CAPITOLO 17

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°SOFIA'S POV °
...Tutti mi guardavano con fare interrogativo ed io non capivo già nulla, poi vedere che Miria, Sabina, Rinald sopratutto e persino la piccola mi fissavano, mi faceva sentire a disagio.
Mi portarono subito nella stanza di Camilla, l'unica disponibile e mi fecero stendere sul suo letto nonostante io non volessi...
Le avevo fatto del male, non riuscivo a perdonarmi, tutti quegli occhi mi facevano impazzire, non riuscivo a sopportare più niente, il suo profumo tornava sempre...
°E mi sembra di rubare quando guardo dentro gli occhi della gente°
Pensavo tra me e me...
°Parole di rabbia.. un attimo fa°
Mi salvi chi può... stavo impazzendo, continuavo a toccarmi i capelli, il viso, le mie labbra colpevoli... Rinald continuava a chiedermi il perché di tutto questo...in tanto nella mia testa c'era solo:
°Ed io che provo a spiegare cosa muove le cose, ma l'ossigeno non é respirare°
Per poi rispondere a suo fratello:
<Rinald, ti prego basta! Mi sono stancata di parlare.... io-io non ce la faccio!> dissi quasi urlando e piangendo di nuovo.
Così lui se ne andò sbattendo la porta e facendomi sussultare il cuore.
Tanti, troppi pensieri... la caviglia mi faceva male, ma io volevo andare con Ermal a cercare Camilla.
<Io vado...> disse Ermal aprendo la porta appena sbattuta dal fratello.
<Ermal aspetta, vengo anch'io...> dissi cercando di alzarmi dal letto.
Lui subito si avvicinò a me cercandomi di bloccare.
<No, Sofia sei pazza? Hai il gesso come fai a camminare... devi stare lì!> mi disse agitato.
<Ma io devo parlare con lei!> gli dissi cercando un'altra volta di uscire dal letto.
<No, Sofia stai ferma!> mi disse aiutandomi ad appoggiare la gamba sul letto.
<Io la troverò, fosse l'ultima cosa che faccio nella mia vita... E ti prometto che tutto tornerà come prima.> continuò fissandomi.
Intanto io pensavo che dopo quello che avevo combinato, niente sarebbe tornato come prima, ma lui doveva trovare Camilla ed io gli stavo facendo perdere tempo così gli dissi stringendo le sue mani:
<Ti prego trovala...!>
E lui se andò lasciando le mie mani.
* ERMAL'S POV *
Il mio cuore batte veloce, ho appena lasciato Sofia nel letto che piangeva e Camilla non si è fatta sentire...
Mia figlia, è scappata da me ed io mi sento una schifezza, quasi non riesco a camminare, forse sto diventando "lui", ma io non lo sono e mai lo sarò.... però perché se l'è presa con me? Cosa ho fatto di male quella notte? Sì ero ubriaco, ma poi ero tornato in camera... almeno così mi ha detto Sofia, perché non dovrei crederla...
°Quali domande, quante risposte forse è domani ripeti forse°
Camilla ti prego, torna da me, pensavo solamente mentre correvo.
* SOFIA'S POV *
Erano le 21.00 e ora anche Ermal non sapevo dove fosse... Ero rimasta tutto il giorno su quel maledetto letto a fissare quel maledetto comodino con quella maledetta foto mia e di Camilla fatta a scuola... ogni tanto chiudevo gli occhi, ma continuando a fare incubi ci rinunciavo e iniziavo a piangere nuovamente.
Fin quando la porta della stanza non si aprì lentamente, quasi non riuscivo a sentire, ma una voce disse:
<Ehm... disturbo?>
<Voglio stare da sola!> dissi asciugandomi con il dorso della mano le lacrime.
<Neanche con me vuoi stare?> rispose una voce famigliare mentre una faccia spuntò dalla porta.
Era Pace che era venuto apposta per me per vedere come stavo...
<Roberto! Ma sei tu!> dissi felice di vederlo lì per me.
<E chi se no?> mi disse lui avvicinandosi.
<Vieni, siediti> gli dissi cercando di alzarmi.
<Ehi ehi ferma, non provare a muoverti!> mi disse lui toccando la mia mano.
<Beh, mi vuoi dire cosa hai fatto? Eh piccoletta?!> mi disse con tutta la dolcezza di questo mondo.
<Eh sono caduta...> dissi con il magone in gola.
<Mannaggia tua... sei proprio una peste!> mi disse ridendo e scompigliando i miei capelli.
<Dai smettila, mi rovini tutti i capelli!> dissi ridendo.
<Come siamo permalosi!!> mi disse toccando di nuovo i miei capelli...
Feci lo stesso con lui e lui subito dopo si buttò su di me dicendo:
<Ah vuoi la guerra allora!> E mi iniziò a fare il solletico fin quando io lo implorai di smettere.
<Va bene, ma solo perché non ti funziona un piede> mi disse ridendo a crepapelle.
Passammo più di un'ora insieme e quella visita mi aveva davvero migliorato la giornata, se ora sul mio viso c'erano lacrime era perché Roberto mi faceva morire dal ridere.
<Beh mostriciattolo io devo andare via...> mi disse con tono triste.
<Di già!> dissi sinceramente.
<Si, ma stai tranquilla non ti libererai facilmente di me!> disse dandomi un bacio sulla fronte, per poi andarsene.

Roberto, finalmente mi aveva fatto tornare il sorriso ed io adesso avevo bisogno solo di lui. ..

L'AMORE CHE CI RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora