non correre da lei.
Così mi alzai dolorante dal letto e con il braccio presi le stampelle, mie acerrime nemiche e iniziai a camminare lentamente per non cadere di faccia a terra. Devo dire la verità, sembravo una vera spia, un po' malandata, ma una spia a tutti gli effetti, per fortuna però la porta oggi era solo socchiusa e quindi per me fu semplice uscire dalla stanza. Camminavo "in punta di piede" mentre mi avvicinavo alle scale, quando sentii:
<Come non ti ricordi? Non fare il finto tonto con me!>
Era la voce di Camilla che litigava con il padre.
<Io mi sono solo ubriacato più del solito... Perché tutte queste storie?!> rispose lui.
Non riuscivo a vederli benissimo, ma adesso ero sicura che si stava toccando il collo o i ricci... faceva sempre così quando era confuso.
<Beh, mio caro, io non sono scappata perché tu ti sei ubriacato, ma per quello che hai fatto dopo... e se la memoria adesso non è a tuo favore te la faccio venire io!> disse Camilla arrabbiata.
<Tu, non sei tornato in camera nostra quella notte, ma sei andato in camera da Sofia in quelle condizioni, per poi baciarla con passione e meno male che lei che ha cercato di bloccarti, altrimenti adesso non saprei cosa sarebbe successo!> continuò Camilla nervosa.
Intanto io non sentivo nessuna parola da parte del padre, solo la porta che si aprì di scatto, ma attenta alle parole di Ermal e Milla, non badai a chi fosse appena entrato.
<Ma che stai dicendo? Sofia? Come baciato? Aspetta, io non ho fatto niente... Così mi ha detto lei...> rispose suo padre.
<Lei chi?> disse Camilla che adesso era più rabbiosa di prima.
Era il momento, non potevo non parlare ora, quando la protagonista del discorso ero io...
<Sono stata io...> dissi io con tono alto che poi man mano si sgretolava alla vista di chi era appena entrato in casa.
<Sofia!?> dissero in coro Ermal, Camilla, Andrea e Roberto....
Sì, chi era appena entrato era proprio Pace, che mi guardava confuso.
Rapita dal suo sguardo, per poco non fui caduta, ma Andrea mi prese in tempo e mi aiutò a scendere le scale visto la mia instabilità.
<Ermal, tua figlia ha ragione, quella notte sei venuto da me e mi hai preso con te impedendomi di bloccarti... io ho approfittato lo so, ma tu mi hai davvero messo alla prova.> spiegai con le lacrime agli occhi, lì c'era Roberto ed io non sapevo cosa fare.
<Ehmm... va bene ma la prossima volta dimmi la verità> mi disse Ermal e così lo abbracciai felice del fatto che lui mi aveva perdonata.
Una volta finito di abbracciare Ermal, Camilla si buttò tra le mie braccia e inziò ad abbracciarmi come non lo aveva mai fatto prima. Finalmente era tornata la normalità o forse.... lì davanti a me avevo ancora Roberto che mi fissava. Infatti lui subito dopo si avvicinò a me è mi aiutò a salire le scale per poi andare di nuovo in camera di Camilla.
<Allora? Cos'è tutta questa storia?> disse lui dopo aver chiuso la porta.
<Hai sentito no?> dissi io sedendomi sul letto e fissando il gesso.
<Perché?> mi chiese solo lui.
<Non potevo fare altro...> dissi io guardandolo con la coda dell'occhio impaurita dalla sua reazione.
<Allora alzati...> mi disse lui prendendo la mia mano.
<Che fai?> chiesi io incuriosita dal suo gesto.
<Vieni, seguimi, devo dirti una cosa...> mi disse lui agitato.
<Perché non me la dici qui scusa?> chiesi.
<È un segreto e qui possono sentirci!> disse lui.
Scendemmo di nuovo le scale e Roberto disse dopo avermi fatto sedere su una sedia a rotelle.
<Faccio prendere un po' d'aria a Sofia, ne ha bisogno... arriviamo tra 10 minuti!>
<Va bene vi aspettiamo> disse Camilla guardandomi con quello sguardo che tanto mi era mancato.
~~
<C'era addirittura bisogno di uscire di casa per dirmi questo segreto?> dissi io sudando freddo.
<Si.... ma adesso stai ferma...> mi disse dopo avermi messo una bandana nera sugli occhi.
<Adesso oltre ad avere un piede che non funziona, perderai l'uso della vista fin quando non arriveremo a destinazione...> continuò lui.
<Ma che dici!!> dissi io mentre mi perdevo nel suo profumo.
<Ti fidi o no?> mi chiese lui ridendo.
<Si....certo, ma mi fai spaventare così!> risposi io cercando di prenderlo con le mani.
<Adesso lasciati andare e dimmi cosa senti... Avanti cos'è la prima cosa che senti!?> mi disse lui mentre guidava con le sue mani la mia sedia.
<Oltre alla tua voce un bel niente!> dissi ridendo.
Lui di scattò mi levò la bandana e mi fece alzare dalla sedia facendomi poggiare di spalle ad un albero.
<Eh quindi hai detto che senti solo me?> disse stringendomi dai fianchi.
<Si, solo te...> dissi io rapita dai suoi occhi marroni.
<E allora guarda con i tuoi occhi se hai ragione...> disse lui portando le sue labbra sulle mie e facendomi dimenticare le stampelle che caderono per terra.
Non volevo staccarmi da lui, ma ad un certo punto lui mi disse:
<Allora chi è meglio io o Ermal?>
Io non gli risposi ma afferrai il suo viso ridendo e baciandolo di nuovo.
È proprio vero... quando si vede il mare negli occhi marroni si è follemente innamorati ed io di Roberto lo ero...

L'AMORE CHE CI RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora